Un nuovo inizio, per l’inizio della fine: se dovessimo riassumere in poche, semplici parole, il primo episodio della nuova stagione di Doctor Who, sarebbero queste. L’ultimo capitolo dell’era di Steven Moffat – brillante autore e sceneggiatore, noto al grande pubblico anche per aver contribuito a creare il fortunato Sherlock – si apre con l’arrivo di una nuova companion, Bill, inconsapevolmente destinata a rimpiazzare una Clara Oswald (Jenna Coleman) che pareva insostituibile. La trama è semplice: il Dottore, reduce da uno speciale natalizio in cui faceva i conti col proprio dolore, si ritrova ad insegnare in un’università. Tra i banchi, Bill Potts (Pearl Mackie), giovane e brillante addetta alla mensa, che scappa a seguire le lezioni del bizzarro docente pur non essendo iscritta a nessuna facoltà. A fare da collante, ça va sans dire, gli alieni, anche se questa volta ci troviamo al cospetto di un nemico appena accennato e di poco conto, e a farla da padroni sono i sentimenti. Quelli di Bill – prima companion dichiaratamente lesbica, in un universo che tuttavia aveva già raccontato, in tempi non sospetti, il matrimonio tra Madame Vastra e Jenny – umana fino al midollo, curiosa e impacciata, affascinata da una ragazza con un’iride a forma di stella e perseguitata da un alieno fatto d’acqua; ma anche quelli del Dottore (Peter Capaldi), che siede ad un’improbabile scrivania sulla quale troneggiano una foto di River Song e una di Susan, nipote del Dottore e prima companion della serie classica, e che si trova a spiegare ad una classe di universitari i concetti alla base del TARDIS, senza tuttavia poter rivelare a nessuno chi sia in realtà, né di cosa si occupi. Accanto a lui, come già era successo nello speciale di Natale, Nardole (Matt Lucas), più sarcastico e brillante di come avevamo imparato a conoscerlo, perfetto nel botta e risposta con il Time Lord e impegnato a proteggere un misterioso device nascosto nel cuore dell’ateneo. Una storia semplice e perfettamente bilanciata tra momenti commoventi e attimi di tensione, in un clima che riesce a cullare e, contemporaneamente, a tener sulle spine lo spettatore.
Insomma: elementi nuovi per un’equazione sempre uguale, ma che risulta particolarmente vincente perché, per la prima volta da molto tempo, propone al pubblico un episodio del tutto nuovo, fruibile tanto dall’appassionato quanto dal neofita. Ci sono i viaggi nel tempo e nello spazio, ci sono i giochi di parole ed i dialoghi commoventi, ci sono persino i Dalek, storici nemici del Dottore, tirati in ballo per sconfiggere un antagonista particolarmente insidioso. A tutto si fa cenno (River Song, Susan, persino il main theme di Clara fa capolino al momento più opportuno) ma quello a cui assistiamo pare più un volo di ricognizione, che un’immersione nel profondo. Moffat inaugura il proprio ultimo anno da sceneggiatore e produttore esecutivo di Doctor Who con un piccolo miracolo: riesce a renderci tutti quanti Bill, novellini alle prime armi, stupiti di fronte al Tardis che spalanca le porte e del tutto ignari di quale e quanto dolore ci sia nel cuore del Time Lord. Pearl Mackie regge perfettamente il ruolo di nuova companion, mescolando abiti stravaganti a caratteristiche comuni e normali: Bill lavora, Bill si innamora, Bill ascolta musica e beve birra, Bill boccheggia quando scopre che quella “cucina spaziale”, il Tardis, potrà portarla in giro per il tempo e lo spazio. Per ultimo, ma non da ultimo, Bill si fida del Dottore, diventa allieva laddove Clara era stata, spesso, saccente maestra, permettendo a Peter Capaldi, alla sua ultima stagione come Dodicesimo Dottore, di essere, finalmente, una versione del tutto nuova e convincente. L’era post Matt Smith s’era inaugurata con un Dottore sarcastico, pungente e a tratti spigoloso, restio al compromesso e alla dolcezza, ma nel corso degli episodi abbiamo assistito ad una lenta evoluzione di Capaldi, sempre più appassionato e rock, sofferente ma dolcemente rassegnato all’ineluttabilità del tempo e delle sue conseguenze. Questa decima stagione si apre con un Dottore simile a quello che avevamo incontrato in Rose, il primo episodio mandato in onda nel 2005: curioso, timoroso, appassionato, commosso e desideroso di ripartire.
Il Tardis apre le sue porte per accoglierci in quella che, almeno dalle premesse, pare essere una stagione nuova e vincente. Tutto il tempo e lo spazio: siete pronti per salire a bordo?
Doctor Who 10×01: la première della X stagione, l’ultima per Capaldi (recensione)
La prima puntata della decima stagione della storica serie sci-fi introduce una nuova companion e ci prepara all'ennesima rigenerazione del Dottore.