Era l’evento più importante del Roma Fiction Fest 2016 e così è stato: nella penultima giornata della rassegna, davanti al pubblico delle grandi occasioni, il direttore artistico Giuseppe Piccioni e la madrina Matilda De Angelis hanno presentato nella Sala 3 del Cinema Moderno di Roma, in presenza dello showrunner premio Oscar Dustin Lance Black, il pilot della nuova miniserie ABC When We Rise in anteprima mondiale.
When We Rise ripercorre la storia del movimento LGBT negli Stati Uniti.
Un monologo dell’attivista Cleve Jones (interpretato nella miniserie da Guy Pearce) introduce questo lungo episodio di 96 minuti che ci riporta nella San Francisco degli anni Settanta (precisamente nel 1972), città in quel periodo teatro di scontri feroci tra la polizia e i manifestanti che invocavano maggiori diritti per le donne e gli omosessuali. La trama narra le vicende di tre personaggi principali: il giovane Cleve Jones (Austin P. McKenzie), un ragazzo che scappa di casa da Phoenix per prendere parte alla lotta per i diritti dei gay; il marinaio Ken (Jonathan Majors), un reduce del Vietnam che è costretto a nascondere la sua omosessualità per evitare di essere cacciato dalle Forze Armate; la militante Roma (Emily Skeggs), una ragazza lesbica attiva anche nel associazionismo femminista. Le loro storylines si incroceranno inevitabilmente, creando in questo modo un sodalizio che permetterà al movimento LGBT di fare un decisivo salto di qualità.
Il pilot, scritto dallo stesso Black, è diretto da Gus Van Sant.
Ispirata dal libro di Cleve Jones When We Rise: My Life in the Movement, la miniserie, che sarà composta da sette episodi, debutterà in America a partire dal 26 febbraio 2017 e già si candida a diventare uno degli show più attesi del prossimo anno: le tematiche trattate, un cast di primo livello (oltre a Guy Pearce sono presenti anche Whoopi Goldberg e Mary-Louise Parker) e una produzione molto importante (con una gestazione di quasi quattro anni) rendono When We Rise un prodotto che richiamerà un’attenzione mediatica certamente non indifferente. Le immagini di repertorio all’inizio del pilot ci presentano immediatamente il genere scelto da Black e Van Sant per raccontare questa storia ovvero quello del docudrama, con ricostruzioni attendibili di ciò che successe in quegli anni roventi e con alcune scelte di regia (grande uso della camera a mano e alcune inquadrature ben studiate) che accentuano il realismo del tutto; si percepisce, durante la visione, quanto siano importanti per lo showrunner e per il grande regista i temi trattati (i due avevano già collaborato per il film Milk) e, dal punto di vista della realizzazione, notiamo come tutto sia curato fino ai minimi dettagli per un’opera che vuole essere il più possibile mainstream. Forse anche troppo. Se vogliamo essere fiscali, il vero difetto di When We Rise è quello di essere un prodotto troppo studiato a tavolino: nonostante ci siano diversi momenti significativi durante il pilot, la storia procede sui binari del politically correct, non coinvolgendo realmente lo spettatore e mostrando solo superficialmente (in maniera molto soft) le angherie e le ingiustizie subite dai nostri protagonisti; certo, dobbiamo anche tenere conto anche dove la miniserie verrà trasmessa perché la rete generalista ABC, di proprietà della Disney, avrà sicuramente posto dei paletti ben precisi a Black ed al suo staff in fase di pre-produzione (durata ben due anni e mezzo) però è anche vero che l’ABC è lo stesso network che manda in onda American Crime, una serie antologica con tematiche simili a When We Rise ma che ha un approccio ben più diretto e crudo.
In un periodo storico particolare per l’America in cui si parla di erigere muri, come ha ricordato a Roma lo stesso Black, uno show come When We Rise è una boccata d’aria fresca che, senza alcun dubbio, sensibilizzerà l’audience statunitense, proprio come è successo nella kermesse romana (a fine proiezione, gli applausi sono stati scroscianti); tuttavia un maggior coraggio nella narrazione avrebbe sicuramente giovato alla miniserie ABC perchè, come ha insegnato recentemente alla Festa Del Cinema di Roma il film Moonlight, la difesa dei diritti non è una favola Disney con un lieto fine ma una battaglia giornaliera senza esclusione di colpi.