Nelle sale italiane dal 20 al 22 marzo, Pino Daniele – Il tempo resterà è il docu-film prodotto da Sudovest produzioni, Rai Cinema e distribuito da Nexo Digital, con la regia di Giorgio Verdelli (vincitore del premio Moige per Unici, programma di Raidue che racconta la vita dei grandi artisti) e la consulenza artistica e musicale del figlio di Pino Daniele, Alessandro.
Un film in cui Pino Daniele si racconta, con le sue note e le sue parole, in un montaggio interessante che gli permette di essere la voce narrante di se stesso. Ma “non è la biografia di Pino Daniele”, dichiara il regista. E infatti è la musica il linguaggio universale, il codice, il modo di comunicare di Pino Daniele, ed è attraverso la musica che l’artista partenopeo viene raccontato: le sue canzoni e i suoi concerti – ancor più che l’uomo – sono i veri protagonisti, e con essi i sentimenti, il fermento culturale e l’atmosfera di una Napoli sempre presente. Il viaggio di Pino Daniele fu tutt’altro che solitario, e così le inquadrature in cui il cantautore è solo sono pochissime: collaborazioni straniere, prove, concerti, incontri; il bluesman napoletano è il grande talento ma non l’unico: al suo fianco le personalità non scompaiono ma si amalgamano; un rapporto da cui ognuno ne esce arricchito.
In Pino Daniele – Il tempo resterà non sono le date a costruire un percorso, ma troviamo una continua rete di rimandi tra versi, canzoni, aneddoti, fatti, appunti e persone, che sono tutti collegati tra loro e si rincorrono, unendo con fluidità le sezioni del film. Non si ha l’impressione di assistere a interviste ma a un racconto in cui si passa dagli aneddoti scolastici a quelli di un dopo-concerto, dal modo in cui ci si è conosciuti al modo in cui si sono attraversati gli anni.
La maggior parte dei brani è tratta dalle tappe dei tour, soprattutto quella di Pescara del 1980, favorita dal regista per la tonalità, e quella di Caracalla del 1992, il grande ritorno dietro cui c’era Massimo Troisi e lo stesso Giorgio Verdelli. La scelta di privilegiare le esibizioni live vuole sottolineare la spontaneità, la veridicità, e la forza della musica dal vivo che, come ricorda James Senese, era tanto profonda da commuovere; e la natura unica degli assoli, in cui l’anima del super-gruppo (Pino Daniele, James Senese, Rino Zurzulo, Joe Amoruso, Tony Esposito, Tullio de Piscopo) si manifestava. “La forza era il live” dice Tullio de Piscopo.
Uno dei pregi di questo docufilm è quello di proporre delle perle rarissime: video e foto inediti, intimi, in cui si è trasportati in un momento in cui qualcosa che adesso conosciamo bene ancora non esisteva. Nell’enorme repertorio di editi e inediti, ci si chiede come abbia fatto il regista a non perdersi, e lui in conferenza stampa sottolinea di aver voluto evitare il troppo noto, e di essersi fatto guidare dai sentimenti. Sentimenti che, a ben vedere, sono il vero filo conduttore di questo racconto fluido e multiforme e dell’arte di Pino Daniele. I suoi estimatori sono avvisati: avete tre giorni di tempo per correre al cinema.