L’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma è stata caratterizzata da una grande eterogeneità per quanto riguarda i film presentati in rassegna: dal documentario all’horror passando per la commedia, il dramma e il noir, la manifestazione diretta da Antonio Monda ha cercato di accontentare tutti gli appassionati di cinema accorsi in massa all’Auditorium. Poteva mancare il melodramma? Certo che no, a rappresentare questo genere così amato/odiato è il film irlandese The Secret Scripture, adattamento cinematografico del libro Il segreto portato sul grande schermo dal regista Jim Sheridan (Il mio piede sinistro, Nel nome del padre).
La pellicola descrive l’odissea di una donna anziana ricoverata in un istituto d’igiene mentale.
Roseanne McNulty (Vanessa Redgrave), dopo aver passato oltre cinquant’anni in un ospedale psichiatrico, è costretta a lasciare l’istituto perché verrà demolito. Lo psichiatra William Greene (Eric Bana), chiamato a seguire il suo caso, nota che la donna manifesta un particolare attaccamento ad una Bibbia che, nel corso dei decenni, è diventata un diario pieno di disegni ed appunti sul suo passato; da qui comincerà un viaggio dove verranno mostrati molti flashback di Roseanna da giovane (Rooney Mara) che faranno luce su quello che l’anziana signora ha dovuto subire nel corso della sua vita, riservandoci parecchie sorprese.
Il film mostra la condizione sociale delle donne in Irlanda durante gli anni della seconda guerra mondiale.
La prima parte del film, la più interessante, è un ritratto molto poco edificante della società irlandese di quegli anni: Roseanne (interpretata da un’ottima Rooney Mara), solo per il fatto di essere una bella ragazza, è considerata pericolosa perché crea scompiglio tra gli uomini del paesino, compreso il parroco della cittadina, padre Gaunt (Theo James), che, estremamente geloso del rapporto tra Roseanne e Jack McNulty (Aidan Turner), accusa la ragazza di essere una ninfomane e per questo motivo verrà rinchiusa in un manicomio (dove subirà anche trattamenti di elettroshock); Sheridan è bravo a rappresentare il fanatismo religioso di quell’Irlanda cattolica così bigotta e, grazie anche alla bravura degli interpreti (la Mara e la Redgrave su tutti), lo spettatore empatizza e si immedesima con la protagonista, soffrendo assieme a lei per le sue vicissitudini.
Peccato però che la seconda parte sia una lunga collezione di clichè peculiari del melò.
La pellicola non è insopportabile come molti altri film di questo particolare genere cinematografico (un esempio recente, The Light Between Oceans presentato a Venezia due mesi fa) ma, nonostante The Secret Scripture non abbia dei momenti morti, mano a mano che si va avanti il discorso storico-sociologico viene accantonato per far posto ad un canovaccio prevedibile e stucchevole, con situazioni molto drammatiche fine a sé stesse ed uno sviluppo di trama che si protrae nel finale in maniera esagerata (nonostante sia facilmente intuibile).
Se The Secret Scripture avesse avuto dalla sua una sceneggiatura più equilibrata e solida, avremmo avuto davanti un buon film perché c’erano delle buone idee di partenza e il film è indubbiamente confezionato bene ma, alla fine, è il solito melò scontato e dimenticabile che può piacere solo ad un determinato tipo di pubblico.