Al Lucca Film Festival e Europa Cinema continuano gli incontri con gli ospiti del festival, e stavolta è il turno del regista e sceneggiatore Jeff Baena, dell’attrice e produttrice Aubrey Plaza (recentemente vista nella serie Legion) e del produttore esecutivo Alessandro Bertolucci, che ci hanno parlato del loro ultimo film, The Little Hours, presentato in apertura dell’ultima edizione del Sundance Film Festival e ora approdato alla kermesse lucchese.
Il film è stato girato nella Valle del Serchio; com’è stato lavorare in Italia?
Baena: È stato meraviglioso! Abbiamo conosciuto luoghi straordinari, sia da un punto di vista storico che naturalistico, abbiamo trovato una grande disponibilità e collaborazione da parte delle istituzioni e un’accoglienza estremamente calda da parte degli abitanti della zona. Ho ancora in mente quella volta in Garfagnana in cui una signora che non parlava una parola di inglese ci invitò da lei a pranzo: John C. Reilly passò tutto il tempo a chiacchierare con lei mettendo alla prova il proprio italiano a dir poco incerto. Comunque lavorare qui è stato fantastico e tutto è andato per il meglio. Anche gli alberi, che sembravano spogli poco prima di girare, si sono riempiti di germogli giusto in tempo per l’inizio delle riprese!
Per The Little Hours vi siete avvalsi anche di maestranze locali vero?
Baena: Sì, mi rendo conto che sia una pratica poco frequente, ma su consiglio del produttore esecutivo Alessandro Bertolucci ci siamo rivolti per buona parte delle riprese di maestranze locali. Sono rimasto colpito non solo dalla grande professionalità e umanità di queste persone, ma anche dal modo in cui la produzione ha giovato di questa collaborazione.
Bertolucci: Generalmente nel caso di grosse produzioni ci si rivolge sempre sul mercato romano; la scelta di assumere oltre 60 giovani professionisti (tra maestranze e manovalanza, ndr) è stata ovviamente accolta molto positivamente dal territorio e ha proposto un modello che, se ripetuto in futuro, potrà garantire una crescita qualitativa e quantitativa del settore audiovisivo toscano.
Aubrey, com’è stato vestire i panni di una suora?
Plaza: In realtà, avendo studiato dalle Orsoline, sono cresciuta tra le suore, pertanto è un contesto di cui già avevo una discreta conoscenza. Ovviamente immergermi da attrice nell’atmosfera monastica mi ha permesso di avere un punto di vista diverso e più completo sulla vita di queste donne. La prima volta che ho indossato l’abito per gli screen test, è stato un momento strano eppure familiare.
Mentre giravi The Little Hours stavi anche girando il pilot di Legion, vero?
Plaza: Per un breve periodo le riprese si sono sovrapposte. Quel che si è rivelato perturbante è stato il lavoro di preparazione per i due ruoli in contemporanea: non potrebbero esserci due personaggi più agli antipodi. Nell’arco della medesima giornata mi ritrovavo a leggere testi sacri per immedesimarmi nella suora e letture intrise di violenza per preparare la parte di Legion. È un miracolo che non abbia avuto crisi di identità!
L’ispirazione per la sceneggiatura viene da Boccaccio. Jeff, vuoi parlarcene?
Baena: Sì, l’ispirazione principale viene dalla vicenda di Masetto da Lamporecchio, raccontata nella prima novella della terza giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio. In America non conosciamo molto i grandi autori del passato – siamo un paese giovane – ma prima di dedicarmi al cinema ho condotto un percorso di studi in storia medievale. Vi lascio immaginare quanto mi sia trovato a mio agio in questo contesto! Lo script però non è un adattamento fedele da Boccaccio: ho voluto prendere alcuni degli elementi a mio avviso più interessanti da tre diverse novelle e fonderli in una storia che funzionasse per il cinema. Devo dire che l’Italia si presta magnificamente per girare una pellicola del genere; spero di aver occasione in futuro di tornare a lavorare nel vostro paese e, perché no, proprio a Lucca.