Nel 2007 la notizia del “caso Saida” ha sconvolto il Belgio, raggiungendo le prime pagine di tutta Europa. Esistono purtroppo casi analoghi, anche se ci riferiamo all’Italia e la sua recente storia. Ma il regista Stephan Streker è riuscito a realizzare un film che supera i confini nazionali, raccontando con grazia la tragedia di una ragazza, che non vuole rinunciare né alla libertà né alla sua famiglia. La protagonista di Noces è Zahira Kazim (Lina El Arabi). I suoi genitori hanno costruito in Belgio quella che può dirsi una famiglia pakistana moderna. Portano il dovuto rispetto alle tradizioni, ma lasciano uno spiraglio per la riflessione e il cambiamento. Il problema è che questa minuscola apertura, per Zahira non è abbastanza. La ragazza ha appena compiuto 18 anni; quello che dovrebbe essere solo un momento felice, è piuttosto un passaggio obbligato. Zahira era già un’adolescente inquieta. Quando ha fatto un grosso sbaglio, tutta la famiglia era pronta a sostenerla. In particolare, suo fratello Amir (Sébastien Houbani) è il suo confidente, il suo più fedele alleato. Almeno, finché arriva il momento fatidico.
In Pakistan, per una ragazza, la maggiore età corrisponde al matrimonio. Così deve essere, così è sempre stato. Zahira sceglie invece la sua normalità, la sua vita in Belgio. Non può credere che davvero, le conseguenze siano ineluttabili.
Non dimentichiamo la premessa: il matrimonio, nella tradizione pakistana, è l’evento più importante della vita sociale. Si tratta di un dato incontrovertibile, fuori da qualunque discussione. Il candidato è quasi sempre scelto dalla famiglia della sposa. Per di più, è quasi sempre selezionato tra i cugini di primo grado. Il legame di parentela serve proprio a scongiurare eventuali problemi. Tutti sperano che la scelta si riveli effettivamente una scelta felice. Non c’è nessuna preclusione verso i sentimenti. Ma in ogni caso, non si tratterà mai di un fatto personale. Le preferenze della sposa non hanno alcun valore, se comparate all’onore e il buon nome dell’intera famiglia.
Il film di Stephan Streker affronta con sensibilità e tatto uno dei temi più controversi del nostro tempo. Tra le differenze irriducibili che separano cultura occidentale e mondo islamico, c’è proprio la condizione femminile.
Fingendo per un attimo che non esista una ferita aperta, quella del fondamentalismo di matrice terroristica, in Occidente, tra i principali ostacoli all’integrazione, ci sono quelle regole che colpiscono le donne, e la loro libertà individuale. La questione, spesso strumentalizzata, accende scontri politici tra i più feroci, senza che conservatori o progressisti abbiano mai trovato soluzioni. Non sono poi così lontani gli anni ’70, quando Oriana Fallaci definiva il velo uno “straccio medioevale”. In Noces, troveremo che Zahira è libera di scegliere quando e come coprirsi il capo. Con la stessa disinvoltura può trasgredire il coprifuoco, andare in discoteca con gli amici, oppure trovare rifugio nella famiglia. Ma non può assolutamente innamorarsi di un ragazzo belga. Rifiutare il matrimonio, questo no: significa distruggere ogni cosa. Noces ha quindi un grande pregio: non essere in alcun modo un film ideologico. La voce della cultura pakistana è affidata alla figura del padre, interpretato da Babak Karimi. “Voi sapete tutto, avete tutto, avete ragione su tutto e noi siamo i pazzi.” – questa è la sua verità, la sua risposta a qualunque obiezione.
Noces è un film dalla dimensione privata. Come nel mondo reale, tutte le domande restano senza risposta. Il conflitto è affidato ai protagonisti, i loro primissimi piani, quegli sguardi accesi dalla speranza, oppure pieni di dolore.
La sceneggiatura è misurata, senza inutili proclami. Il film è sostenuto da ottimi interpreti: Zahira da un lato, suo padre e sua madre al polo opposto. Al centro, condannato all’impossibile figura del mediatore, il fratello Amir. Molto apprezzato alla Festa del Cinema di Roma, Noces si chiude con un’intensità che va oltre il film di denuncia, la ragione e il torto, lasciando spazio alla sensibilità di tutti. Soprattutto, per il regista Stephan Streker, si chiude nella speranza che una storia del genere non debba mai più accadere.
Aggiungeremo Noces a quella serie di film che cercano di raccontare il mondo arabo, almeno dal punto di vista dell’integrazione: Un bacio appassionato di Ken Loach (2004), La sposa turca (2004) e Ai confini del paradiso (2007) di Fatih Akim, A mighty heart (Un cuore grande) di Michael Winterbottom (2007), Persepolis di Marjane Satrapi (2008)… La lista potrebbe continuare. Noces, quest’anno, ha dato certo un contribuito importante.