Questo è un periodo piuttosto impegnativo per Jason Momoa: l’attore hawaiano, divenuto famoso per il ruolo di Khal Drogo in Game of Thrones, è ormai una stella in ascesa che si divide tra cinema impegnato (è uno dei protagonisti di The Bad Batch, film di Ana Lily Amirpour presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia) e i grandi blockbuster (dove vestirà i panni di Aquaman in Justice League); oltre a tutto questo Momoa è anche la star di Frontier, la prima serie originale di Discovery Channel Canada (co-prodotta e distribuita all’estero da Netflix).
Frontier è un period drama ambientato nel Canada del ‘700.
Declan Harp (Jason Momoa) è un fuorilegge metà irlandese e metà nativo americano che ostacola gli affari della britannica Hudson’s Bay Company, capitanata dal sadico Lord Benton (Alun Armstrong); Benton ha un conto in sospeso con Harp (il fuorilegge infatti un tempo era dalla parte degli inglesi) ed assieme al suo braccio destro, il capitano Chesterfield (Evan Jonigkeit), mette a punto un piano per catturarlo: servendosi di un ragazzino, Michael Smyth (Landon Liboiron), i due vogliono stanare il fuorilegge facendo leva sulle comuni origini irlandesi di Smyth e Harp. Benton però non sa che Chesterfield sta tramando contro di lui per diventare governatore della regione, aiutato nell’impresa dalla proprietaria della birreria locale Grace Emberly (Zoe Boyle), e non sa neppure che altri personaggi sono interessati a porre fine al monopolio del commercio delle pellicce della HBC, in primis l’americano Samuel Grant (Shawn Doyle).
La serie, pur essendo tutt’altro che perfetta, è comunque un prodotto decoroso.
Lo show creato da Rob e Peter Blackie (che vede lo stesso Momoa nei panni di executive producer) è un ibrido tra due serie che affrontano tematiche molto simili a Frontier, ovvero la limited series BBC One/FX Taboo e il period drama AMC TURN: se l’incipit narrativo ricorda molto la prima (un uomo solo che sfida una multinazionale senza scrupoli), la seconda ha influenzato in maniera evidente Frontier nello sviluppo della trama e nella rappresentazione scenica. Purtroppo l’estetica non è al livello dei due prodotti sopra citati e lo script non spicca certamente per originalità, insabbiato in alcuni frangenti da clichè abusati nel genere (come la vendetta personale dell’eroe, ad esempio), ma, se escludiamo alcune incongruenze ed ingenuità, la serie ha un buon ritmo ed intrattiene come dovrebbe. Gli showrunner hanno anche compiuto un buon lavoro nella caratterizzazione dei personaggi, che non sono oscurati dalla presenza scenica di Momoa (convincente nei panni del fuorilegge “wild”) ma brillano di luce propria, soprattutto se facciamo riferimento ai characters di Lord Benton (impersonato da un grande Alun Armstrong) e di Emberly (una brava e bella Zoe Boyle); lo stesso discorso però non vale per quanto riguarda la compattezza della gestione narrativa, vittima nella seconda parte (anche nel season finale) di uno sviluppo troppo affrettato e prevedibile degli eventi clou, anche se, bisogna dirlo, la stagione è infatti formata da soli sei episodi (probabilmente qualche episodio in più avrebbe fatto comodo agli autori).
Frontier non è un capolavoro e non vuole minimamente esserlo ma è uno show senza fronzoli e molto onesto nei confronti di chi lo guarda (e questo non è poco); anche le produzioni di medio livello, se realizzate decorosamente, hanno dignità di esistere e, pur non essendo proprio indimenticabile, la serie di Discovery Channel (già rinnovata per una seconda stagione) fa parte di questa rispettabile categoria.