Il gigante cinese influenza in una molteplicità di modi il nostro quotidiano, eppure il continente asiatico rimane un grande sconosciuto per la maggior parte di noi. Apparentemente potrebbe essere utile un ripasso della storia della Cina moderna per apprezzare appieno Tiger Mountain, la pellicola del prolifico regista Hark Tsui pubblicata in questi giorni in blu-ray da CG Entertainment e ambientata durante la Guerra Civile Cinese, verso la fine del quarto decennio del ‘900. Ma, per l’appunto, la Cina è lontanissima da noi anche da un punto di vista culturale, e così una tematica storico-bellica che in Occidente verrebbe trattata con drammaticità e rigore, diventa un pretesto per imbastire un godibilissimo blockbuster d’avventura e d’azione dai toni propagandistici, in cui la spettacolarizzazione è la prima regola, e che per questo propone un linguaggio che normalmente ci aspetteremmo da un cine-comic.
Superato quindi lo shock antropologico di ritrovare villain da fumetto, morti in slow motion e prodezze acrobatiche degne di un wuxiapian, rimane la straordinaria possibilità di capire meglio un mercato che sta influenzando in modo sempre più massiccio la cinematografia contemporanea e che non possiamo assolutamente limitarci a liquidare con supponenza e snobismo cinefilo (anche perché, nonostante la tentazione linguistica, il sostantivo ‘americanata’ sarebbe quantomai inappropriato).
Gli eventi del film si svolgono nel pieno della guerra civile tra comunisti e nazionalisti e vedono come protagonista una guarnigione dell’EPL (l’Esercito Popolare di Liberazione), il cui compito è quello di riconquistare una santabarbara abbandonata dai Giapponesi e ora in mano a una banda di briganti comandata dal temibile signore della guerra Lord Hawk. La presa della postazione, collocata su un dirupo della Montagna della Tigre e protetta da un’imponente spiegamento di armi, sembra un’impresa impossibile per lo sparuto gruppo di militari comunisti già provati dalla fame e dalla battaglia, ma la sua riconquista ha un’importanza strategica nella guerra all’ala destra del Kuomintang (il Partito Nazionalista Cinese) e pertanto i nostri eroi si dimostreranno disposti a tutto per il bene del PCC.
I toni propagandistici sono oltremodo evidenti anche grazie a una scelta narrativa comunque interessante, che nelle prime scene del film paragona in un montaggio volutamente stridente la prosperità della Cina contemporanea alle difficili condizioni dei ‘padri fondatori’, eroi di guerra attanagliati da fame e freddo. Tale componente politica cede comunque subito il passo ai toni del film di avventura divertente e appassionante, in cui ogni scelta di regia e direzione della fotografia è tesa a spremere il meglio dalle riprese in 3D dual strip nativo girato con le ormai onnipresenti Red Epic (le stesse macchine che userà James Cameron per girare il prossimo film della saga di Avatar). È proprio la realizzazione tecnica a risultare uno dei più straordinari punti di forza del film: se infatti la tecnologia 3D è diventata un detestabile gimmick il cui unico scopo è quello di fare da ‘specchietto per le allodole’ allo scopo di alzare il prezzo dei biglietti, qui si rivela uno spettacolare espediente narrativo per trascinare lo spettatore direttamente dentro l’azione. Scordatevi le terribili riconversioni cui l’industria cinematografica contemporanea ci ha abituati: se avete un televisore 3D (preferibilmente attivo), Tiger Mountain sarà in grado di regalarvi un’esperienza che probabilmente non avete mai vissuto, in cui un’onnipresente e marcatissima profondità dei piani vi entusiasmerà e vi farà chiedere come sia possibile che non abbiate visto più pellicole in cui la tridimensionalità è realizzata con tanta cura.
È proprio la spettacolarità ad essere ricercata nel film di Tsui, e in questo senso – non senza numerose trovate che per i canoni occidentali risultano a dir poco kitsch – la pellicola intrattiene magnificamente, e risulta avvincente pur senza mai sfiorare toni realmente drammatici.
Il cast del film vede l’uno di fianco all’altro alcune delle più grandi star cinesi del cinema contemporaneo, note anche al mercato Hollywoodiano: Hanyu Zang e Kenny Lin (visti entrambi di recente in The Great Wall), Nan Yu (The Expendables 2), Geng Han (Transformers 4 – L’era dell’estinzione) e un irriconoscibile Tony Ha Fai Leung (il protagonista di L’Amante di Jean-Jacques Annaud) nel ruolo di un villain che sembra Heihachi Mishima di Tekken.
In conclusione Tiger Mountain è un film capace di regalare una grande esperienza cinematografica a chi accetti di guardarla con gli occhi dello spettatore cinematografico asiatico, e, anche se il finale tra il soprannaturale e l’allegorico rischierà di strapparvi qualche sincera risata (a dir poco), non rassegnatevi: in una vera follia filmica la pellicola ospita ben due finali. La seconda rilettura degli eventi infatti, immaginata dagli eredi contemporanei dei protagonisti, porta oltre ogni limite il costume occidentale delle scene post-crediti, e nel suo dichiarato intento di rileggere in chiave ancora più estrema un passato nemmeno troppo remoto, è la quintessenza di questa curiosa operazione cinematografica. Da recuperare nell’ottima edizione blu-ray che ospita sia la versione 2D che quella 3D del film.
Tiger Mountain: un 3D clamoroso per il Blu-ray del blockbuster cinese (recensione)
Arriva in home video una folle rilettura tra avventura e azione di un episodio della Guerra Civile Cinese. Un godibilissimo 'cine-comic di guerra'.