Con gli ultimi fuochi delle feste natalizie, arriva anche Collateral Beauty, il nuovo film di David Frankel, già autore di blockbuster folgoranti come Sex and the city e Il diavolo veste Prada. Stavolta, Frankel accantona la commedia e punta tutto su una storia intensa e drammatica: quella di un pubblicitario di successo, che perde la figlia di sei anni e con lei l’amore per la vita. La formula è quella collaudata di una fiaba americana, dove c’è sempre una seconda occasione, e non esiste notte abbastanza nera perché la speranza non possa tornare a splendere.
Volto immancabile di questa parabola di dolore e rinascita, quello di Will Smith. Al suo fianco, un cast d’eccezione, che può vantare la presenza di Edward Norton, Kate Winslet, Helen Mirren e Keira Knightley. Senza dimenticare una guest star, silenziosa ma determinante: New York, the city of blinding lights, la città dalle luci abbaglianti.
“Tempo, amore e morte. Queste tre cose mettono in contatto ogni singolo essere umano sulla terra. Desideriamo l’amore. Vorremmo avere più tempo. E temiamo la morte”: è lo stesso Howard (Will Smith) a pronunciare queste parole davanti ad amici e colleghi nella sua agenzia pubblicitaria: è un uomo all’apice del successo, che sa come interpretare aspettative e desideri dei suoi clienti. Con un brusco salto temporale, il film ci presenta lo stesso Howard tre anni dopo. Ha perso Olivia, la sua bambina di appena sei anni, e non resta che l’ombra di se stesso. Condivideva la sfida e il sogno di quell’agenzia con i suoi tre migliori amici: Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña). Ora Howard si aggira per gli uffici come uno spettro, interessato solo al gigantesco domino con cui ha occupato l’ingresso. Diserta le riunioni, ripete parole apparentemente prove di senso. I suoi soci hanno già tentato di tutto per riportarlo alla realtà: serve un’azione d’urto, prima che l’agenzia vada incontro a un fallimento inevitabile.
Dapprima, Whit convince gli altri ad assumere un’improbabile investigatrice privata. Grazie a lei, verranno in possesso di tre lettere che Howard ha indirizzato direttamente alla Morte, l’Amore e il Tempo. Fatalmente, Whit ha appena incontrato Amy (Keira Knightley), un’attrice giovane e brillante. La sua piccola compagnia ha bisogno di fondi per finanziare uno spettacolo a Brooklyn. Whit e i suoi amici hanno bisogno di un miracolo. E così Helen Mirren sarà la Morte, Jacob Latimore il Tempo e Keira Knightley l’Amore, pronti a materializzarsi per le strade di Manhattan e offrire ad Howard quel confronto che chiede.
Un po’ d’incanto e un po’ di realismo, tante lacrime e naturalmente i sentimenti più nobili: questi gli ingredienti di un film che potremmo definire facilmente “un mappazzone”. Eppure c’è lei, New York, e una fotografia da Oscar, che illumina anche le svolte più prevedibili e vale da sola il prezzo del biglietto.
Merito di Maryse Alberti, fotografa francese emigrata a New York nella seconda metà degli anni ’70. Celebre per i suoi ritratti di Lou Reed, Iggy Pop e Frank Zappa, dagli anni ’80 inizia la sua collaborazione con Paul Morrissey e si afferma anche come direttrice della fotografia. Tra i suoi lavori citeremo almeno Happiness di Todd Solondz (1998), Velvet Goldmine di Todd Haynes (1998) e The Wrestler di Darren Aronofsky; ma è proprio con Colatura Beauty che sembra aver firmato il suo capolavoro. La fotografia di Maryse Alberti non è solo una splendida confezione: ridefinisce l’idea stessa di profondità di campo. Le strade di Manhattan illuminate a festa sono così realistiche che sembra di poter allungare la mano per toccarle. Ai campi lunghi Maryse Alberti alterna un uso magistrale del bokeh: termine che in gergo fotografico indica il gioco di sfocature sul fondo, mentre il primo piano resta perfettamente a fuoco. Una scelta che esalta la metropoli e i volti dei protagonisti, le emozioni che li attraversano: smarrimento, disperazione, speranza.
È certamente quella visiva la parte più avvincente di Collateral Beauty.
Dettaglio non trascurabile: il regista David Frankel ha voluto la vera New York, e nel pieno della sua atmosfera natalizia, girando la maggior parte del film in esterni. Una sfida tutt’altro che banale, in termini produttivi. Perfino gli uffici appartengono alla Widen+Kennedy, che è davvero la più grande agenzia indipendente al mondo. Dall’Upper East Side a Central Park, da Park Avenue al Greenwich Village, passando per Soho e Chelsea, senza escludere qualche incursione a Brooklyn e nel Queens: Collateral Beauty è anche una lettera d’amore a New York.
Per il resto, purtroppo, Collateral Beauty è una grande occasione mancata.
Attori come Edward Norton, Kate Winslet ed Helen Mirren sono davvero mortificati, troppo stretti in questi ruoli a una sola dimensione. Per non parlare dell’ipocrisia generale del film: gli amici che vogliono le dimissioni di Howard per il suo bene, il dialogo che alla fine scioglie tutti i nodi. Accolto in America da opinioni contrastanti, il film di David Frankel arriva nelle nostre sale il 4 Gennaio. Per il primo capolavoro del 2017, sembra ancora necessario aspettare.