Nel golfo dell’Asinara un traghetto naufraga riversando sulle sponde dell’isola-carcere un gruppo di goffi teatranti, una banda di camorristi in fuga e due guardie a loro adibite. Il direttore del carcere nel tentativo di smascherare i fuggitivi – che nel frattempo si saranno camuffati come attori – obbligherà i protagonisti a inscenare l’opera shakesperiana della Tempesta. Da questi presupposti, si dipana una piacevole e sofisticata commedia in cui le trame e fili dei destini dei personaggi si intrecciano a formare un intricato gioco meta-teatrale.
È questo il punto di partenza da cui Gianfranco Cabiddu, autore del film, cerca di raccontare il cuore e le radici della propria terra, attraverso l’arte della rappresentazione teatrale e cinematografica. Un progetto sicuramente audace da cui emerge tutto il suo amore per la messa in scena e l’ammirazione per un amico e stimato collega come Eduardo De Filippo, con cui ebbe collaborato da assistente. Il regista attinge infatti a L’Arte della Commedia del drammaturgo napoletano per reinventarla e amalgamarla con la Tempesta di Shakespeare nell’interpretazione dialettale dello stesso De Filippo. Due commedie apparentemente diverse tra loro, distanti nei secoli eppure così vicine nelle tematiche trattate, da risultare in questo film in una sintesi sublime, che approfondisce il forte legame tra l’arte e la libertà, i rimpianti e le aspirazioni giovanili.
La Stoffa dei Sogni, prendendosi il rischio di omaggiare due dei più grandi autori teatrali di tutti i tempi, è innanzitutto una profonda analisi del mondo nelle sue problematiche di incomprensione e intolleranza verso il diverso, in cui non mancano le pulsioni e i sentimenti di uomini abbandonati a loro stessi, dalla malinconia della solitudine alla ricerca di un amore che possa migliorare una vita infelice.
Gianfranco Cabiddu, coadiuvato da un uomo di teatro e cinema di grande esperienza come Ugo Citi, scava così la materia complessa delle due opere per riportare a galla una favola originale, divertente e piena di colpi di scena, riuscendo nel difficile compito di intrecciare i complessi livelli di lettura e calibrare le diverse analogie tra i protagonisti e i personaggi teatrali, senza che risultino mai accorgimenti forzati o artificiosi.
Ecco dunque il direttore del carcere trasformarsi in Prospero, scaltro e integerrimo mago di matrice shakespeariana, che non perde occasione per manipolare i suoi avversari costringendoli a muoversi secondo il proprio volere. Ed ecco i naufraghi, provenienti da terre lontane, diventare i suoi burattini e contaminare con la loro stravaganza una terra dimenticata e perduta nell’immensità del Mar Mediterraneo. L’isola dell’Asinara è d’altronde una zattera-teatro “del mondo” per usare le parole del regista, i cui abitanti sono costretti in una prigionia esistenziale nell’attesa di un evento straordinario che possa cambiare la loro sorte. La tempesta iniziale e il naufragio che ne consegue sono in questo senso il simbolo di una rottura, l’avvenimento inatteso che rompe gli equilibri dell’isola e che proprio per questo, in una sequenza che non vi sveleremo, darà speranza ad un personaggio in particolare, un “uccellino” che finalmente riuscirà a fuggire dalla propria gabbia.
In una parola La Stoffa dei Sogni ha a che fare con il bisogno dell’arte, intesa come attività creativa necessaria per evadere spiritualmente, per raggiungere orizzonti sconosciuti, riscoprire il mondo e comprendere i sentimenti di chi lo popola.
Non ci deve stupire dunque se da queste premesse un progetto autoctono come il film di Cabiddu possa risultare di più ampio respiro; una commedia picaresca che dal microcosmo del folklore sardo si astrae nella messa in scena di una fiaba popolare, con i suoi archetipi e suoi delicati momenti magici. Perché è proprio in questa cornice atipica che realtà e finzione si mescolano, l’isola diventa un teatro universale e le vicende umane dei protagonisti, nonostante procedano divergenti, si ricongiungono nel bellissimo finale, in cui ognuno riscopre il proprio ruolo sociale e la propria libertà. Dopotutto, come disse lo stesso Shakespeare: “Tutto il mondo è palcoscenico, tutti sono attori, hanno le proprie uscite e le proprie entrate”.
La Stoffa dei Sogni – la recensione in anteprima (no spoiler)
Una riuscitissima commedia con Ennio Fantastichini e Sergio Rubini racconta di un gruppo di fuggiaschi che fingono di essere teatranti.