Quello del lavoro è stato un argomento di grande rilievo nella scorsa annata sul grande schermo, a conferma del fatto che l’arte cinematografica – per affermazione o negazione – è uno specchio della società che la produce.
Tra le pellicole italiane sul tema ve n’è una che racconta i problemi legati all’occupazione vincolandoli a un punto di vista strettamente femminile e alzando la posta in gioco con la leva morale del ricatto (per una richiesta apparentemente di poco conto), strumento perfetto per fare da motore dell’intera sceneggiatura.
7 Minuti, film di Michele Placido inizialmente presentato alla Festa del Cinema di Roma e ora disponibile in home video su distribuzione Koch Media, non è un lavoro esente da difetti, eppure proprio questo amalgama di spunti narrativi lo rende molto interessante e capace di sollevare quesiti tanto complessi quanto attuali.
Un’azienda tessile in difficoltà sta per essere rilevata da investitori francesi, che per risollevarne le sorti dovranno intervenire pesantemente sull’organico. Per stabilire le sorti delle lavoratrici viene indetto un tavolo cui si confronteranno la proprietà attuale (rappresentata da Michele Placido), gli acquisitori d’Oltralpe (rappresentati da Anne Consigny) e una rappresentante della forza lavoro (Ottavia Piccolo). Come spesso accade, ci sarà un prezzo – apparentemente piccolo – da pagare e sarà compito della Piccolo comunicare alle sue colleghe le eventualità messe sul piatto dai Francesi, in merito alle quali le operaie avranno l’incombenza di prendere una decisione.
Il film ha una matrice quasi teatrale, e si regge prevalentemente sullo script e sulle interpretazioni. Il cast è tanto ricco quanto eterogeneo, e nei panni delle lavoratrici, al fianco della straordinaria Ottavia Piccolo, troviamo Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Violante Placido, Clémence Poésy, Maria Nazionale, Balkissa Maiga, Luisa Cattaneo, Erika D’Ambrosio e Sabine Timoteo. L’oggetto del contendere è ovviamente in sé sterile, trattandosi di accordi contrattualistici, e l’intera componente emotiva è legata alla capacità delle comprimarie di rendere le implicazioni emotive e psicologiche che il confronto comporta per ognuna. In tal senso il lavoro di recitazione è dirimente, e mentre alcune delle attrici riescono a brillare creando un’empatia profonda nello spettatore (si pensi in particolare alla Angiolini e alla Mannoia), altre (la Capotondi, per fare un nome) offrono una performance scadente che trascina a tratti la pellicola su toni televisivi. Il livello dei dialoghi è altalenante quanto quello delle interpretazioni, e a volte la causalità di alcuni ragionamenti rimane una chimera.
In un contesto tanto cinematograficamente statico sta soprattutto al linguaggio costruire il ritmo, e così il tremolio a tratti invasivo della macchina a mano e il montaggio serrato ma didascalico dei dialoghi finiscono per egemonizzare l’esperienza filmica, a danno di una narrazione di personaggi che, anche per via del casting affollato, risultano in alcuni casi bidimensionali.
Difficile dire se ci si sarebbe potuti spingere più in là rincarando la dose sulla provocazione, ma quel che è certo è che la tematica di 7 Minuti riesce a coinvolgere nonostante una confezione a volte non riuscitissima. I contenuti speciali del blu-ray, ovvero un dietro le quinte e un documentario di ben 40 minuti di durata, riusciranno a trasportare ulteriormente lo spettatore nella storia, diventando un complemento più che apprezzabile.
7 minuti: in home video una storia di donne e lavoro
Michele Placido racconta la storia di un'azienda in crisi e di un gruppo di lavoratrici costretta a decidere del proprio futuro. Ora disponibile in blu-ray.