Se avete amato Stranger Things non tanto per l’aspetto più horror/sci-fi quanto per lo spirito puro e intraprendente dei giovani protagonisti nonché per la nostalgica e affettuosa rievocazione degli anni ’80, allora Sing Street è un film che dovete semplicemente correre a vedere.
Scritto e diretto da John Carney (autore di Once ma anche di Tutto Può Cambiare), è ambientato a Dublino nel 1985 e racconta la storia di Conor (Ferdia Walsh-Peelo): un ragazzino impacciato e solitario che si improvvisa musicista e fonda una band per conquistare la bella Ann (Kelly Thornton). A ben vedere però quella portata in scena da Carney è anche e soprattutto la storia di adolescenti che cercano di uscire indenni dai problemi familiari e che trovano nella musica uno strumento per ritagliarsi un posto nel mondo. Una storia di amicizia, passione creativa e cambiamento che saprà coinvolgervi emotivamente ma che, ve lo assicuriamo, vi divertirà da morire.
Cominciamo da un elemento solo apparentemente secondario: la moda degli anni ’80, vista oggi, è ridicola. Questo Carney lo sa bene e con i meravigliosi costumi della nostra Tiziana Corvisieri (senza mezzi termini da Oscar) decide di non attenuare nulla di quello stile kitsch, rinunciando a una facile ma insipida attualizzazione. Al contrario, mostrando implicitamente quanto oggi sia ridicolo quel che allora era cool, ottiene un esplosivo effetto comico che al contempo cementa un immediato affetto verso la naïveté della band protagonista.
Non si pensi però che l’ironia legata alla goffezza di quei costumi così ‘al passo coi tempi’ sia l’unica freccia nella faretra di Carney: tra le numerose hit del periodo e altrettanti pezzi originali composti per l’occasione, la presenza della musica è tanto preponderante e tanto (ingegnosamente) didascalica da fare di Sing Street una vera e propria commedia musicale, che al contempo è declinata con l’originale taglio di una ‘going into business story‘ e pur ritraendo un tessuto sociale in disfacimento mantiene il candore di quelle storie per ragazzi in cui sembra che tutto sia possibile e a portata di mano. Il cast di giovani talenti è senza mezzi termini straordinario, la fotografia ‘filologica’, la regia ricca di soluzioni narrative a dir poco brillanti (vedendo il ‘concerto immaginario’ capirete) e lo script semplicemente perfetto.
Carney ha il coraggio di fare un film ‘pulito’ – aggettivo anacronistico, vero? – che nella sua apparente leggerezza si regge su un mix improbabile che solo dei grandissimi talenti potevano far funzionare. Una pellicola sorprendente che per la sua originalità brilla in un panorama di sequel, reboot e filmetti fatti con lo stampino. E non crediate che si tratti della solita operazione nostalgica: sembra anzi che il regista si riconosca nell’involontariamente ironico proclama del protagonista e frontman Conor: “I’m a futurist. No nostalgia.”
Sing Street: la recensione in anteprima (no spoiler)
La divertentissima e adorabile commedia musicale di John Carney farà impazzire chiunque abbia amato i ragazzini di Stranger Things.