Avevamo lasciato il trentanovenne regista canadese Brad Peyton al catastrofico San Andreas (2015) e lo ritroviamo in sala con Incarnate, il suo ultimo film che si inserisce a pieno titolo nel filone demoniaco-esorcistico ma con qualche elemento di novità. Se pensate di avvicinarvi a questa pellicola resettate gran parte della filmografia precedente di genere, a cominciare dai nomi inquietanti dei demoni e accontentatevi di Maggie. Tuttavia anche se nei circa novanta minuti di film perfino l’esorcismo sarà una sorta di non-esorcismo, troverete tanti elementi adatti ad accontentare i vostri gusti con scene terribili, che in questi casi funzionano sempre. Appare semmai lodevole il tentativo di Brad Peyton di introdurre qualche trovata originale mantenendo però strutture di base collaudatissime. Nell’attesa che ognuno deduca la sue personali conclusioni su cosa c’è di mezzo tra il dire e il fare di Peyton, per noi, impenitenti tradizionalisti, il mare è ancora la ragionevole unità di misura. Detto ciò non ce la sentiamo di condannare il regista canadese e il suo lavoro, non fosse altro perché è stato costretto a confrontarsi con una sceneggiatura che, pur avendo grandi potenzialità, è stata elaborata come se l’autore Ronnie Christensen con il passare del tempo ci avesse creduto sempre di meno, limitandosi così da metà film in poi a timbrare il cartellino, rendere il tutto inspiegabilmente debole e vanificare inevitabilmente gli apprezzabili sforzi di regia per tenere la barra su livelli quantomeno accettabili. Sulle capacità di Peyton ha creduto evidentemente anche Jasom Blum che ha prodotto Incarnate e il cui curriculum produttivo annovera, tra i tanti, film del calibro di Paranormal Activity, Sinister, The River, Oculus, Ouja e, da ultino, Split di M. Night Shyamalan.
Il dottor Ember (Aaron Eckhart) è uno scienziato di successo che perde la moglie e il figlio a causa di un incidente, dopo il quale egli stesso rimane gravemente ferito tanto da vivere su una sedia a rotelle. A causare l’incidente un demone, Maggie. Ember giura che la sua esistenza d’ora in poi sarà votata alla vendetta e alla distruzione di Maggie. Tra l’altro con il passare degli anni, durante la sua caccia al demone, scopre di avere la singolare e rara capacità di entrare nella mente dei posseduti. Un metodo di esorcismo-non esorcismo, il suo, che, lungi da partire da motivazioni o “poteri” religiosi, cerca di liberare gli indemoniati entrando nella loro mente ed estirpando il male che se ne è impossessato nutrendosi delle loro energie. La sua fama arriva fino in Vaticano che invia un suo messaggero, Camilla ( Catalina Sandino Moreno) per segnalargli il caso di Cameron (David Mazouz), un bambino di undici anni particolarmente grave con il quale hanno fallito i migliori esorcisti cattolici. L’uomo vorrebbe rifiutare ma scoprirà che il demone del bambino è proprio quello di Maggie. A questo punto entra in contatto con la madre di Cameron, Lindsey (Carice Van Houten), una donna separata in conflitto con l’ex coniuge con cui si contende il figlio, trasferisce nella casa della donna la sua squadra, le sue apparecchiature e affronta Cameron.
Il film si avvale di bravi attori. David Mazouz nonostante sia ancora un bambino dimostra grande padronanza della scena, probabilmente anche troppa per rendere completamente esplosivo il contrasto tra infanzia e demone che solitamente spiazza e inquieta gli spettatori. Se siete padri e madri, invece, più che sull’esorcismo di Cameron, rivolgete lo sguardo sulla morsa che lo schiaccia tra le opposte verità dei genitori. Incarnate, in definitiva, rappresenta un’altra tappa intermedia di Brad Peyton, alla ricerca di una sua identità che forse non ha ancora scoperto.
Incarnate – la recensione in anteprima dell’horror con Aaron Eckhart
Un horror che si innesta nel filone delle possessioni demoniache facendo leva su un approccio originale ma risentendo di uno script debole.