“Ogni volta che una guerra o un regime cercano di annientare l’animo umano, questo si vendica attraverso la bellezza”. Ecco l’idea centrale del nuovo documentario di Morgan Neville, Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta.
Non si tratta di un’affermazione astratta e neanche di un ideale: il ritratto di questo incredibile esperimento musicale non si limita ai concerti, gli strumenti e i suoni, ma è anche un viaggio attraverso l’Occidente, per arrivare in Cina, in Siria e in Iran. Rivedremo così le tragedie di questi popoli attraverso la testimonianza diretta dei musicisti della Silk Road Ensemble. Soprattutto, ascolteremo come hanno scelto di reagire: ovvero, credendo fermamente nel potere della musica.
Yo-Yo Ma è tra i musicisti più celebri al mondo. Il suo successo come violoncellista è stato quasi istantaneo: tra i preziosi materiali d’archivio del film, vedremo anche Yo-Yo nella sua prima apparizione televisiva, a 7 anni, in bianco e nero, alla presenza di John e Jackie Kennedy.
Consapevole di aver trovato il successo quasi senza sforzo, Yo-Yo non ha mai vissuto nell’aura dell’enfant prodige. Nato a Parigi da genitori cinesi, è cresciuto a New York. Ha studiato alla Juliard, si è laureato ad Harvard, ad oggi può vantare 90 album e 18 Grammy Award. Partendo dalla musica classica, ha iniziato a viaggiare scoprendo le più diverse tradizioni musicali, ma anche strumenti antichissimi, sconosciuti all’estero e alle nuove generazioni.
Al culmine della sua carriera, Yo-Yo Ma ha compreso che in campo musicale solo l’incontro tra differenti culture può creare qualcosa di radicalmente nuovo.
Su questa base, tra il 1999 e il 2000 sono iniziate le prove del Silk Road Ensamble: un collettivo internazionale che raccoglie alcuni tra i più grandi musicisti al mondo. In questa orchestra unica, trovano spazio strumenti conosciuti come il clarinetto o il banjo, ma anche l’oud arabo, la pipa cinese, il kamanchec persiano.
L’energia prodotta dall’esplosione di questi suoni, apparentemente così lontani, è qualcosa che forse non si può dire a parole. Eppure, in questo film le parole hanno un ruolo importante: portarci al centro, nel cuore della Silk Road Ensemble, dove ci sono le storie dei suoi musicisti.
Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta ripercorre 15 anni di prove, esperimenti, concerti. Dal 2000 oggi, oltre 50 musicisti hanno preso parte al progetto. In particolare, il film racconta 4 di loro: Wu Man, maestra di pipa e ambasciatrice della musica cinese, Cristina Pato, ribelle della cornamusa galiziana, detta “il Jimi Hendrix della gaita”; Kizan Azmeh, siriano e clarinettista, impegnato a riportare la musica ai bambini dei campi profughi. E poi Kayan Kahlor, vincitore di 3 Grammy Award, bandito dall’Iran come dissidente politico. Kahlor rappresenta l’ultima generazione di suonatori di kamanchec persiano. Ha dedicato la sua vita a una tradizione altrimenti perduta. Attraverso l’arte del kamanchec, ha scelto di raccontare anche la violenza del regime.
Kayan Kahlor suona nella Silk Road Ensemble dal primo giorno. Quando inizia a raccontare la sua storia, c’è più dolore di quanto un singolo essere umano possa sopportare. Ma è la parte più intensa e significativa del film.
Quando la morsa della realtà si fa più dura, attraverso i racconti, le immagini d’archivio, la musica torna a riempire il film e la sala. Questa sensazione resta il tratto più bello del documentario di Morgan Neville.
Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta è in programmazione nelle nostre sale dal 24 Novembre. Non perdete questo film insolito, che parla di tradizione e innovazione, sperimentazione e apertura all’altro, ma soprattutto, della più radicale passione per la musica e la cultura.