Charles De Gaulle diceva che la politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici. Quindi, aggiungiamo noi, perché non metterla di tanto in tanto in mano ai narratori?
Troppo spesso la realtà supera la fantasia, ma esistono scrittori che riescono a percepire in anticipo lo spirito dei tempi, uno zeitgeist che permette loro non solo di stare al passo, ma anche di fare una piccola opera di preveggenza. È successo a Matt Groening, quando ha mandato Bart nel futuro, in un’America che tentava di riprendersi economicamente dalla presidenza Trump, o a George Orwell, che raccontava in 1984 del controllo delle masse attraverso la manipolazione della paura e del linguaggio.
Con Baron Noir, la serie di Canal+ che è appena stata presentata al Roma Fiction Fest, non siamo a questi livelli, ma considerando che il pilot è uscito a febbraio in Francia – prima della Brexit, dell’elezione di Trump e del nostro referendum -, possiamo spingerci a dire che l’esigenza di mettere il naso nei palazzi del potere è stata bene intercettata Eric Benzekri e Jean-Baptiste Delafon, creatori della serie.
Protagonista del racconto è Philippe Rickwaert (Kad Merad, di Giù al Nord), sindaco di una cittadina della Francia settentrionale e membro del parlamento.
Il pilot si apre a cinque giorni dalle presidenziali; Philippe è il braccio destro di Francis Laugier, il candidato di sinistra. Giusto un paio di scene per settare il rapporto di confidenza che c’è tra i due uomini e subito si entra nel vivo della puntata: attraverso una soffiata Philippe viene a sapere che il suo partito ha la finanza alle calcagna e nel giro di poche ore deve trovare il modo di coprire un grosso ammanco di denaro pubblico che è stato utilizzato nella campagna elettorale di Laugier. Philippe dimostra di avere una mente agile, nonostante le difficoltà continuino a moltiplicarsi; a metà puntata la sua agilità di pensiero evolve in freddezza, fino a rendere credibile il cinismo delle ultime scene.
Sullo sfondo del pilot si muove anche Amélie Dorendeu (Anna Mouglalis, che abbiamo visto in Romanzo Criminale e nei panni di Coco Chanel), una delle più strette collaboratrici del candidato alla presidenza e che, scommettiamo, avrà un ruolo molto più preciso nelle prossime puntate. Dopotutto si tratta di un political drama, il gioco di alleanze e voltafaccia è sempre compreso nel prezzo del biglietto.
Philippe è il personaggio più complesso, quello di cui già in pilot si esplora, se pur in minima parte, l’emotività. Poche informazioni piazzate nei punti giusti ci fanno intuire, prima ancora che il personaggio ne abbia coscienza, che a rischio non c’è solo la sua carriera. Quella che si delinea in questo primo episodio sembra essere una storia di vendetta, oltre che di ascesa al potere.
Una House of Cards d’oltralpe? Può darsi. Certo siamo ancora distanti da Frank Underwood, ma è chiaro che il punto di riferimento è quello. E (fortunatamente) il personaggio di Philippe si muove su una sceneggiatura superiore a quella della serie cugina Marseille (su Netflix) e lo stesso Merad, strappato alle comedy, riesce a dare un’interpretazione credibile ed efficace del proprio ruolo. Baron Noir, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Republican Gangsters, è già stata rinnovata per una seconda stagione. Accantoniamo la delusione per Marseille: se il political drama vi attira, questa volta in Francia hanno fatto un lavoro che sembra promettere bene.
RFF2016 – Baron Noir: la recensione del pilot in anteprima
Dalla Francia un political drama à la House of Cards che sembra molto più promettente del già visto Marseille di Netflix.