Ecco perché Bob Dylan non vuole andare a Stoccolma: forse deve aver visto Il Cittadino Illustre. Perché, come ci ricorda il protagonista del film in sala dal prossimo 24 novembre, il Nobel è sì un’onorificenza di straordinario prestigio, ma per un creativo è anche una sorta di epitaffio artistico cui è difficile sopravvivere, che cristallizza ogni idea e arresta la tensione verso il futuro.
È proprio da questa premessa che parte la straordinaria commedia che è valsa a Oscar Martínez la Coppa Volpi maschile a Venezia 73, ed è da qui che muove la storia di Daniel Mantovani, scrittore che – lui sì – il premio Nobel lo ritira, ma che a seguito del riconoscimento si ritrova preda di un blocco creativo e di una fobia sociale che lo porta a rifuggire ogni apparizione pubblica.
Tra i tanti inviti cestinati ce n’è però uno a cui Mantovani non sa resistere, ed è quello con cui il sindaco della sua minuscola cittadina natale – nella quale non torna da una vita – lo esorta ad andare a ricevere la cittadinanza onoraria. Il ritorno tra le abitudini kitsch del luogo natio sembra regalargli un goffo ma ristoratore tuffo nel passato, però quando quella gente semplice (che lo osannava per la sua fama pur non conoscendone le opere) inizia a capire che le storie valsegli il Nobel non sono frutto di chissà quale creatività ma sono solo lo spietato e pedissequo resoconto delle loro vite reali, la situazione prende una piega decisamente imprevista.
El ciudadano ilustre (questo il titolo con cui ci siamo innamorati della pellicola qualche mese fa) è un film straordinariamente divertente, di quelli capaci di raggiungere il grande pubblico per la loro genuina leggerezza. Non crediate però che sia una commedia qualsiasi, perché tra le righe di questo script esilarante si annida un discorso tutt’altro che superficiale su cosa sia l’arte e sui sottilissimi confini che dividono la realtà dalla finzione, la fama dalla stima. E se pensate che tutto quel che il copione ha da offrire siano risate spensierate, siate pronti a ricredervi, perché la storia raccontata con un registro tanto gradevole sa anche essere spietata con ognuno di protagonisti ed è in grado di dipingere con grande vividezza l’altro lato della medaglia della ‘semplicità’ d’animo, e cioè una pericolosa e violenta intolleranza.
A ben vedere, nessuno meglio dei cineasti dietro Il Cittadino Illustre avrebbe potuto mettere un scena una macchina narrativa tanto immediata e al contempo tanto sofisticata: il trio creativo costituito dai registi (e direttori della fotografia) Gastón Duprat e Mariano Cohn e dallo sceneggiatore Andrés Duprat è infatti arrivato a questa commedia passando per strade molto tortuose, che hanno toccato la bizzarra quotidianità della gente comune (in Argentina ha fatto storia il loro programma TV Televisión Abierta), l’occhio indagatore del cinema del reale (si pensi ai loro documentari, tra cui il pluripremiato Yo Presidente girato col giornalista Luis Majul) e lo sguardo profondo del cinema art-house (il riferimento è in particolare alla riflessione sui limiti tra un artista e la sua opera fatta con El Artista). E poi c’è il successo al Sundance di El hombre de al lado.
Tutte queste esperienze si riflettono nell’ottimo lavoro fatto con il film che, nonostante una realizzazione tecnica tutt’altro che impeccabile, è senza dubbio una delle migliori commedie dell’anno. In attesa che venga annunciato un remake italiano, sul quale siamo pronti a scommettere, non ci resta che dirvi che El Ciudadano Ilustre rappresenterà l’Argentina nella corsa agli Oscar 2017 e che dovete semplicemente correre in sala a vederlo.
Il Cittadino Illustre: la recensione in anteprima (no spoiler)
Arriva in sala la straordinaria commedia argentina che racconta del burrascoso ritorno di uno scrittore premio Nobel nella sua cittadina natale.