Justin Kurzel, dopo il suo Macbeth del 2015, torna a dirigere Michael Fassbender e Marion Cotillard in Assassin’s Creed, ambizioso adattamento per il grande schermo di una delle più celebri saghe videoludiche di sempre.
Con oltre 3.451.575 di copie vendute (senza contare il mercato dell’usato), quella incentrata sulla ‘casta’ degli Assassini è una serie di straordinario successo, che vanta una brand awareness senza precedenti nonché la maggior percentuale di giocatrici del mercato videoludico. I numerosissimi game della serie hanno ovviamente generato anche un considerevole indotto di merchandising, e la licenza ha dato vita a un’ampia gamma di prodotti tie-in, tra i quali otto romanzi (alcuni dei quali sono diventati veri e propri bestseller), tre cortometraggi e diversi fumetti.
L’arrivo di un installment cinematografico era solo questione di tempo e dal 4 gennaio troveremo finalmente in sala una coproduzione 20h Century Fox/Regency/Ubisoft il cui budget definitivo – comprensivo quindi dei costi di promozione – si aggira sui 200 milioni di dollari.
A colpire, prima ancora di ogni ammiccamento ai videogiocatori, è il cast artistico, che al fianco dei prestigiosissimi nomi di Fassbender e della Cotillard vede attori del calibro di Jeremy Irons, Brendan Gleeson e Charlotte Rampling. Se interpreti di questo calibro risultano comunque poco sfruttati in un action di questo tipo, c’è da dire che grande attenzione viene rivolta da Kurzel anche al comparto tecnico, dato che dopo il suddetto Macbeth tornano ad affiancarlo Adam Arkapaw alla fotografia, Jed Kurzel alle musiche e Michael Lesslie alla sceneggiatura. A firmare insieme a Lesslie lo script anche Adam Cooper e Bill Collage, reduci da Allegiant, il fallimentare episodio che ha segnato la prematura fine del franchise di Divergent.
Il film si muove lungo la storia già vista nel videogioco, ma ha il pregio di proporre un’ambientazione inedita, che si divide tra la contemporaneità e la Spagna del XV secolo. Callum Lynch, discendente del nobile Ordine degli Assassini, viene fatto credere morto e rapito dalle Abstergo Industries, moderna incarnazione dell’Ordine dei Templari che, tramite un’avveniristica tecnologia di simulazione, lo costringerà a rivivere le esperienze di un suo antenato del 1400 allo scopo di individuare l’ubicazione di un antichissimo artefatto che permetterà ai Templari di controllare il libero arbitrio dell’umanità.
L’impegno per costruire una pellicola che riesca ad essere autonoma e avvincente pur senza tradire l’essenza del videogioco è evidente, ma il MacGuffin è così ridicolo da vanificare ogni sforzo di serietà. Gli interpreti sono impeccabili, l’azione spettacolare e le ambientazioni affascinanti, ma l’aspetto meno convincente dell’operazione è proprio il confronto con il materiale videoludico.
Se i meccanismi del videogame prevedono che la storia sia un mero pretesto per poi concentrare tutta l’esperienza del giocatore sulla modalità stealth in un contesto storico, qui il bilanciamento è completamente diverso e l’introduzione e conclusione della vicenda finiscono per occupare gran parte del film, lasciando ai ‘flashback’ nella Spagna del XV secolo uno spazio decisamente esiguo e rimuovendo quasi del tutto dall’equazione il fattore ‘segretezza’, così caro a chiunque ami il marchio Assassin’s Creed.
La debole caratterizzazione del protagonista, fondamentale per creare l’immedesimazione del videogiocatore, diventa qui un limite difficilmente superabile, che non lascia a Fassbender molto spazio per costruire la propria interpretazione, e nonostante l’azione sia magnificamente girata, non costituisce il motore principale della pellicola.
Le riprese, effettuate con Arri Alexa, Red Weapon e addirittura GoProHero3 Black Edition, non sono spettacolari quanto sarebbe stato lecito aspettarsi e quando la macchina da presa (virtuale) vuole farsi ardita, ci offre il punto di vista di un’aquila negli establishing shot che richiamano fin troppo la finzione videoludica a danno di quella cinematografica.
In conclusione questo primo approdo in sala cinematografica di Assassin’s Creed fatica nel trovare una propria direzione, ma va riconosciuto a Kurzel e alla Fox il merito di aver fatto di tutto per confezionare al meglio il progetto. Probabilmente l’allontanamento di Cooper e Collage dalla writers’ room avrebbe giovato al risultato d’insieme.
Ancora non sappiamo che direzione prenderà il franchise, ma il finale del film sembra un ‘salto della fede’ di cui non vediamo l’atterraggio.