Selezionato per rappresentare la Croazia agli Oscar nella sezione “miglior film straniero”, premiato per la miglior regia al Festival Internazionale di Belgrado e presentato in anteprima alla Berlinale, Dall’altra parte sarà nelle nostre sale dal 30 marzo, distribuito da Cineclub Internazionale distribuzione.
Vesna (Ksenija Marinković, scelta dal regista Zrinko Ogresta anche per le affinità tra la sua storia personale e la storia del personaggio) è la protagonista assoluta attorno cui ruota il film. Donna di mezza età e infermiera a domicilio, vive un’esistenza tranquilla finché un giorno suo marito Žarko (Lazar Ristovski), con cui non parla da più di vent’anni, rientra violentemente nella sua vita, provocando nella donna un turbamento emotivo crescente che è il perno della vicenda. La coppia aveva avuto due figli: Jadranka (Tihana Lazović), in procinto di sposarsi con l’idealista e sognatore Božo (Toni Šestan), e Vladimir (Robert Budak), sposato con Nives (Tena Jeić Gajskj), che però tradisce con una collega (Marjia Tadić). I numerosi personaggi sono spesso appena abbozzati, tratteggiati con poche frasi, e nessuno di essi sembra fondamentale per la trama: il loro alternarsi serve infatti a mostrare la coda lunga della guerra jugoslava e ad aiutare il regista a delineare il carattere di Vesna.
L’aspetto più notevole del film è proprio la regia, manifesto del pensiero di un Ogresta che punta tutto sull’autenticità: la scelta dei piani sequenza vuole evitare l’artificio manipolatorio del montaggio, che ricorre invece come cross cut nelle telefonate tra Vesna e Žarko. La ricerca del vero emerge anche dalla scelta stilistica di non comporre mai inquadrature troppo pulite, ma di privilegiare la presenza in campo di ostacoli visivi. L’espediente di frapporre fronde, porte o persone tra noi e la protagonista restituisce l’intimità di chi è spettatore dal vero delle sue vicende, rafforzata da movimenti di macchina che ricalcano quelli che faremmo con la testa nello spiarne il quotidiano.
Il regista, per sua stessa ammissione, richiede allo spettatore una grande – eccessiva – attenzione, finalizzata a cogliere gli innumerevoli dettagli sparsi nel film, che però facilmente rischiano di sfuggire. Ogresta ripone probabilmente troppa fiducia anche nel cinefilo più attento, e il rischio è che parte dei numerosi dettagli meticolosamente distribuiti nell’opera restino poco più che spunti.
Il titolo del film sembrerebbe suggerire l’adozione da parte del regista di un punto di vista invertito sulle vicende jugoslave, ma bastano pochi minuti di visione per rendersi conto di come non sia il punto di vista storico a interessare al cineasta: alla base dell’opera c’è infatti una profonda neutralità, che mette vinti e vincitori sullo stesso piano. La lontananza temporale delle vicende e il distacco con cui quindi possono essere considerate permettono al regista di raggiungere questa equidistanza: “Non sarei stato in grado di fare questo film, in questo modo, due o tre anni dopo la guerra”, ci ha dichiarato.
Dall’altra parte vuole essere un film sulle persone, e per questo il contesto resta sullo sfondo, emergendo debolmente di tanto in tanto. Questa scelta, pur comprensibile, genera disorientamento nello spettatore che non entri in sala con una conoscenza più che solida dell’antefatto storico. In tal senso anche la sceneggiatura pecca di reticenza, in particolare nell’accennare alla biografia dei personaggi secondari – si pensi al marito di Vesna – ma anche nella chiusura della pellicola.
In conclusione quello di Ogresta è un lavoro assolutamente degno di nota, e se per apprezzarlo appieno occorre ritornare preventivamente sui conflitti che hanno martoriato la terra jugoslava, allora non possiamo che pensare che sia comunque un’occasione in più per conoscere meglio un pezzo di mondo a noi così vicino.
Dall’altra parte: la recensione in anteprima
Zrinko Ogresta racconta indirettamente le conseguenze del conflitto jugoslavo, concentrandosi sulle persone.