Presente nella sezione Festa Mobile, Wexford Plaza è pronto ad esordire al Torino Film Festival. L’opera prima di Joyce Wong, una commedia amara, verrà proiettato il 22 novembre esclusivamente per la stampa, mentre nei giorni seguenti sarà disponibile anche per il pubblico dell’evento torinese, giunto alla 34^ edizione. La redazione di Anonima Cinefili ha intervistato per voi la giovane regista, autrice nel 2011 del documentario The power of love (kenyan fans of Celine Dion), che ha parlato della sua pellicola ma non solo:
Da dove è nata questa tua passione?
Sono cresciuta con dei genitori cattolici molto severi, non mi è stato permesso di parlare con molte persone al di fuori della famiglia o di uscire senza la supervisione di qualcuno. Tuttavia, a casa ho letto libri e visto film, quindi le storie che ho consumato attraverso libri e film sono diventate la mia finestra sul mondo. Mi hanno permesso di comprendere il comportamento delle persone, perché fanno ciò che fanno, e mi hanno permesso di conoscere punti di vista diversi dal mio. Mi sono appassionata alla regia perché volevo creare delle storie capaci di influire su altre persone, come è successo a me.
Qual è il principale messaggio di Wexford Plaza?
Che non siamo in grado di andare oltre a ciò che ci condiziona. Penso che nella cultura occidentale ci sia la visione prevalente del ‘se provi con costanza raggiungerai i tuoi obiettivi’. Tuttavia, questa non è la realtà. Siamo colpiti da molti fattori: fortuna, salute, circostanze e così via. Il fatto che la gente non riesca a fare determinate cose non è necessariamente legato al fatto che la non abbia provato duramente. È perché fa parte di un sistema che non controlla.
Quali sono le figure alle quali ti ispiri facendo il tuo lavoro?
Tsai Ming-liang: le sue opere attente, il modo in cui si sofferma sui dettagli che esprimono il desiderio e anche temi di alienazione. Anche i primi lavori del regista ceco Milos Forman, come The loves of a blonde e Black Peter: sono ritratti di giovani con molte vulnerabilità ma allo stesso tempo ne sono una rappresentazione naturalistica, rivelando l’assurdità del sistema oppressivo di cui fanno parte.
Conosci il cinema italiano? Se sì, quali film o registi preferisci?
Certo che sì, amo Pier Paolo Pasolini!
Sei già al lavoro su film o progetti futuri?
Attualmente sto scrivendo un film su una coppia di sorelle gemelle asiatiche che vivono in un Canada rurale, con una madre che soffre di una malattia mentale non diagnosticata. Pensate al cielo azzurro, ai campi di grano e la natura mite e inquietante ma allo stesso tempo un po’ eroticizzata con il corpo femminile.
Ultima domanda: un sogno nel cassetto?
È per le persone: che non si sentano sole.