La ricetta usata da Illumination Entertainment sembra garanzia di successo. Una buona animazione, dei personaggi semplici, l’umorismo slapstick e un chiaro riferimento alla società odierna: niente di più elementare, tutto sta nel trovare la giusta proporzione tra le parti e accordarle in un ritmo fluido. Come già Pets – Vita da animali, Sing trova con successo questo equilibrio e si presenta come un film per un pubblico di bambini che però è capace di sorprendere gli adulti, in un inedito mix tra musical e attualità che semplicemente funziona.
Se pensiamo ai palinsesti televisivi generalisti, vediamo che sono dominati dai reality, frutto dell’interesse verso la possibilità offerta alle persone comuni di emergere grazie alle proprie capacità. Nello specifico, sono i talent ‘artistici’ a farla da padrone: il canto, il ballo, la recitazione e la cucina sono al centro della quasi totalità degli show di successo. Inoltre il pubblico vuole sentirsi esperto nel giudicare, e quale migliore espediente dell’immedesimazione nella giuria di turno, per assecondare questa pulsione? Sing ha utilizzato tutti questi elementi e ha aggiunto al tutto un altro elemento di sicura efficacia: la difficoltà dell’uomo comune di mantenersi con i propri guadagni, l’incertezza economica che attanaglia la contemporaneità.
Nel film viene messo in scena il ‘dramma’ di un koala azzimato, Buster Moon, che non riesce a ritirare su il suo teatro e sta per perdere tutto. L’idea è quella di realizzare un concorso canonico aperto a tutto. Saranno solo cinque a passare le selezioni. Mike, il topo artista di strada e imbroglione, Meena, la timida elefantina, Rosita, una scrofa madre di 25 maialini, Johnny, un gorilla figlio di un gangster e Ash, una porcospina punk-rock in una storia d’amore complicata.
In questa cornice lineare viene dato spazio alla vita privata di ognuno, che lotta quotidianamente per sopravvivere. Tutti questi personaggi hanno una grande passione per la musica e cercano una possibilità per venire in luce. Le difficoltà sono rese meno aspre dall’entusiasmo, e così la realizzazione del musical diventa quasi una missione salvifica, che sarà messa alla prova dalle insidie e dai colpi di scena che è lecito aspettarsi. Una storia che stringe il cuore ma è anche ricca di un’infinità di trafiletti comici, un uso caricaturale e grottesco delle maschere animali come incarnazione degli stereotipi umani, nel solco della millenaria tradizione della favola.
L’Illumination Entertainment ha fatto grandi passi avanti dai Minions, dove la parola era quasi inesistente e la storia di poco valore. Ora si punta a catturare anche il pubblico degli adulti e le tematiche toccate sembrano garantirne il successo. A questo si aggiunge un’animazione molto dettagliata e delle scelte cromatiche particolarmente efficaci. La macchina da presa si muove all’interno della storia come se fosse lo sguardo dello spettatore, entrando e uscendo dalle case dei concorrenti, seguendo la loro routine e poi ripresentandoli sul palco. Con grandi carrellate che si spostano da dentro a fuori le case e il teatro, accompagniamo i nostri amici animali nel loro sogno di successo. Viviamo con loro, soffriamo con loro e tutto questo ci ricorda il noir Non si uccidono così anche i cavalli? di Horace McCoy – non solo per la vicenda, ma anche per il modo grottesco di raccontarla.
Un film per bambini che però ha molto da dire.
Sing: la recensione in anteprima (no spoiler)
Dallo studio di Pets e Cattivissimo Me arriva una favola sulle difficoltà economiche di un gruppo di animali che aspirano al successo artistico.