Nick Hornby torna nelle sale cinematografiche dopo altri adattamenti del calibro di Alta Fedeltà di Stephen Frears con John Cusack, About a Boy di Paul e Chris Weitz con Hugh Grant e Non Buttiamoci Giù di Pascal Chaumeil con Pierce Brosnan e Toni Collette. Stavolta però l’adattamento è tutto italiano. Vero, non lo abbiamo dimenticato: anche È nata una star del 2012, di Lucio Pellegrini con Luciana Littizzetto, Rocco Papaleo e Pietro Castellitto, era effettivamente un libero adattamento di un racconto dello stesso autore. Ma l’operazione, benché coraggiosa per il fatto di essere riusciti a sfuggire alla farsa italiana dalla risata facile e possibilmente volgare che si insinuava dietro una storia che racconta di porno, non poteva dirsi riuscita e soddisfacente per un cinema italiano che cerca di uscire da canoni banali seguiti da ormai trent’anni.
Stavolta è Andrea Molaioli (La ragazza del Lago), a prendere in mano un best-sellers di matrice fortemente britannica, per adattarlo all’Italia, riuscendo a raccontare il rapporto genitori-figli sotto una nuova luce e in maniera più originale del suo collega.
In Slam – Tutto per una ragazza Samuele (Ludovico Tersigni) è un teenager appassionato di skate che per affrontare i propri problemi si confronta in modo immaginario con il suo idolo Tony Hawk, del quale ha un enorme poster in camera. È rivolgendosi a lui che il protagonista cerca di affrontare le difficoltà della vita adolescenziale e la paura di cadere vittima della “maledizione” della sua famiglia: diventare genitori a sedici anni. Ma l’entrata nella sua vita della bella Alice (Barbara Ramella), appartenente alla borghesia romana, lo farà scontrare proprio con l’arrivo inaspettato di un figlio. Sam, con la genuinità che gli appartiene, saprà rialzarsi tra cadute sullo skateboard e nella vita, tra sogni premonitori e viaggi temporali, e soprattutto tra una madre (Jasmine Trinca) in cerca di se stessa e un padre (Luca Marinelli) in cerca di una fuga.
La sceneggiatura non si concentra su un focus preciso e per questo a tratti non convince; alcuni degli elementi che dovrebbero esser necessari alla comprensione del punto di vista di Sam – che è quello della narrazione stessa – finiscono inoltre per allungare inutilmente la storia. Questo arricchimento superfluo del piano narrativo a volte sfocia nel confusionario e se il ‘dialogo’ unidirezionale tra Sam e Tony Hawk (presente nella pellicola sotto forma di voce narrante) è uno spunto interessante, i momenti di assenza del protagonista e i suoi viaggi temporali, immaginari o meno, non trovano una collocazione stabile all’interno del film. Ci troviamo così a vedere due volte sullo schermo la stessa vicenda, prima tramite un sogno di Sam e poi nella vita reale. Ma la soluzione narrativa del ‘replay’ funzionava molto meglio sulle pagine di Hornby di quanto non faccia sul grande schermo.
A dispetto delle suddette incertezze, lo script si rivela anche un punto di forza del film, laddove non sfiora lontanamente l’effetto Moccia pur raccontando una storia d’amore tra un ragazzo di modesta estrazione e una ragazza della borghesia romana, e non indulge sui toni melodrammatici che avrebbero potuto accompagnare la tematica della gravidanza e di una sua eventuale interruzione. Al contrario le motivazioni etiche restano in secondo piano, e il fulcro della storia rimane il tentativo dei genitori di convivere con i propri sogni nonostante l’imprevedibilità della vita. Mescolando cinema e cultura italiana a modelli stranieri (lo skate, le canzoni della colonna sonora, le ambientazioni underground alla base del romanzo originale), Molaioli riesce senza forzature a presentare una storia d’amore senza idealizzazioni e secondo un percorso classico di formazione.
Il tutto viene aiutato da performance ben impostate e naturali: Ludovico Tersigni e Barbara Ramella sono credibili e a dispetto della poca esperienza non offrono le interpretazioni artificiose che ci saremmo potuti aspettare da molti loro colleghi ben più navigati. Molto convincente anche Jasmine Trinca, che rende con pacata accuratezza tutte le contraddizioni di una madre amorevole che si trova a dover accompagnare il figlio attraverso scelte tanto difficili. A rubare la scena però è Luca Marinelli: scapestrato, inadatto al ruolo di padre e ancor più a quello di nonno, strizza l’occhio al suo zingaro di Lo Chiamavano Jeeg Robot con l’accento romano, ma si spoglia di ogni meschinità risollevandosi come il più ironico e divertente del film, nonostante le pochissime volte che lo vediamo in scena.
Il tema della gravidanza si conferma una costante degli ultimi mesi, dopo Piuma, caldamente accolto dalla critica e più modestamente dal pubblico, e Il Padre D’Italia, in cui era già presente Marinelli seppur in un ruolo profondamente diverso. Riflettere sul perché l’idea di una vita in arrivo sia tanto presente nelle pellicole italiane recenti richiederebbe uno spazio a parte, ma quel che possiamo dire è che la leggerezza (che collega Slam soprattutto al film di Roan Johnson) può benissimo essere un pilastro su cui far poggiare un ottimo film, senza che le risate siano per forza ricercate da una comicità spicciola né le lacrime da un dramma melenso. Slam – Tutto per una ragazza arriverà nelle sale italiane il 23 marzo e – notizia davvero interessante – sarà distribuito nel mondo da Netflix.
Slam – Tutto per una ragazza: la recensione in anteprima
Di Elena Pisa
Andrea Molaioli firma una adattamento tutto italiano per l'omonimo romanzo dell'autore di culto Nick Hornby. Nel cast anche Luca Marinelli.