La storia che vi stiamo per raccontare potrebbe benissimo essere presentata come quella di un principe che assale un castello per salvare il proprio amore. Solo che non è una principessa a dover essere salvata, il castello non è un castello, ma un casinò di Las Vegas e il principe è Vincent Downs (Jamie Foxx), poliziotto della sezione omicidi dalla morale discutibile, che si ritrova coinvolto nel furto di una ingente partita di droga, tanto da trovarsi contro non uno, ma ben due boss criminali: Stan Rubino (Dermot Mulroney), proprietario del casinò, e Rob Novak (Scott McNairy), padrone indiscusso del giro di droga in città. Il prezzo da pagare sarà la vita del figlio preso in ostaggio, e le accuse di corruzione da parte della poliziotta Jen Bryant (Michelle Monaghan), che controllerà ogni sua mossa a un palmo di distanza.
Baron Bo Odar (Who Am I, Il Silenzio), sceglie il rifacimento del film francese Nuit Blanche per fare il grande salto dai piccoli film alle grandi produzioni americane. Il suo Sleepless è pura e semplice azione, che richiama i vecchi Die Hard e qualche pellicola di Michael Mann, come La Sfida o Collateral. Ad una prima visione potrebbe sfuggire ai molti una regia che tanto banale in fin dei conti non è: la macchina da presa si fa portatrice dei movimenti di Vincent e degli altri in scena, passando così da inquadrature lunghe e stabili, che volano maestose su Las Vegas, alla camera a mano che trasmette il senso di squilibrio mentale e emotivo che i personaggi stanno vivendo. Queste sottili, benché semplici mosse registiche, passano in secondo piano, fino ad essere del tutto trascurate, di fronte alle corse in macchina e soprattutto alle coreografie di lotta. Ogni pugno risuona nella nostra testa, tanto sono violenti; ad ogni colpo sobbalziamo al solo pensiero del dolore provato dalla vittima. Non a caso queste scene sono state pensate da Jeff Imada, coordinatore degli stunt di Hollywood, e che ha firmato le coreografie di Fight Club e Iron Man 2.
Purtroppo però, tutto questo non basta e Sleepless si ritrova ad essere un coniglio in una gabbia dalla quale non riesce proprio ad uscire: in un film in cui le regole aristoteliche di spazio e tempo sono felicemente rispettate (l’azione infatti si dispiega nell’arco di una sola notte e quasi esclusivamente all’interno del casinò), la struttura solida che si richiede a un thriller si infrange contro una pessima gestione delle azioni dei vari personaggi e di una narrazione frammentaria, che corre tanto, ma soprattutto si rincorre troppo.
Jamie Foxx, dalla carriera sempre più altalenante, dopo Django di Tarantino, non si sa per quale motivo, torna agli ambienti action che già aveva conosciuto con Collateral di Michael Mann. Ma il suo Vincent è troppo vittima di una sceneggiatura che lo vede barcamenarsi tra le tante sale del casinò e le continue telefonate della moglie preoccupata, che finisce per essere una presenza comica prima e fastidiosa poi, inserita a forza nel film per introdurre il tema della famiglia ritrovata.
Anche Michelle Monaghan è stretta in un personaggio che si fa fatica ad inquadrare: poliziotta zelante e leale, allarmata dall’emergenza corruzione nelle forze dell’ordine, agisce in maniera talmente impulsiva che le sue mosse diventano il motore stesso dell’intera azione, che a questo punto si rivela essere un continuo riparare alle sue intromissioni. Così tutti gli altri personaggi, compreso il Rob Novak particolarmente riuscito a McNairy, non sono altro che un contorno a questo duo smarrito e scombinato.
Le prime tensioni e i temi tipici del genere thriller, lasciano ahimè, sempre più spazio alla pura azione, che tuttavia si aggroviglia su se stessa e ne esce stanca e banalizzata. Proprio come lo spettatore: affaticato, confuso e un po’ amareggiato.
Sleepless: la recensione in anteprima (no spoiler)
Di Elena Pisa
Il remake di Nuit Blanche con Jamie Foxx e Michelle Monaghan è un thriller-action senza compromessi.