In tutti i gruppi organizzati che si rispettino (che siano imprese, associazioni, cooperative o addirittura mafie) arriva un momento in cui una fazione cerca di imporre le proprie ragioni, mettendo in discussione lo status quo e in alcuni casi arrivando, con mezzi leciti e non, alla “guerra” per il controllo del potere; persino le istituzioni religiose, che in linea teorica avrebbero il compito di dare ai propri adepti il buon esempio riguardo la convivenza civile, non sono esenti da queste dinamiche (lo scandalo Vatileaks recentemente ha fatto emergere la questione alla luce del sole). