Fare una classifica con i migliori film di un intero anno è un esercizio di sintesi incredibilmente difficile, soprattutto nel definire quale debba essere la tassonomia, quale il criterio secondo cui scegliere le pellicole da lasciare fuori e quelle da includere. Sarebbe facile cedere alla tentazione di assecondare i gusti dei lettori per fare tutti contenti, almeno quanto lo sarebbe isolarsi in una torre eburnea e fingere che l’unico cinema ‘che conta’ sia quello d’essai. Nel cercare un approccio equilibrato al cinema del 2016, abbiamo deciso di fare in modo che nella nostra top 20 non mancassero il cinema d’autore e quello per il grande pubblico, il documentario e il film d’animazione, il cinema per ragazzi, quello musicale e il genere del cinecomic. E, soprattutto, non abbiamo voluto cadere nell’errore di prendere più seriamente il dramma rispetto alla commedia, perché far ridere è un’arte nobile e difficile quanto quella di evocare il dolore.
Nel cercare un equilibrio abbiamo necessariamente dovuto escludere molte pellicole che avremmo a tutti i costi voluto menzionare, come ad esempio Sole Alto, El Club, Fuocoammare, Tutti Vogliono Qualcosa, Deadpool e molte altre. Ci sono stati poi titoli dei quali abbiamo discusso tanto per la classifica dei migliori film dell’anno quanto per quella delle più cocenti delusioni (uno per tutti: Rogue One – A Star Wars Story) e, infine, non avete idea di quanto sia stata limitante la scelta di citare solo i film usciti in sala in Italia nei canali ufficiali, che ci ha impedito di considerare lavori che altrimenti avrebbero torreggiato in vetta alla classifica; si pensi a La La Land di Chazelle, Arrival di Villeneuve, Moonlight di Jenkins, Swiss Army Man dei Daniels, Manchester By The Sea di Lonergan e Rai – Paradise di Konchalovsij.
Fatta questa difficile premessa, potete però esser sicuri che ognuno dei nomi è entrato in classifica dopo una lunga e attenta riflessione e che, anche le pellicole che forse risultano meno conosciute al grande pubblico o che probabilmente non troverete citate altrove, meritano assolutamente l’onore di rappresentare quanto di meglio il cinema del 2016 abbia saputo regalarci. Buona lettura! (clicca qui per le posizioni dalla 20 alla 11)
10. ALPS
Un capolavoro che si regala solo ai palati più esigenti, e che non a caso arriva in Italia a cinque anni dalla sua uscita in Grecia, nella versione in lingua originale sottotitolata e in una manciata di sale. Parliamo di Alpeis (da noi Alps) di Yorgos Lanthimos, vincitore alla 68° Mostra di Venezia del Premio Osella per la miglior sceneggiatura. Da sempre legato al teatro sperimentale, amato dai festival ma assurto alla fama internazionale solo grazie al recente The Lobster, il cineasta greco ci spiazza con la testimonianza asciutta e spietata di un mondo in cui chi sopravvive a un proprio caro paga un attore che lo impersoni. Lanthimos mette in scena la società come una simulazione in cui tutti sono intercambiabili eppure nessuno accetta il cambiamento. Le interpretazioni robotiche degli attori rispecchiano la finzione con cui i protagonisti vogliono raccontarsi una ‘felicità atarassica’, mentre domina un silenzio imbarazzato e la leggerezza è un sofferto punto d’arrivo. Mai come in Alps Lanthimos ha il pregio di rivendicare una libertà creativa che non insegue il grande pubblico e il limite di rivolgersi solo a una platea di cinefili. Spietato.
9. AVE, CESARE!
Joel e Ethan Coen tornano alla commedia e lo fanno riproponendo un soggetto che era nel cassetto dal 2004 e che non a caso ha tutte le caratteristiche del loro cinema migliore. Ave, Cesare! è un’intelligentissima commedia ambientata nella Hollywood degli anni ’50 che segue le vicende del fixer Josh Brolin, della star dei peplum George Clooney e della casta degli sceneggiatori comunisti. I Coen tirano fuori dal cilindro una dichiarazione d’amore verso la film industry, criticandone amorevolmente ma impietosamente ogni debolezza. Tra sfavillanti numeri musicali, templi di cartapesta e fumosi bugigattoli, i fratelli Coen ci raccontano un’altra America. Oltre a Clooney e Brolin, sullo schermo si alternano Ralph Fiennes, Scarlett Johansson, Jonah Hill, Frances McDormand, Tilda Swinton, Channing Tatum e un clamoroso Alden Ehrenreich. Irresistibile.
8. IT FOLLOWS
Se al suo debutto David Robert Mitchell aveva raccontato sorrisi e amori di quattro giovani di Detroit che si affacciano alla vita e al sesso, al suo secondo lavoro cambia completamente registro e cala nello stesso contesto un incubo inarrestabile. In It Follows il terrore è sessualmente trasmissibile, e chi viene contagiato è destinato a essere inseguito da una creatura capace di prendere le sembianze di chiunque e di incedere a piedi e senza sosta verso la propria vittima finché non l’avrà raggiunta e uccisa. Con un’intuizione geniale Mitchell prende la più banale delle storie di fantasmi e la priva di ogni componente metafisica, riuscendo nel difficilissimo compito di proporre un horror innovativo, allegorico e magnificamente girato. Originale.
