La Jazz Age e la vita di Zelda Sayre sembrano avere qualcosa da dire nel 2017: per il cinema arriveranno Zelda e The Beautiful and the Damned, mentre per il piccolo schermo dal 24 febbraio sarà disponibile su Amazon Video la serie Z: The Beginning Of Everything.
Nei panni della controversa e affascinante donna tre grandi donne: Jennifer Lawrence (per Zelda, con la regia di Ron Howard), Scarlett Johanson (per The Beautiful and the Damned) e Christina Ricci (per la serie Amazon).
UN PO’ DI STORIA
Zelda Sayre è stata definita una flapper, una parola sola che indicava quella generazione di giovani donne che, a cavallo degli anni ’20, ha abbracciato uno stile (di vita ed estetico) che ha avuto delle eco anche nel movimento femminista degli anni ’70.
Gonne corte, capelli a caschetto, fumo, alcol e una sessualità più libera rispetto al modello femminile dell’epoca, hanno reso Zelda Sayre un personaggio chiacchierato già nelle cronache di quegli anni. A portarla sulla cresta dell’onda sono stati certamente i suoi eccessi, ma non possiamo non prendere in considerazione anche il suo amore (romantico e tormentato, travolgente e ossessivo) con Francis Scott Fitzgerald (sì, l’autore de Il grande Gatsby).
Zelda e Scott erano ragazzi dalla vita frenetica, avevano desiderio di modernità e di successo; frequentavano New York, Parigi e l’Italia in un’epoca in cui il viaggio non era alla portata di tutti; vennero in contatto con un giovane Hemingway e Isadora Duncan (la madrina della danza moderna). Con queste premesse è facile immaginare quanto irrisolti e irrequieti potessero essere. Ed è altrettanto semplice capire quanto affascinante sia il racconto di quell’epoca filtrato dallo sguardo affamato e malinconico dei due giovani.
LA SERIE
Z: The Beginning Of Everything è una period drama (dieci episodi da 30 minuti) che va ad arricchire la scuderia di Amazon. La serie è tratta da Z: A Novel of Zelda Fitzgerald, un romanzo di Therese Anne Fowler; è un viaggio negli anni ’20 e nell’emotività oscura di due giovani che verranno toccati dalla fama, dalla follia e dall’alcolismo.
Già nel pilot, diretto da Tim Blake Nelson, si capisce l’intenzione di illuminare l’esistenza di Zelda, di riabilitare il ricordo una donna che storicamente è vissuta all’ombra di Scott, sottovalutata e dimenticata dai più.
La serie ha una struttura circolare: un flashforward occupa i secondi di apertura, mentre il voice over di Christina Ricci ci accompagna dentro alla storia, riavvolgendo il nastro fino a tornare, appunto, al Beginning Of Everything, l’inizio di tutto.
Un inizio un po’ lento forse, che dura un’intera puntata ma che serve a presentare il personaggio di Zelda prima che fosse influenzata dalla presenza di Scott. Il pilot mostra apertamente il potenziale artistico e autodistruttivo della ragazza, raccontata come un’anima moderna intrappolata nell’epoca sbagliata.
Il primo episodio gioca sull’emotività: non ci sono grandi sorprese nel plot ma basta un po’ di cocciuto romanticismo nei confronti della vita per prendere le parti della protagonista. Nell’ottica di mostrare Zelda Sayre e restituirle un po’ dello spazio che le è stato tolto in vita, gli altri personaggi e la regia sembrano farsi da parte, sobriamente: la scena è tutta per Zelda, per il suo umore altalenante e per la ricerca di ciò che non ha (e per Christina Ricci, che parla anche con gli occhi).
È un bel pilot, e la storia può migliorare (se e) quando emergeranno anche le personalità degli altri personaggi. E quando saremo catapultati nei ruggenti anni ’20.