Il cinema di Cristi Puiu si inserisce a buon diritto nel filone del nuovo cinema romeno. Lui e Mungiu sono andati alla conquista dei grandi festival europei, Berlino e Cannes nello specifico, vincendo anche la palma d’oro con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Il discorso, il “problema” attorno al cinema di questi due maestri romeni non è dissimile al dibattito attorno a Lav Diaz: per quanto la capacità e l’abilità dei due registi non possano essere messe in discussione, le loro pellicole sono estenuanti, sia per la lunghezza che per i temi trattati, per la fissità della camera, i personaggi quasi immobili, i lunghi dialoghi e, nel caso di Puiu, dell’ambientazione chiusa e domestica che alla lunga finisce per sfiancare lo spettatore. Sieranevada, presentato all’ultima edizione di Cannes, è un film che non fa eccezione; il regista romeno gira 179’ di dialoghi, incontri e scontri, dibattiti ed elucubrazione sul suo paese e sull’Europa.
Tre giorni dopo l’attacco terroristico contro gli uffici del settimanale parigino Charlie Hebdo e quaranta giorni dopo la morte di suo padre, Lary, un medico sulla quarantina, è in procinto di passare il sabato in famiglia per commemorare il genitore defunto. L’evento, purtoppo, non va come previsto. Costretto ad affrontare le sue paure e il suo passato e a riconsiderare la sua posizione all’interno della famiglia, Lary verrà portato a raccontare la sua versione della verità.
Puiu parte dalle sue passioni, dalla formazione surreale di Ionesco e dalle profetiche parole plautine nel Anfitrione: “Farò sì che sia una tragicommedia”. La risata proviene sempre da momenti lugubri, tristi; proviene da bugie che i membri della famiglia si dicono tra loro. Noi, come pubblico, grazie alla camera posta dal regista nel corridoio, ci sentiamo sempre come uno spettro o un ospite indesiderato. Ci troviamo nel mezzo di un corridoio e giriamo lo sguardo verso le stanze: il bagno che sembra sempre occupato, la cucina fumosa. Le porte si aprono e chiudono ma non sbattono e tutto sembra essere un sogno o un’illusione. Un incubo, se vogliamo.
A maggior ragione perché la luce muta da una stanza all’altra, restando sospesa fra l’onirico e il realistico. Sieranevada diventa così un film interessante ed estenuante, lungo, pieno, colmo di risate e tristezza, assurdità e momenti surreali. Ma gli incontri familiari, fra diversi parenti che magari non si vedono da un po’, non sono così diversi da ciò ch Puiu porta in scena.
Lucca 2017: la recensione di Sieranevada di Cristi Puiu
Proiettato al Lucca Film Festival e Europa Cinema l'ultimo film di Cristi Puiu, cineasta rumeno presidente della giuria del festival.