Ryan Murphy, il Re Mida delle serie antologiche, ha fatto di nuovo centro: dopo il grande successo ottenuto con American Horror Story e American Crime Story, lo showrunner torna alla ribalta con Feud, la sua nuova creatura targata FX che fa luce sulle rivalità celebri che hanno contribuito ad influenzare l’immaginario collettivo. E come iniziare nel modo migliore questo show? Raccontando una delle inimicizie più forti della storia del cinema, quella tra le due dive di Hollywood Joan Crawford e Bette Davis.
Le due grandi attrici sono impersonate dai premi Oscar Jessica Lange e Susan Sarandon.
All’inizio degli anni Sessanta, Joan Crawford (Jessica Lange) e Bette Davis (Susan Sarandon) sono due star sul viale del tramonto che non riescono più ad ottenere ruoli decorosi perché non più in grado, secondo i produttori dell’epoca, di generare incassi (prerogativa di attrici molto più giovani e provocanti come Marilyn Monroe e Audrey Hepburn); un giorno però la Crawford legge il romanzo Che Fine Ha Fatto Baby Jane di Henry Farrell e ne rimane talmente colpita da mettersi in gioco in prima persona per realizzarne l’adattamento cinematografico (con l’obiettivo di rilanciare la sua carriera) e, proprio per questo motivo, riprende i contatti con il regista Robert Aldrich (Alfred Molina) ma soprattutto con la nemica di sempre, quella Bette Davis che sembrava nata per interpretare la parte di Baby Jane.
Il pilot di Feud è, assieme a quello di Legion, il più convincente di questo inizio anno.
Il canale via cavo di proprietà della Fox (network che ha un sodalizio ormai decennale con Murphy) è l’emittente che finora ha proposto le novità più interessanti del 2017, senza ombra di dubbio; se però in Legion a colpire è il suo approccio innovativo (rispetto agli show di Netflix, ABC e The CW) al genere supereroistico in TV, in Feud la prima cosa che salta all’occhio è la classicità (anche se solo apparente) nella messa in scena. Lo showrunner infatti, grazie agli sceneggiatori Jaffe Cohen e Michael Zam, costruisce una storia che a livello superficiale potrebbe sembrare un semplice biopic ma, se analizziamo più in profondità, è evidente come Murphy abbia preso una vicenda di cinquant’anni fa per fare il punto della situazione sulla condizione attuale dell’industria cinematografica americana. Il messaggio che vuole lanciare è che in questo arco di tempo, alla prova dei fatti, è cambiato molto poco: anche oggi Hollywood compie discriminazioni nei confronti delle attrici in avanti con gli anni e non è un caso che siano state scelte come protagoniste, con un intento più metacinematografico che metatelevisivo, due interpreti come Jessica Lange e Susan Sarandon, da diversi anni snobbate dal cinema di serie A (in quest’ottica sono amaramente ironici i cameo di Kathy Bates e Catherine Zeta-Jones, anch’esse premi Oscar che non fanno più parte da tempo del giro che conta). Oltre alla critica nei confronti dello star system, il pilot ci regala un ritratto molto fedele di due personalità straordinarie, antitetiche ma al tempo stesso complementari (quasi simbiotico) che, in un contesto totalmente sfavorevole, riescono a rilanciarsi grazie al loro immenso talento. Inutile dire che la Lange e la Sarandon rubano la scena a tutti (è assurdo che due leonesse del genere non riescano a trovare spazio sul grande schermo) ma molto interessante è anche il lavoro di caratterizzazione dei personaggi secondari (su tutti la collaboratrice della Crawford e il Jack Warner interpretato da Stanley Tucci).
Non serve essere degli appassionati del grande cinema classico americano per apprezzare sin da subito questo pilot e, considerando l’aura di leggenda che aleggia sul capolavoro di Aldrich e sul confronto epocale tra queste due icone della settima arte, lo show ci regalerà parecchie soddisfazioni nelle prossime settimane. Vi terremo aggiornati sulla messa in onda italiana!