Londra, 1996: Mark Renton ha scelto la vita, o meglio ha scelto di fregare gli amici di una vita, Sick Boy, Begbie e Spud, lasciandoli addormentati in una stanza d’albergo, pronto ad andarsene senza mai voltarsi indietro. Con le 20.000 sterline che hanno ricavato da una partita di eroina, ha deciso di azzerare tutto: la dipendenza dalla droga e dai suoi fraterni amici.
Così finiva Trainspotting, adattamento di Danny Boyle del romanzo omonimo di Irvine Welsh: un film che è andato perfino oltre la definizione di cult, diventando il manifesto di una generazione perduta, che ha rifiutato la scialba routine dei padri, senza trovare alternative oltre notti interminabili tra night-clubbing, alcool e droga.
Da anni si rincorrevano i rumors su un possibile sequel: eppure eguagliare quel folgorante impasto di ironia e tragedia, musica e sequenze visionarie, sembrava una missione impossibile perfino per Danny Boyle. Leggenda vuole che il regista volesse aspettare che i suoi protagonisti fossero davvero invecchiati vent’anni, perché interpretassero in modo più consapevole il seguito della storia. Quanto è certo, è che Boyle ha dichiarato apertamente di non amare Porno, il romanzo che è tecnicamente il sequel di Trainspotting, cui il suo film è ispirato solo in parte. Il resto, è tutto opera di Danny Boyle e dello sceneggiatore John Hodge.
Valeva la pena di aspettare: Trainspotting 2 è un film che non lascia un solo dettaglio al caso, trovando un equilibrio quasi irreale tra presente e passato, e che somiglia ai suoi protagonisti, prigionieri di una nostalgia irrimediabile, destinata a riportarli sempre indietro alla loro gioventù bruciata.
Mark Renton (Ewan MacGregor), Simon ‘Sick Boy’ (Johnny Lee Miller) e Daniel ‘Spud’ Murphy (Ewen Bremner) ne hanno provate tante per darsi una ripulita, ma il risultato non è esattamente un successo. Dopo essere scappato con le 20.000 sterline, Mark ha lasciato la sua parte a Spud, ed ha scelto Amsterdam per costruirsi una parvenza di normalità. Dopo un infarto e un matrimonio fallito, non può che ripassare dal via: da Edimburgo, la sua stanzetta angusta, con i treni sulla carta da parati, e quegli amici a cui non ha mai chiesto perdono. Troverà Spud, che ha perso un altro lavoro, ha un figlio che non gli rivolge neanche la parola e non sa staccarsi dalla sua unica vera amica, l’eroina. Simon invece sembra passato efficacemente alla cocaina, e divide le sue attività imprenditoriali tra il vecchio pub ereditato dalla zia (ridotto a un rudere che avrà si e no 4 avventori), qualche ricatto a sfondo sessuale e il sogno di aprire un bordello per la sua fidanzata bulgara, Veronika (Anjela Nedyalkova). Dapprima Simon non è felice di trovarsi davanti il vecchio Rent Boy. Ma tra recriminazioni e propositi di vendetta, l’amicizia che li ha visti crescere insieme riprende come non fosse passato un giorno. C’è solo una variabile impazzita: a causa dello scherzetto di Renton, Frank Begbie ha passato vent’anni in galera, un periodo che non ha certo giovato alla sua già scarsa sanità mentale. Se riavvicinarsi a Spud e Simon per Mark è stato facile, sfuggire al passato ormai non è più possibile.
Trainspotting 2 è intessuto di riferimenti al passato, che si ripresenta ossessivamente in forma di flashback, carico di ombre, sensi di colpa, sogni infranti e aspettative mancate, ma anche il brivido di emozioni impossibili da dimenticare. Come il rapporto di amore e odio che lega indissolubilmente Mark e Simon: quell’amicizia che forse, per loro, è l’unica normalità possibile.
Anche questa volta, la colonna sonora svolge un ruolo da protagonista. Ritroveremo gli Underworld e il ritmo martellante di Born Slippy, che diventa ora Slow Slippy. Ma è solo l’inizio. Direttamente dai peggiori club anni ’90 tornano anche i Prodigy: a loro è affidato il remix di Lust for Life di Iggy Pop, e l’arduo compito di rendere il pezzo simbolo di Trainspotting anche più acido di quanto già non fosse. Perché l’amalgama di presente e passato sia perfetta, Danny Boyle ha scelto di spaziare tra gloriosi classici anni ’80, come Dreaming dei Blondie, Radio Ga Ga dei Queen e Relax dei Frankie goes to Hollywood, abilmente mixati con il meglio dell’underground contemporaneo, in particolare Silk di Wolf Alice (splendido brano scelto anche per il trailer del film) e Young Fathers, formazione hip-hop che ha conquistato la scena di Edimburgo.
Il risultato è folgorante come il sequel di Trainspotting doveva essere: una tragedia intrisa di sarcasmo, perfino di tenerezza, capace di essere struggente e insieme farci ballare sulla sedia tutto il tempo.
Il linguaggio di Trainspotting 2 resta un mix irripetibile di allucinazioni e crudo realismo, suoni, colori e montaggio esasperato, merito anche dell’inconfondibile tocco di Anthony Dod Mantle: il direttore della fotografia formato dall’avanguardia di Dogme 95 (suo il lavoro alla macchina da presa per Festen di Thomas Vintemberg, Julien Donkey-boy di Harmony Korine, fino a Dogville di Lars Von Trier) e che dopo l’Oscar per The Millionaire resta saldamente al fianco di Danny Boyle. Trainspotting 2 è atteso in sala per giovedì 23 Febbraio: fan vecchi e nuovi non troveranno di che essere delusi.