Si sa, al cinema come in ogni altro campo ci sono annate più fortunate ed altre meno. Se però pensiamo alle pellicole realizzate nel 2016, è evidente che il livello qualitativo medio dei film dello scorso anno sia stato straordinariamente alto. Ecco, nonostante probabilmente nessuna delle sei candidature di Manchester By The Sea agli Academy Awards – ad eccezione di quella per il miglior attore – si trasformerà in premio, sappiate che il nuovo film di Kenneth Lonergan è un lavoro straordinario che potrebbe degnissimamente meritarsi ognuna delle importanti statuette per le quali ha ricevuto la nomination.
Lo script, firmato dallo stesso Lonergan (già autore di successi come Gangs of New York e Terapia e Pallottole), sulla carta potrebbe sembrare dei più noiosi e indigeribilmente melodrammatici: un tuttofare che conduce una vita solitaria a Boston, alla morte del fratello, viene convocato nella sua città natale (quella del titolo), dove scopre di esser stato nominato tutore del nipote sedicenne.
Con uno soggetto del genere, di cui non vi riveliamo null’altro ma che vi assicuriamo ha molto altro da dire, l’unica speranza di tirar fuori un film appena decente sta tutta nel trattamento.
Ebbene, Kenneth Lonergan mette evidentemente tutto il suo cuore e il suo talento nel progetto e riesce a consegnarci uno dei film più drammatici degli ultimi anni, ma al contempo un’opera a tratti divertentissima, caratterizzata da una raffinata gentilezza, e in generale delicata come i colori della stupenda fotografia digitale di Jody Lee Lipes ed emozionante come la colonna sonora di ricca di parti corali di Lesley Barber – a tratti reminiscente degli arpeggi di Philip Glass.
In una prima fase Lonergan doveva occuparsi esclusivamente dello script, considerato che titolare della regia e del ruolo di protagonista doveva essere Matt Damon.
Nel corso dello sviluppo l’agenda dell’attore si è però rivelata troppo affollata e così, mentre Damon ha continuato a farsi carico della produzione, dietro la macchina da presa è finito l’autore, e a vestire i panni del main character è stato chiamato Casey Affleck, fratello del più noto – ma meno talentuoso – Ben e amico da sempre di Damon.
Senza nulla togliere al volto di Jason Bourne, se questo è il risultato finale non c’è che da esserne entusiasti, perché la performance attoriale di Affleck (già celebrata con un Golden Globe) è da manuale e anche le interpretazioni di Michelle Williams e del giovane Lucas Hedges non sono da meno.
Il più grande merito della pellicola è quello di riuscire ad essere straordinariamente misurata e dolce pur colpendo con forza lo stomaco della spettatore, un colpo dopo l’altro, nella più compassata nonchalance.
Manchester By The Sea è infatti innanzitutto una pellicola sul dolore più indomabile, di quelli capaci di immobilizzarti, e in tal senso la scelta operata in fase di scrittura di non proporre un arco evolutivo per il protagonista è quanto di più intelligente Lonergan potesse fare.
In particolare, il film riesce a raccontare il dolore da un punto di vista maschile come forse nessuna pellicola è riuscita a fare in precedenza.
Così come un uomo nei suoi momenti più bui fingerà sempre – con scarsi risultati e virate improvvise – che tutto sia più o meno sotto controllo, magari accennando un sorriso e facendo spallucce quando in realtà vorrebbe crollare in lacrime, così il regista circonda la sofferenza più estrema di un contesto idilliaco e di affettuosa speranza, creando un bilanciamento perfetto che ci restituisce la poesia della vita in tutta la sua contraddittorietà, con un punto di vista profondamente maschile eppure libero da ogni stereotipo.
Il risultato è un racconto privo di ogni morbosità sulla fragilità di un uomo provato dalla vita, e vi garantiamo che una volta usciti dalla sala non resterete delusi. Manchester By The Sea esce nei cinema italiani il 16 febbraio.