Ci vuole del tempo per apprezzare Fleabag, show nato dalla collaborazione tra BBC Three e gli Amazon Studios. La serie britannica, presentata al Roma Fiction Fest e tratta dalla commedia teatrale omonima, è una piccola perla di comicità irriverente, grazie al suo dark humour e alla sua delicata tragicità. Phoebe Waller-Bridge, che già aveva calcato i palchi di Edimburgo e di Londra, si converte al piccolo schermo per diventare la protagonista di questi brevi e coinvolgenti sei episodi. Al centro del racconto, la vita di una ragazza – il cui nome non viene mai rivelato – che si barcamena nella Londra dei giorni nostri, divisa tra la morte della sua più cara amica, che l’ha lasciata con un café in bancarotta da gestire, e quella della madre, che l’ha abbandonata con una sorella psicologicamente instabile ed un padre alla mercé della nuova compagna. La storia si apre così, in una giornata qualunque di una donna sulla trentina (la nostra protagonista). Di comune, c’è però ben poco: ladra per gioco, irriverente per scelta, pronta ad usare il sesso come passatempo o come diversivo, pare essere uno di quei personaggi forzati, estremi, che lasciano ben poco spazio all’approfondimento psicologico. In lei, però, c’è ben altro. Devastata per l’assurda morte della propria migliore amica, nasconde dietro al sorriso scarlatto molti dolori, che di episodio in episodio si accumulano per affiorare, con una magnifica esplosione drammatica, nel finale.
La trama di Fleabag corre così, divisa tra i due temi principali che sono il sesso e la morte. Il sesso che spesso è crudo, senza sentimento, patetico o spietato, comunque presente con una costanza quasi ossessiva: nei colloqui di lavoro, nei dialoghi tra sorelle, sugli autobus e nei locali e, ça va sans dire, nei ricordi della protagonista; la morte che invece è impalpabile, a volte persino divertente, velata di nostalgia e malinconia, bilancia silenziosa nei giorni della ragazza interpretata dalla Waller-Bridge, che si ritrova a ricordare la propria amica nei momenti più impensati per i dettagli più banali. Fleabag è però, soprattutto, una storia sugli esseri umani, visti in tutta la loro debolezza e contraddittorietà, senza cuore e spesso senza coraggio, soli nonostante siano circondati da una fitta rete di rapporti familiari. Presente, tra le righe, anche l’amore – inteso come amicizia profonda e legame familiare – che sfugge tuttavia dalla logica del romanticismo: non c’è spazio per le coppie vincenti, in questa dark comedy che mostra i lati più perversi e tragici delle relazioni sentimentali, relegando l’amore a qualcosa che soccombe, di volta in volta, alla noia o al capriccio.
Una storia complessa che si articola in episodi veloci fin dalla sigla (che dura una manciata di secondi), resi più comprensibili dal dialogo con il pubblico: Phoebe Waller-Bridge porta un po’ di monologo teatrale in televisione e rompe la quarta parete, spiegando agli spettatori i dettagli, i pensieri e gli antefatti di una vicenda che, per l’impronta data a narrazione e inquadrature, rischierebbe di risultare incompleta o troppo frenetica. Proprio come per la protagonista, Fleabag nasconde dietro ad una coltre di ironia ed irriverenza temi delicati e strazianti, raccontati con maestria e sapienza dalla giovane attrice, autrice della pièce teatrale che – pare – superare anche la serie tv.
Fleabag, la recensione della serie in anteprima (no spoiler)
In anteprima al Roma Fiction Fest è stata presentata, in versione integrale, la nuova serie dramedy BBC Three/Amazon.