Ben Affleck non spicca per le sue doti attoriali (tutt’altro) ma come regista è sicuramente uno degli autori americani emergenti più interessanti degli ultimi dieci anni: grazie infatti a pellicole come Gone Baby Gone, The Town e Argo (premio Oscar come Miglior Film nel 2013), il suo lavoro dietro la macchina da presa è stato universalmente ben accolto dalla critica e premiato dal pubblico con buoni incassi. Considerando queste premesse, ha suscitato un grande clamore mediatico il flop commerciale negli States del suo quarto lungometraggio, La Legge della Notte, il gangster movie fortemente voluto dalla star hollywoodiana che uscirà nelle sale italiane il 2 marzo.
La Legge della Notte è l’adattamento cinematografico del romanzo di Dennis Lehane del 2012.
Ambientato negli anni venti, il film racconta la storia del reduce di guerra Joe Coughlin (Ben Affleck), che nonostante sia figlio del capitano della polizia di Boston Thomas Coughlin (Brendan Gleason) diventa un fuorilegge e si innamora di Emma (Sienna Miller), amante del boss locale Albert White (Robert Glenister). Quest’ultimo ovviamente viene a sapere della relazione tra i due e dà una severa lezione a Joe, il quale, per vendicarsi del grave torto subito, decide di offrire i suoi servigi al proprio acerrimo nemico, il boss mafioso italiano Maso Pescatore (Remo Girone), che lo trasformerà in un vero e proprio gangster.
Dispiace dirlo ma questa volta il divo ci regala il film meno riuscito della sua carriera da filmmaker.
Sulla carta questo progetto aveva delle potenzialità enormi perché Affleck, come ha già dimostrato nelle sue pellicole precedenti, è un regista dallo stile molto classico, fortemente influenzato dal grande cinema della ‘nuova Hollywood’ (soprattutto noir e poliziesco) e un’opera come La Legge della Notte, in mano ad uno come lui, poteva realmente riportare in auge un genere ormai démodé come quello dei gangster movie. Dal punto di vista formale il film è impeccabile nella regia e nelle scenografie, si vede in modo lampante che Affleck si è ispirato a cult come L.A. Confidential e Gli Intoccabili, ma Live By Night (questo è il suo titolo originale) risente di considerevoli problemi, in primis nella sceneggiatura. Nonostante non si possa mettere in dubbio il talento nella scrittura del due volte premio Oscar, lo script è claudicante per tre motivi: Affleck non riesce a trovare l’equilibrio giusto tra il noir ed il melodramma (che in alcuni frangenti si mangia il film), non spinge sufficientemente sull’hard-boiled, requisito fondamentale per una storia di gangster (come invece insegna la grande serie HBO Boardwalk Empire), e soprattutto, se escludiamo un paio di ruoli, la caratterizzazione dei personaggi non è assolutamente all’altezza di un lungometraggio con grandi ambizioni come questo. Certo, se si ha a disposizione bravi attori la lacuna viene in parte colmata dalle loro interpretazioni (e qui il supporting cast è di ottimo livello, da Elle Fanning a Chris Cooper passando per Sienna Miller, Zoe Saldana e il nostro Remo Girone).
Qui però passiamo al secondo, vero grande difetto del film ovvero Ben Affleck attore.
In principio la pellicola doveva avere come protagonista Leonardo DiCaprio (che qui figura come produttore esecutivo) ma poi non se ne fece nulla e subentrò al suo posto proprio il nuovo Batman. Se da un certo punto di vista si può anche comprendere una scelta del genere (Affleck, rispetto a Leo, per questo film ha il physique du rôle) all’atto pratico si è rivelato un errore quasi tragico; l’attore nato a Berkeley riesce a dare il meglio di sé in ruoli dove la sua monoespressività viene utilizzata dai registi in un contesto surreale (come nei film di Kevin Smith, in Gone Girl di David Fincher o in The Accountant, per esempio) ma quando il gioco si fa serio (cioè reggere quasi da solo un lungometraggio), ecco che esce fuori la sua totale inadeguatezza. Per interpretare un personaggio del genere, ovvero un antieroe “romantico”, è necessaria una grande capacità nel cambiare registro, cosa che Affleck non riesce minimamente a fare col risultato di distruggere il pathos e vanificare in parte il lavoro dei suoi colleghi più bravi (sarebbe stato interessante vedere al suo posto gente come Tom Hardy o Jon Hamm, loro sì perfetti per questo ruolo).
Probabilmente il flop del lungometraggio, che ammonta a circa 75 milioni di dollari di perdite generate, è uno dei motivi che hanno spinto Ben Affleck a rinunciare alla regia di The Batman (ricordiamo che entrambi i film sono prodotti dalla Warner Bros) e questo rattrista molto perché un talento del genere viene inevitabilmente condizionato da un passo falso così importante; al netto di tutte le sue imperfezioni, La Legge della Notte non è una pellicola da bocciare del tutto (anzi, qualche guizzo lo regala) ma lascia l’amaro in bocca per la grande occasione persa.