Il dettaglio di un occhio. Lo sguardo perso nel vuoto di chi scorge la libertà ma è consapevole che non potrà mai raggiungerla. Al di là di un oblò, su un aereo silente e spettrale, volano i pensieri di molti soldati tornati dal fronte afghano.
Si apre così il dramma psicologico diretto da Delphine e Muriel Coulin e in concorso a questa 35a edizione del Bergamo Film Meeting. Un film che già aveva convinto per intensità narrativa e ricerca formale al Festival di Cannes, in cui vinse il prestigioso premio alla miglior sceneggiatura nella sezione “Un Certain Regard”.
Voir du Pays, cioò “girare il mondo”, racconta di alcuni giovani soldati di ritorno dal fronte che vengono stanziati per tre giorni in un hotel di Cipro: una sorta di periodo di “disintossicazione” dalla guerra, per facilitare il loro reintegro nella vita di tutti i giorni. Tra feste di paese, balli di gruppo e svago preconfezionato, si accorgono ben presto di trovarsi in una terra di mezzo, un Eden posticcio dimenticato dal mondo. Pese idilliaco sì ma anche un limbo sospeso sulle acque dove poter espiare le proprie colpe e rigenerare mente e corpo prima di affrontare una nuova missione e tornare così nell’inferno della guerra. I soldati sono infatti chiamati a partecipare a sessioni simulate in cui rivivere le terribili vicende avvenute sul campo di battaglia, per condividerle coi compagni e – a detta degli psicologi – poter superare eventuali traumi e shock; le loro divise, tutte uguali, quasi li trasformano in cavie da laboratorio pronte a soddisfare ogni ordine loro imposto e il tutto degenera nel momento in cui subentra il desiderio di evasione da quell’isola claustrofobica che non permette fuga e non permette di vedere il mondo reale, distanziato dall’immensità del mare.
Ciò che sorprende è senz’altro il ritratto triste e disperato che le sorelle Coulin fanno di queste nuove leve dell’Esercito francese: i loro volti spenti quando non rabbiosi si intensificano ogni giorno che trascorrono sull’isola, consapevoli che nulla al mondo potrà mai cambiare l’indole e il destino di un soldato o cancellare per sempre i ricordi di un terribile passato; nemmeno un’escursione nell’entroterra cipriota con gli amici conosciuti sul luogo; nemmeno un bagno in notturna, spogliati della divisa, in quel mare che li separa dalla vita autentica.
Perché Voir du Pays è essenzialmente un film sulla divisione e la distanza. Intesa sia nel senso più concreto del termine, la stessa che intercorre tra i soldati e le loro famiglie o all’interno della stessa Cipro, terra di confine scissa tra Turchia e Grecia. Sia intesa in senso figurato, a causa del difficile percorso intrapreso dai giovani francesi che li separa dalle loro aspirazioni e da un’esistenza serena; arruolatisi nell’esercito con la speranza di una vita fatta di avventure e tornati invece dall’orrore bellico con il rancore di aver perso un compagno che non sono riusciti a salvare. Emblematica sarà in questo caso la figura di Aurore, nell’interpretazione ottima di Ariane Labed, che soltanto alla fine avrà il coraggio di ribellarsi a un destino da lei scelto e cambiare in meglio il proprio futuro; accorciando il divario da quella realtà che non vede da tempo.
BFM35 – la recensione in anteprima di Voir Du Pays
Al Bergamo Film Meeting arriva la pellicola di Delphine e Muriel Coulin premiata a Cannes; un racconto del difficile rapporto dei militari con la normalità.