La versatile Emily Blunt torna al cinema in La ragazza del treno, thriller in sala dal 3 novembre che racconta la storia di tre donne le cui vite sono inaspettatamente intrecciate.
Rachel (Emily Blunt) è un’alcolista che non riesce a superare il divorzio con il marito e affoga nell’alcol gli enormi sensi di colpa per un passato che non ricorda, ma che le viene raccontato da Tom come una catastrofe di umiliazioni e perdita di controllo. Anna (Rebecca Ferguson) è la nuova moglie di Tom (Justin Thereoux), mamma a tempo pieno, che ha lasciato la sua vita precedente e il suo lavoro per la famiglia. Megan (Haley Bennett), vicina di casa di Tom e Anna, è la loro baby-sitter, la cui relazione di coppia sembra invidiabile, piena di passione, ma l’apparenza inganna e il suo passato nascosto la porta a soffrire e cercare di essere quella che non è. Queste tre donne ruotano intorno a Tom, uomo di successo, affascinante, affettuoso con la moglie e molto comprensivo nei confronti dell’ex moglie che lo cerca costantemente e sembra non lasciargli pace.
Tate Taylor ha riadattato l’omonimo romanzo di Paula Hawkins, il cui successo è dovuto alla capacità di raccontare la molteplice interpretazione dei fatti e le ambiguità umane. Il rapporto con il passato, il senso del fallimento e l’equilibrio tra vittima e carnefice, follia e colpevolezza sono i veri protagonisti del film.
La tensione risiede in una costante eccitazione e niente sembra chiaro fino alla fine: il senso del mistero è perfettamente gestito anche grazie alla bravura degli attori, calati nei loro ruoli, e alla musica di Danny Elfman. Emily Blunt ha il volto distrutto, merito sicuramente del trucco, ma sconvolge soprattutto per il suo sguardo: gli occhi persi sembrano uscirle dalle orbite e i dettagli delle mani tremanti e di una postura tesa in avanti, quasi un fantasma, la rendono perfettamente calzante con l’assurda Rachel.
Il grande compositore Elfman restituisce un’atmosfera suggestiva, dove il dolore viene cullato dall’irrequietezza, in un sottofondo tenue che preannuncia il dramma come in una fiaba con un mostro tremendo in agguato.
Siamo coinvolti emotivamente con tutti i personaggi, eppure non possiamo schierarci con nessuno. Ognuno ha le proprie motivazioni comprensibili, che suggeriscono una fragilità umana di cui ci sentiamo partecipi.
La ragazza del treno è un delicato giallo in cui l’attenzione psicologica prevale sulla crudezza dell’immagine. Si lascia vivere internamente, i non detti attivano un lavoro immaginifico, che non ha bisogno di una trasposizione fedele nelle immagini.
In conclusione quello di Tate Taylor è un film ‘soggettivo’ che si avvicina alla percezione intima dello spettatore, il cui sguardo voyeuristico entra nella mente di Rachel, con primissimi piani, per poi spiare i segreti di Megan e Anna. Bisogna lasciarsi andare, senza confronti di genere, per percorrere le diverse strade di La ragazza del treno.
La Ragazza del Treno: la recensione in anteprima (no spoiler)
Una maiuscola Emily Blunt è un'alcolista tormentata dal passato in questo riuscito thriller tratto dall'omonimo best seller di Paula Hawkins.