Prosegue il concorso al Lucca Film Festival e Europa Cinema e arriva il turno di Afterlov, pellicola del debutto in qualità di regista e autore del greco Stergios Paschos, finora cimentatosi solo con una nutrita serie di corti.
La storia è a dir poco essenziale ed è quella di Nikos (un indigeribile Haris Fragoulis), musicista disoccupato che è costretto a fare da guardiano alla lussuosa residenza ateniese di un suo amico momentaneamente fuori città. L’uomo non ha ancora superato la fine della sua storia con Sofia (Iro Bezou) e pertanto, nel tentativo di capire cosa sia andato storto, decide di invitare la ex a trascorrere con lui una settimana ‘in amicizia’ nella villa. Una sorta di breve vacanza – apparentemente – senza alcun secondo fine. La donna accetta ma presto inizia un gioco di ruolo per il quale i due decidono di rimanere reclusi in casa finché non verranno a galla i reali motivi della loro rottura. Come è facile prevedere, il soggiorno sarà teatro del classico tira e molla che caratterizza la fine di ogni relazione importante, fatto di intensi riavvicinamenti e liti furiose. Nessun colpo di scena, nessun guizzo creativo; solo la gamma completa e di certo non avvincente dei cliché propri di una coppia scoppiata.
Sin dalla prima scena è chiara la natura profondamente teatrale dell’opera, con il protagonista che rompe la quarta parete (e se durante i 94 minuti di metraggio si fosse limitato a rompere quella, gliene saremmo stati grati) e con un vaniloquio interminabile si rivolge improvvisando allo spettatore, che mette a parte della premessa iniziale.
L’interpretazione dei due protagonisti, nonché unici interpreti della pellicola, è profondamente incentrata sulla recitazione all’impronta e d’altronde per ‘inventare’ i prevedibilissimi dialoghi che caratterizzano la più normale delle relazioni amorose non serve necessariamente essere dei novelli Shakespeare. Tali dialoghi (o monologhi), unica vera colonna portante del film, hanno il resistibilissimo appeal delle interminabili e ripetitive discussioni di coppia, la qual cosa porta a chiedere cosa diavolo abbia fatto credere a Paschos che l’esperienza potesse essere auspicabile per un qualsiasi spettatore.
Un’incontenibile sensazione di noia e frustrazione diventa presto il rumore bianco che fa sparire qualsiasi cosa accada sullo schermo, e l’involontaria detestabilità dei protagonisti (soprattutto di Fragoulis, che si produce in una performance sempre ingiustificatamente troppo carica) trasforma il lungometraggio in una maratona del fastidio che difficilmente vi sentireste di augurare anche al vostro peggior nemico.
Se poi aggiungiamo che una lunghissima scena di ‘sesso’ (mezz’ora, con il bacino immobile, a darsi manate in faccia in perfetto stile Asperger) riesce ad essere la parte più noiosa e antierotica di tutta l’opera, ogni speranza di avere a che fare con un lavoro decoroso si spegne nella rassegnazione.
In conclusione Afterlov è un film tanto pretenzioso quanto superfluo, sempre sospeso tra un simbolismo consunto, un surrealismo vorrei-ma-non-posso e una teatralità da laboratorio di provincia. Rimpiangerete il tempo passato a vederlo. Ci spiace per Paschos, ma di Yorgos Lanthimos non ne nascono tutti i giorni, e qui siamo in direzione diametralmente opposta.
Lucca 2017: in Afterlov la coppia è come una gabbia (recensione)
In concorso al Lucca Film Festival e Europa Cinema una pellicola dalla forte matrice teatrale, incentrata su due ex che si recludono in una villa.