Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, il film prodotto da Netflix e CBS Films (distribuito in America dalla Lionsgate) Hell Or High Water sbarca nel nostro paese sulla piattaforma streaming più famosa del mondo a partire dal 18 novembre; la pellicola di David Mackenzie, un dramma ambientato nel Texas più profondo, è stato un caso mediatico negli Stati Uniti incassando in patria la bellezza di 30 milioni di dollari, uno dei maggiori successi indie dell’anno (con una valutazione su Rotten Tomatoes di 98%) e ricevendo anche alla kermesse cinematografica romana una caldissima accoglienza, risultando uno dei film più apprezzati dalla critica e dal pubblico.
Hell Or High Water racconta la storia di due fratelli criminali per necessità.
Toby (Chris Pine) ha un piano: assieme al fratello Tanner (Ben Foster), appena uscito dal carcere dopo dieci anni di reclusione, decide di rapinare alcune banche e riciclare i soldi al Casinò per pagare i debiti e lasciare il ranch di famiglia ai figli, dove ha appena scoperto il petrolio. L’unico problema è la presenza di un Texas Ranger (Jeff Bridges) che, prima di ritirarsi per la pensione, vuole lavorare su un ultimo caso e comincia ad indagare proprio su di loro.
David Mackenzie costruisce una crime story molto tesa ed avvincente.
Chiariamo subito la faccenda: nonostante Hell Or High Water sia un gran bel film, non si tratta di un capolavoro (come qualcuno, erroneamente, lo ha definito). Bisogna però dire che il regista britannico confeziona un lungometraggio che riesce nell’ardua impresa di unire intrattenimento di qualità con un messaggio sociale molto preciso, un pò come facevano nel passato importanti autori americani fin troppo sottovalutati come Sam Peckinpah e Walter Hill (le maggiori ispirazioni di Mackenzie per questa pellicola); questa storia in salsa southern di moderni Robin Hood che rubano soldi a coloro che hanno messo in ginocchio la loro famiglia con una serie di finanziamenti al limite del fraudolento è un perfetto esempio di come il cinema di genere riesca, spesso e volentieri, a descrivere determinate realtà in maniera molto più precisa ed interessante di molti film che hanno la pretesa di essere considerati autoriali. Ma il regista non cade nel tranello di “santificare” i protagonisti perché, alla fine, Hell Or High Water è anche un film che parla di scelte sbagliate, le cui conseguenze hanno inevitabilmente effetti irreversibili e nefasti.
Hell Or High Water è l’ennesimo film basato su una sceneggiatura proveniente da quel purgatorio che risponde al nome di Black List.
Per chi non la conoscesse, la Black List è un sondaggio dove ogni anno, nella seconda settimana di dicembre, vengono pubblicati i nomi degli script, non ancora prodotti, più apprezzati dai produttori americani, che però non sempre è garanzia di qualità perché si spazia dai grandi film (Whiplash) a pellicole di buon livello (come Il Caso Spotlight, Argo ed Il Discorso del Re) fino ad arrivare a prodotti non proprio esaltanti (come ad esempio Codice 999). Questo per dire che la sceneggiatura firmata da Taylor Sheridan (sceneggiatore del bellissimo Sicario di Denis Villeneuve e del futuro film americano di Stefano Sollima Soldado) ha girato per diversi anni (faceva parte, con il titolo iniziale Comancheria, della Black List del 2012!) prima di trovare dei finanziatori disposti a sposarne il progetto ma, se Hell Or High Water è diventato un vero e proprio successo, gran parte del merito va proprio a Sheridan che, utilizzando un plot semplicissimo ma estremamente efficace, riesce a calibrare benissimo dramma e umorismo (e qui il pensiero non può non andare ad alcuni film dei Coen come Fargo e Non è un paese per vecchi, da cui lo sceneggiatore trae spunto) e a delineare dei personaggi molto sfaccettati e profondamente umani, esaltati da un gigantesco Bridges e dalle ottime performance di Ben Foster e di Chris Pine, qui davvero convincente.
Dato negli States già come una delle possibili sorprese agli Oscar del 2017, questo moderno noir riporta in auge un determinato cinema di genere che negli ultimi anni sembrava essere spazzato via dalla presenza sempre maggiore di super blockbuster da centinaia di milioni di budget ma, grazie al lavoro di bravissimi professionisti, non solo non sfigura davanti a questi film ma, col tempo, mira ad acquisire lo status di cult.