Bambi ha un sogno: diventare scrittore. Vuole convincere i ragazzi a non compiere i suoi stessi errori, e con la pubblicazione delle sue storie vuole cambiare vita e garantire un futuro migliore al figlio. Bambi ha alle spalle un trascorso difficile. Entra ed esce dal carcere sin dall’adolescenza, ma proprio durante l’ultima condanna a due anni per rapina a mano armata raggiunge la consapevolezza di dover chiudere con quel passato segnato dalla criminalità; l’unica soluzione è allontanarsi dal quartiere in cui ha sempre vissuto, Watts, il distretto residenziale a sud di Los Angeles, nonché zona più povera e degradata della città californiana. Come lui stesso racconta «se vivi qui ti senti diviso in due, il cuore da una parte, il quartiere dall’altra. Il cuore dice “non uccidere”. Il quartiere dice “uccidi”. Ma sei da solo quando finisci dietro alle sbarre e al buio ripensi ad ogni piccolo particolare».
Imperial Dreams, scritto e diretto da Mark Vitthal, è stato presentato al Sundance Film Festival nel 2014, vincendo la categoria Best of Next che premia il miglior film realizzato con il minor budget. Protagonista assoluto è John Boyega, ancora misconosciuto ai più – raggiungerà il successo presso il grande pubblico l’anno successivo, grazie al ruolo di Finn in Star Wars: Il risveglio della forza – che nonostante la giovane età e la limitata carriera, riesce a portare sullo schermo un’interpretazione convincente dal primo all’ultimo minuto. Il ritratto di Bambi restituito al pubblico è quello di un uomo combattuto, diviso tra le sue origini e la voglia di cambiare il suo destino, apparentemente già scritto.
La sceneggiatura non perde tempo a spiegare il contesto circostante e ci troviamo così subito proiettati all’interno della storia. Bambi ha scontato la sua condanna, è appena stato rilasciato e sta tornando dalla famiglia, ma ad aspettarlo non c’è una festa di bentornato: la madre tossicodipendente è stesa sul divano priva di sensi, e il figlio di cinque anni è lasciato libero di girovagare per la casa dello zio del protagonista, un criminale locale.
Consapevole delle disastrose condizioni economiche del nipote, sarà proprio lo zio a porre Bambi davanti ad una scelta: consegnare una partita di droga in cambio di qualche migliaio di dollari oppure prendere il figlio ed andarsene. La strada verso la redenzione non è facile come si aspettava, e Bambi deve fare i conti non solo con l’insistenza dello zio, ma anche con le difficoltà burocratiche; non può cercare lavoro perché non ha la patente. Non può richiedere la patente perché deve pagare gli arretrati del sussidio per il figlio – mai richiesti dalla compagna ma imposti obbligatoriamente dallo Stato – ma non può pagare il debito perché non ha un lavoro.
Con il suo lungometraggio, Vitthal riesce a ricreare l’atmosfera cupa e deteriorata di Watts senza mai cadere nello stereotipo del quartiere malfamato: ci sono le sparatorie e le sirene della polizia ma vengono lasciate sullo sfondo, per concentrarsi sulle vicissitudini del protagonista e sui suoi pensieri, emozioni e sensazioni. Le parole di Bambi in voice over permettono allo spettatore di capirne lo stato d’animo e di avvicinarsi a lui, accompagnandolo nella sua sopravvivenza all’ostilità che lo circonda con il costante promemoria di non ricadere negli errori del passato, rendendo il film a tratti molto intimista.
Imperial Dreams ha tra i suoi intenti quello di dimostrare che, nonostante la cruda realtà ti riporti sempre con i piedi per terra, con la testa e con il cuore puoi non smettere di sognare e desiderare un futuro migliore, ed è solo una delle tante pellicole che negli ultimi anni hanno dimostrato l’importanza, la qualità e la forza del cinema indipendente.
Il film, prodotto da Netflix, è disponibile in streaming per i clienti del web service di Los Gatos.
Imperial Dreams: la recensione del film Netflix con John Boyega
La star di Guerre Stellari John Boyega è il protagonista di un toccante dramma distribuito da Netflix. Vincitore al Sundance Film Festival.