7. IL FIGLIO DI SAUL
L’esordiente László Nemes decide di ambientare la sua opera prima nell’inflazionato contesto dell’Olocausto, eppure rifugge ogni banalità e riesce anzi a offrire un punto di vita inedito e interessantissimo. Rivoluzionario nella forma e nel contenuto, lo struggente film del regista ungherese racconta la storia di un prigioniero di Auschwitz che, costretto a bruciare i cadaveri dei suoi compagni di prigionia, decide di dare a tutti i costi sepoltura al corpo di un ragazzo che dice essere suo figlio. Un film appassionante sulla sacralità dell’individualità, che lascia l’orrore sempre ai margini della scena e ci fa muovere come fossimo l’ombra del protagonista. Premiato a Cannes, agli Oscar, ai Golden Globe e ai David. Potente.
6. ANOMALISA
Dopo il folle e ambiziosissimo debutto alla regia con Synecdoche, New York il geniale Charlie Kaufman torna dietro la macchina da presa per Anomalisa, un capolavoro in stop-motion che gli vale il Leone d’Argento alla 72° Mostra di Venezia e la candidatura agli Oscar. Il film, che poteva esser scritto solo da Kaufman, racconta la storia di un uomo di mezza età che si trascina annoiato in una vita disillusa nella quale non si aspetta più nulla da nessuno, tanto che tutti hanno la stessa faccia e la stessa voce; un giorno però arriva Lisa, una donna diversa da tutte le altre. Lo sceneggiatore di Se mi lasci ti cancello ci regala il suo film più triste e più poetico; un progetto fuori dagli schemi che rimarrà un punto di riferimento per anni. Amaro.
5. ANIMALI NOTTURNI
Con il suo secondo lavoro, premiato con il Leone d’Argento a Venezia 73, Tom Ford si dimostra capace di lasciare un segno nel cinema come ha fatto nella moda. Nel suo Animali Notturni, trasposizione del bestseller Tony & Susan, racconta la storia di una gallerista di successo che riceve un manoscritto da parte dell’ex marito scrittore. Il libro, violento e pessimista, è a lei dedicato e riesce a turbarla tanto da farle mettere in discussione le scelte degli ultimi anni. Una storia nella storia che contrappone la realtà e la finzione, ma che vuole confrontare quel che è con quel che avrebbe potuto essere. Ford produce, scrive e dirige un gioco di rimandi che si sedimenta lentamente ma inamovibilmente nelle nostre coscienze, mentre Seamus McGarvey ci regala quella che di gran lunga è la più straordinaria fotografia della sua carriera. Conturbante.
4. FRANTZ
È il 1919. In una Germania che si lecca le ferite dopo il primo conflitto mondiale, la giovane vedova Anna si imbatte per caso in uno sconosciuto francese di nome Antoine, che si reca inspiegabilmente a piangere sulla tomba del defunto marito di Anna, Frantz. François Ozon ci regala una pellicola memorabile, che partendo da ingredienti che altri avrebbero sviluppato nel più indigeribile dei melodrammi, confeziona un lavoro seducente e poliformo, che nella sua prima metà ci porta ad interrogarci e nella seconda ha il coraggio di guidare la pellicola in una direzione ben definita. Una storia sulla menzogna, l’intolleranza, l’accoglienza, il cambiamento. Straordinarie le interpretazioni di Paula Beer, premio Mastroianni a Venezia 73, e dell’indecifrabile Pierre Niney. Elegante.
3. IL CITTADINO ILLUSTRE
Come abbiamo premesso, la commedia può regalare grandi pagine di cinema, e di certo è il caso di El Ciudadano Ilustre, esilarante e stimolante pellicola argentina firmata da Gastón Duprat e Mariano Cohn. Un perfetto Oscar Martínez interpreta uno scrittore premio Nobel dal carattere particolarmente introverso che ha la pessima idea di tornare dopo una vita al proprio paesino di nascita, per accettare la cittadinanza onoraria. Se il film ha qualche piccola pecca tecnica, la sceneggiatura è solida come la roccia e ci offre alcune delle scene più divertenti dell’anno, alternate a un bagno di disillusione e amarezza che conferisce al film una profondità inizialmente inaspettata. Un film che vi verrà voglia di rivedere anche tra qualche anno. Intelligente.
2. È SOLO LA FINE DEL MONDO
Il genio di Xavier Dolan firma una pellicola meravigliosamente intima e caotica, in cui ancora una volta i temi della famiglia e dell’omosessualità diventano il punto di partenza per una riflessione sulla natura umana. Louis è uno scrittore di successo che torna dalla propria famiglia dopo 12 anni di assenza per comunicare una notizia di straordinaria importanza; presto però lo scopo di quella visita passerà in secondo piano, mentre torneranno prepotentemente a galla tutte le dinamiche familiari che avevano portato al suo allontanamento. Una pellicola spietata eppure piena d’amore, nella quale l’indomabile debolezza dei sentimenti viene contemplata con poesia e senza giudizi. La regia di Dolan e la fotografia di Turpin sono un matrimonio perfetto. Intenso.
1. THE NEON DEMON
Attenzione a pensare che The Neon Demon sia un semplice horror: l’ultimo film del visionario Nicolas Winding Refn è un capolavoro che rifugge ogni genere, una fiaba esoterica e intrisa di sensualità, che parla della bellezza e della corruzione che si nasconde nel desiderio. Il regista danese attinge a piene mani all’esperienza surrealista e costruisce ogni scena con un’attenzione maniacale al dettaglio, facendo sposare una ricerca estetica ipnotica a una profondità simbolica che costruisce una narrazione parallela. La regia onnipotente di Refn, la fotografia acida e perfetta di Natasha Braier, il commento musicale onirico di Cliff Martinez e l’interpretazione di una Elle Fanning pura e pericolosa danno vita a un film memorabile, un instant classic tra Bret Easton Ellis e Biancaneve che si candida a restare un punto di riferimento della cinematografia contemporanea. Folgorante.
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