Dopo il successo alla Festa del Cinema di Roma, Mercoledì 9 Novembre arriva in sala Genius, primo lungometraggio di Micheal Grandage.
Se il nome vi suona nuovo, per la scena teatrale inglese si tratta invece di una figura importante. Dal 2011, può vantare perfino una onorificenza imperiale, assegnata per volontà di sua maestà la Regina:“Commander of the Order of the British Empire”.
Titoli a parte, oggi è il caso di ringraziare Michael Grandage per aver scelto il grande schermo e una distribuzione internazionale. Quella di Genius, infatti, non è solo una storia vera, ma un fondamentale segmento di Storia, rimasto nell’ombra per quasi novant’anni.
È probabile che anche i nomi di Maxwell Perkins e Thomas Wolfe non vi dicano assolutamente nulla. Eppure questi due uomini, nei dieci anni della loro tormentata amicizia, hanno davvero cambiato il mondo, cambiando il corso della letteratura contemporanea.
Protagonista di Genius è Colin Firth: quell’incredibile attore, che sa essere al tempo stesso il premio Oscar de Il discorso del re, ed il ‘principe azzurro’ della saga Bridget Jones. Dopo A single man di Tom Ford, era difficile immaginare un interprete migliore per la storia di Max Perkins.
Lontano dal clamore e dalle luci della ribalta, seduto a una scrivania della casa editrice Scribner’s, Perkins è una figura decisiva per la nascita del romanzo del ‘900. Infatti, è l’editor che ha scoperto Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway.
Fin dalle prime inquadrature, il protagonista di Genius si rivela un uomo decisamente schivo. Sembra aver trovato un equilibrio perfetto: ogni giorno si divide tra il suo ufficio a Manhattan e la sua vita familiare a Brooklyn. Al centro, il celebre scenario di Grand Central Station: le scale, il movimento perpetuo dei treni, l’esercito di uomini dal cappello grigio che animano New York negli anni della Grande Depressione.
Max Perkins ha già scelto, corretto e consegnato al mondo capolavori come Il grande Gatsby e Addio alle armi. A casa ha una bella moglie (Laura Linney) e delle bellissime figlie; quando siedono insieme a cena, sembrano anche loro pagine di un romanzo. Quando riceve un manoscritto troppo lungo, inutilmente complesso, criptico come solo la prosa poetica sa essere, Perkins promette solo una lettura veloce. Il suo stesso autore, Thomas Wolfe (Jude Law), non si aspetta altro che l’ennesimo rifiuto. Al contrario, quel romanzo è destinato a cambiare la vita di entrambi: del curatore editoriale Perkins, che ha il coraggio per accettare la sfida, e dell’incontenibile Wolfe, che mai avrebbe creduto di uscire da quella morbida coltre di tenebre che sempre avvolge l’artista maledetto.
Siamo a New York, nel 1929, eppure quello di Genius sembra un altro mondo: ci sono lettere, telefoni, telegrammi. Le storie si scrivono a mano, diventano pile di fogli; si riscrivono a macchina per mesi, magari anni, prima che trovino finalmente la stampa e il pubblico.
Genius è un film estremamente riuscito, capace di aprire uno squarcio di grande realismo su questo mondo, ormai lontano un milione di anni. Grandage ha saputo curare ogni dettaglio, perfino la più fugace apparizione. Sullo sfondo, ci sono Francis Scott Fitzgerald e sua moglie Zelda (Guy Pierce e Vanessa Kirby), ormai estranei al successo di Gatsby e Tenera è la notte, prigionieri del writer’s block e sempre più prossimi alla follia. Sempre folle, c’è Nicole Kidman nella parte della scenografa Aline Bernstein, amante di Thomas Wolfe. Erano anni che la protagonista di Eyes Wide Shut e The Hours non tornava ad un’interpretazione tanto eccezionale. I suoi occhi di un azzurro ultraterreno sembrano realmente dipendere da Wolfe, dal loro amore disperato. Oppure odiare Perkins, l’unico che sembra avere accesso a quella mente misteriosa, fuori da qualunque controllo.
Genius racconta i dieci anni che Max Perkins e Thomas Wolfe hanno trascorso insieme. Grazie a Perkins, le migliaia di pagine scritte ossessivamente da Wolfe sono diventate due romanzi: Look homeward, Angel (Angelo, guarda il passato, pubblicato nel 1929) e Of time and river (Del fiume e il tempo, 1935). Queste due opere rivoluzionarie, come la vera storia di quest’amicizia, e soprattutto l’incredibile genio di Perkins, sembravano destinati a restare ormai una nota al margine della storia della letteratura. Il film di Grandage, allora, è un invito leggere tra le righe, a guardare oltre i limiti di quello che credevamo di conoscere e a scoprire che il ‘900 nasconde ancora dei segreti e delle storie che hanno ora più che mai qualcosa da insegnarci.