Quello di cui si è fatto carico Paolo Sorrentino nell’accettare di firmare un prodotto televisivo (a sigla HBO, Sky e Canal+) è un azzardo non da poco, un salto nel vuoto di quelli che molto difficilmente vediamo fare a chi potrebbe mantenere una prestigiosissima ‘rendita di posizione’. Se poi, alla luce delle sue recenti dichiarazioni, scopriamo che non si tratta di una semplice miniserie autoconclusiva ma di una serie vera e propria, per cui sta già lavorando a una seconda stagione, allora è evidente che dietro lo straordinario coraggio creativo di Sorrentino c’è la precisa volontà di raccontare una storia: quella di Lenny Belardo, un giovane papa americano.
UN PAPA GIOVANE PUÒ ESSERE ‘PERICOLOSO’
È ben noto quale ruolo svolgano politica e potere nelle gerarchie vaticane ed è proprio da questi elementi che prende le mosse The Young Pope, dalla scelta in sede di conclave di nominare papa il giovane prelato americano Lenny Belardo (Jude Law), nella convinzione che possa essere una figura facilmente manipolabile da parte del ‘Bertone di turno’, qui incarnato magnificamente dal Cardinale Voiello (un perfetto Silvio Orlando, nel ruolo della vita). Non tutto però va come previsto e la personalità del neoeletto Papa Pio XIII si rivela tanto complessa da rischiare di mettere in discussione non qualche equilibrio di potere, ma la Chiesa stessa.
SORRENTINO SI SPINGE DOVE NESSUNO HA MAI OSATO PRIMA
La trama è in realtà ben più ricca, ma pur lasciandovi il piacere di scoprirla da soli vi anticipiamo che nelle due puntate in onda il 21 ottobre su Sky Atlantic già potrete farvi un’ottima idea di quanto Sorrentino decida di spingersi oltre con il materiale a sua disposizione. Quello del papato è un tema di certo interessantissimo ma, nel suo esser vincolato all’istituzione conservatrice per antonomasia, è sempre stato immaginato entro i limiti piuttosto stringenti che da sempre ne definiscono le prerogative. Quel che invece ci consegna il genio di Sorrentino è un racconto selvaggiamente libero da preconcetti, in cui l’imprevedibilità e l’azzardo diventano gli strumenti fondamentali per far esplodere impietosamente le contraddizioni della Chiesa, come nessuno aveva mai osato fare. Non sarà un racconto a tinte tenui, ed è evidente già dalle primissime scene d’apertura.
IL REGISTA NON È MAI STATO TANTO VISIONARIO
Paolo Sorrentino ci ha di certo abituati a un linguaggio poetico, caricaturale e a tratti surrealista, ed è proprio questo uno dei meriti che gli ha permesso di svettare nel panorama cinematografico contemporaneo. Quando però il materiale di partenza è già paradossale di suo, non rimane che la scelta di spingersi all’estremo, eccedendo in ogni direzione e proponendo punti di vista che faranno sembrare che il potere temporale della Chiesa non sia mai stato raccontato prima. Come un bambino in un negozio di caramelle, il cineasta gioca rimescolando di continuo le carte dell’ambizione dei potenti con quelle delle aspettative dei fedeli, in un caleidoscopio umano che ci lascia grati e meravigliati. Il reale si mescola al sogno in una gara di improbabilità, mentre sullo schermo si susseguono citazioni interne ai grandi temi Sorrentiniani, rimandi alla cronaca vaticana ed ‘esperimenti’ di scrittura che utilizzano il seggio pontificio come fosse un Trono di Spade. E mai come stavolta, il nostro premio Oscar si diverte da morire.
TONI AI LIMITI DEL FANTASY MA ANCHE TANTA COMMEDIA
Nel suo debutto televisivo Sorrentino si diverte a spingersi in territori inesplorati, certo, ma non si lascia nemmeno sfuggire la ghiotta occasione di far esplodere tutto l’umorismo di cui sono intrisi questi anziani signori che predicano la povertà e l’amore mentre, tra attici e gioielli, tramano per la conquista del potere.
In The Young Pope infatti il registro della commedia ha un peso fondamentale, quanto mai ne ha avuto nel cinema dell’autore partenopeo, e mentre si è travolti da un turbine di emozioni ed eventi scioccanti, si ride anche tanto e di gusto. Questa novità ha l’effetto di contenere l’autoreferenzialità tipica di Sorrentino e calibrare a perfezione uno script che, in una complessità che solo la serialità televisiva può permettere, avrebbe altrimenti rischiato di risultare troppo pesante. E invece, in termini di tono, le premi due puntate sono pura perfezione e riescono a coprire una dinamica emotiva straordinaria, che va dall’estasi alla paura, dal grottesco al poetico, dalla dolcezza alla spietatezza, dal delirio di onnipotenza all’abnegazione più totale.
In conclusione, The Young Pope inizia travolgendoci totalmente, forte non solo di un copione e di una regia impeccabili ma anche del graditissimo ritorno della magistrale fotografia di Luca Bigazzi, nonché di un cast (al fianco di Law e Orlando troviamo anche Diane Keaton e James Cromwell) semplicemente superlativo. Sorrentino è inarrestabile.