La rubrica “Sala di doppiaggio” è curata da Edoardo Stoppacciaro, doppiatore – tra gli altri – di Michael Fassbender, Ryan Gosling, Benedict Cumberbatch e “Robb Stark”.
È di questi ultimi giorni la notizia che, nell’imminente film d’animazione della Sony, Emoji movie, la voce dell’emoticon della cacchina (sic) nella versione originale sarà di Sir Patrick Stewart. Non entrerò nel merito dell’accoppiata che, già concettualmente, risulta quantomeno bislacca: come sempre in questo spazio, vorrei soffermarmi ad analizzare il fenomeno in sé, così come si presenta nei Paesi in cui i film (soprattutto d’animazione ma non solo) vengono prodotti, e per osservarne il riflesso nel nostro Paese, dove queste opere vengono doppiate.
È il cosiddetto fenomeno dei “talent”. Così vengono chiamate in gergo quelle straordinarie eccellenze della recitazione internazionale ‘prestate’ al voice acting per offrire il proprio talento alla caratterizzazione di un personaggio.
Andando indietro di qualche anno, penso a Robert De Niro, Will Smith e Martin Scorsese in Shark Tale, Steve Carell in Cattivissimo Me, Jack Black nella saga di Kung-fu Panda, Mike Myers e Eddie Murphy in quella di Shrek, e più di recente, Bill Murray e Ben Kingsley a dare la voce a Baloo e Bagheera ne Il Libro della Giungla di casa Disney. Potremmo continuare all’infinito: nel cinema americano, è pratica comune dare prestigio a un film d’animazione coinvolgendo nel doppiaggio attori di grande rilievo, e Sir Patrick Stewart nel ruolo di “Cacchina” ne è la deriva più estrema (per il momento).
Il problema è sorto quando l’Italia, vera patria del doppiaggio, ha deciso di fare altrettanto. A modo suo.
Precedenti illustri nel bel Paese ce ne furono, e di che livello! Pensiamo a Renzo Montagnani ne Gli Aristogatti, col suo Romeo “er mejo del Colosèo”, ma erano tempi diversi, e parliamo comunque di professionisti abituati e grandemente esperti della tecnica del doppiaggio. Non so dire quale fu la molla a risvegliare questa tendenza. Probabilmente, all’inizio, fu per una sana voglia di sentire qualcosa di meno “convenzionale”, voluta e gestita da direttori capaci e consci di tutte le difficoltà che tale scelta avrebbe comportato. Jack Skeletron doppiato da un favoloso Renato Zero in Nightmare Before Christmas è un esempio perfetto.
Poi, però, le astute distribuzioni hanno cominciato a intravedere il potenziale commerciale di questa operazione.
Acquistare dello spazio all’interno di una trasmissione televisiva o radiofonica per parlare e far parlare del proprio film in uscita costa soldi. Parecchi. Ma se tra le voci di detto film c’è un personaggio frequentemente ospitato in tv e, durante tre o quattro interviste, se ne esce con «Tra l’altro, in questi giorni uscirà un film che mi sono tanto divertito a doppiare», con gragnola di domande annesse e connesse, ecco che lo spazio pubblicitario è gratuito, perché l’ospite può dire quello che vuole. È stata questa intuizione a innescare la deriva più rovinosa.
È famoso? O – più recentemente – fa un sacco di visualizzazioni su YouTube? Fatelo doppiare a lui!
Ed ecco che, su protagonisti e comprimari di grandi film d’animazione, laddove nella versione originale le voci appartengono ad attori e attrici di prim’ordine, nelle edizioni nostrane i si sono cominciati a imporre i “talent”. Conduttori televisivi, comici di questa o quella trasmissione di cabaret (magari facendo modificare delle battute così che il comico in questione potesse inserirvi il tormentone per il quale era famoso), opinionisti della domenica, YouTuber, cantantucoli usciti da qualche dubbio talent show e così via, hanno garantito (forse) il tanto agognato richiamo pubblicitario al costo di una performance spesso al limite dell’intellegibile.
Doverosa eccezione che sarebbe ingiusto non segnalare, è Giancarlo Magalli. Un conduttore televisivo che, ogni volta che è stato prestato al doppiaggio, ha offerto performance assolutamente indimenticabili, divertite, divertenti, originali, che nulla avevano da invidiare al resto del cast di doppiatori esperti.
Ed ecco che il pubblico si troverà ad ammirare estasiato immagini e storie sempre più toccanti, sempre più artisticamente coinvolgenti, e a saltare sulla sedia quando, in mezzo a un’orchestra di comprimari meravigliosi, il protagonista (o la protagonista) pronuncerà una battuta con un immotivato accento siciliano o piemontese, senza espressione e, spesso, senza far capire una manciata di parole a caso all’interno della battuta stessa. A tale proposito, vi invito a una ulteriore riflessione: a dirigere questi film, ci sono solitamente direttori strepitosi affiancati da fonici eccellenti e da assistenti al doppiaggio di prim’ordine. Detti direttori, il più delle volte, si trovano a dover far incidere un banalissimo «Buongiorno cara. Come ti senti oggi?» 75 volte, e alla fine, detto fonico deve trasformarsi in stregone e prendere il “Buongiorno” dalla trentasettesima incisione, il “cara” dalla sesta, il “come”dalle ventottesima, il “ti” dalla quarantesima, il “senti” dalla settantacinquesima e l’ “oggi” dalla quarta.
Ebbene sì: in certi casi, anche le battute più semplici risultano inutilizzabili e devono diventare oggetto di un lavoro certosino e maniacale svolto da persone di infinita professionalità al fine di salvare il salvabile anche quando di salvabile non c’è nulla.
E sia chiaro che l’illustre “facente-altro” (o “talent”) di turno difficilmente presterà la propria voce per il minimo sindacale, mentre ci sono molti doppiatori di grandissima esperienza e rinomato talento – di quelli che il mondo ci invidia – che fanno fatica a ottenere le maggiorazioni economiche che spetterebbero loro di diritto. Ma ‘va bene’, perché questa tattica, secondo i distributori, dovrebbe garantire un maggiore afflusso di spettatori in sala. Peccato che il più delle volte si tratti di pellicole per le quali l’attesa è altissima già al debutto del primo teaser in lingua originale; pellicole che pur essendo macchine di marketing inarrestabili, riuscirebbero a offrire una qualità straordinaria in ogni aspetto della loro realizzazione. Almeno fino al loro arrivo nelle sale italiane: momento in cui un prodotto precedentemente cesellato con grandissima cura viene messo nelle mani dello YouTuber più seguito o di qualche celebrità del momento. Per quanto tempo dovremo continuare a vedere prodotti potenzialmente molto validi stuprati dal doppiaggio di persone che dovrebbero dedicarsi (e che, di fatto, si dedicano) a tutt’altro?