Amore criminale, dramma legato alla comedy nera e una giovane donna nell’Ottocento fuori dagli schemi dell’universo femminile di quel tempo: Lady Macbeth, in concorso al Torino Film Festival, è l’esordio alla regia del promettente William Oldroyd, che prende spunto dal romanzo russo Lady Macbeth del distretto Mcensk (1865) di Nikolai Leskov, poi trasformato nel 1934 da Šostakovič in una celebre opera.
Katherine (Florence Pugh) è costretta a un matrimonio senza amore, combinato insieme all’acquisto di un pezzo di terra, con Alexander (Paul Hilton), imprenditore minerario molto più grande di lei, impegnato spesso in viaggi e dal carattere freddo. Durante uno dei viaggi di lavoro del marito, Katherine inizia una relazione clandestina con Sebastian (Cosmo Jarvis), giovane operaio alle dipendenze di Alexander: scoppia un grande amore destinato a trasformarsi in ossessione e a mietere diverse vittime, fino al sorprendente finale.
Il film, che verrà distribuito in Italia nel 2017, presenta una protagonista totalmente sui generis: nell’Ottocento le donne tendevano a nascondere i propri sentimenti, fino ad arrivare al suicidio. Katherine no, anzi: lei combatte per la propria indipendenza e per il proprio destino, disposta anche a ricorrere alla violenza. Non ha paura di niente ed è disposta a tutto per ottenere ciò che vuole, oltrepassando qualsiasi tipo di limite. Un personaggio che funziona grazie anche al talento della giovane ed attraente Florence Pugh, protagonista di una performance brillante. Convincente nei dialoghi ma anche nelle scene più estreme: un astro nascente del panorama europeo.
La radicale trasformazione di Katherine da ragazza innocente a spietata è meticolosa sia sul piano psicologico che degli eventi. Dalla noia e dalla calma inquietante si passa all’esplosione, che si paventa nei rapporti sessuali con Sebastian e nell’ambizione di impadronirsi di tutto.
Esordio più che positivo per Oldroyd alla regia che, insieme al talento della sceneggiatrice Alice Birch, rimane molto fedele alla trama e ai personaggi, discostandosi solamente nell’atto finale e nell’aggiunta di alcuni personaggi secondari. Non passano inosservati i cenni alla questione razziale (con i principali contadini e servi di colore) e, ovviamente, all’emancipazione femminile, mentre è molto particolare il rapporto tra Katherine e l’ambiente circostante (moorland), misterioso e selvaggio: la collina, il fiume e la brughiera, luoghi visitati quotidianamente dalla protagonista che seguono la sua esponenziale trasformazione.
Non parliamo di un’opera perfetta – la performance di Cosmo Jarvis nei panni di Sebastian non convince a pieno e mancano alcuni passaggi chiarificatori all’interno della narrazione – ma convincente. In sintesi, un capolavoro di crudeltà causata da un amore cieco.
TFF34 – Lady Macbeth: la recensione in anteprima (no spoiler)
Nella Russia dell'800 una donna passionale è disposta a tutto per rivendicare i propri desideri e la propria libertà.