Tra le novità in sala, da Mercoledì 8 Marzo arriva anche Bleed – Più forte del destino: il biopic dedicato a Vinny Pazienza, meglio noto come Vinny Paz, pugile italoamericano che alla fine degli anni ’80 si è reso protagonista di una straordinaria parabola di riscatto e rinascita, considerata la più sorprendente in tutta la storia del pugilato (e forse dello sport in genere). Pazienza aveva sempre pensato che prima o poi la sua vita sarebbe diventata un grande film: dopo vent’anni ecco Bleed – più forte de destino, scritto e diretto da Ben Younger (regista noto per Prime, commedia brillante con Uma Thurman e Meryl Streep) e prodotto da Martin Scorsese (che non a caso è l’autore di Toro scatenato, il capolavoro del 1980 che ripercorre ascesa e caduta del mito di Jake LaMotta). Protagonista del film è Miles Teller: dopo il successo di Whiplash, mentre il regista Damien Chazelle ha definitivamente conquistato Holywood con l’acclamato La La Land, Teller desiderava un ruolo diverso, più adulto e impegnativo. Così ha accettato la sfida di Bleed, affrontando 8 mesi di preparazione, tra dieta ferrea e un estenuante regime di fitness e allenamenti. Una sfida che può certamente dirsi superata: l’interpretazione di Miles Teller è senza dubbio il pilastro del film.
Bleed inizia quando la carriera del giovane Vinny sembra già arrivata al capolinea: il ragazzo è una testa calda, ha problemi di peso, non ha saputo gestire il successo, meno che mai la sua passione per le donne e il gioco d’azzardo. Dopo aver vinto il titolo mondiale, subisce una rovinosa sconfitta da parte di Roger Mayweather. Il suo agente Lou Duva (Ted Levine) non vede l’ora di disfarsi di lui, per questo, lo affida a una vecchia gloria caduta in disgrazia: Kevin Rooney (interpretato da un eccellente Aaron Eckhart). Al contrario, quello tra Vinny e Kevin è un incontro destinato a cambiare la vita di entrambi: Rooney convince Paz a tentare una mossa particolarmente azzardata, come saltare due categorie, passando direttamente dai superleggeri ai pesi superwelter. Contro ogni pronostico, si rivela una scelta vincente: Vinny Paz mette al tappeto il francese Gilbert Delé, riconquistando la cintura di campione del mondo. Il sogno, purtroppo, è destinato a durare pochissimo: Vinny resta vittima di un drammatico incidente stradale, dove riporta la frattura del collo. Il referto medico non lascia alcuna speranza: Vinny potrebbe non tornare neanche a camminare. Tornare alla boxe è drasticamente escluso. Eppure, neanche questo riesce ad abbattere un uomo come Pazienza. Mentre ancora indossa un tutore Halo, un dispositivo di sostegno cervico-toracico fissato direttamente al cranio tramite viti, Vinny Paz convince Rooney a riprendere gli allenamenti. Ad appena un anno dall’incidente che avrebbe dovuto fermarlo per sempre, il pugile famoso come “The Pazmanian Devil” è pronto a tornare sul ring e il combattimento più importante della sua vita.
Il film di Ben Younger, che ha visto la stretta collaborazione di Pazienza, è una grande celebrazione del campione, del suo spirito indomito, di quella determinazione che sembra vincere qualunque ostacolo. Eppure, nonostante ottimi interpreti e una solida struttura, Bleed non colpisce, e non esce dal tracciato di una prevedibile retorica.
Ben Younger è certamente molto abile a costruire il contesto: da un lato il mondo della boxe, fatto di fatica, sogni infranti e procuratori privi di scrupoli, dall’altra la numerosa famiglia di Vinny, chiassosa e iperprotettiva. Il clan Pazienza riassume i migliori cliché sugli italianamerican negli anni ’80: un tripudio di acconciature voluminose, vistosi gioielli d’oro e statuine della Madonna. Oltre all’eccellente interpretazione di Miles Teller e Aaron Eckhart, sono ottimi comprimari anche Katey Sagal (Louise Pazienza) e soprattutto Ciaràn Hinds, attore inglese noto soprattutto per il suo Mance Rayder ne Il Trono di spade, che qui interpreta Angelo, padre di Vinny e suo più grande fan.
Nel complesso, Bleed – Più forte del destino è un film che può certamente emozionare gli appassionati di boxe e soprattutto gli estimatori de “Il diavolo della Pazmania”. Altri potrebbero trovare meno interessante questa acritica celebrazione del campione, forse troppo vicina all’agiografia dei santi, la quale, tra l’altro, sembra trascurare i lati più oscuri della storia e del temperamento di Vinny, che nella realtà ha invece collezionato arresti per abuso di alcool, violenza domestica, assegni falsi e varie altre amenità. Soprattutto, la regia di Ben Younger, una volta sul ring, non sa raggiungere il crudo realismo di Toro scatenato, principale riferimento del film, al cui confronto Bleed resta solo un onesto ma non elettrizzante prodotto d’intrattenimento.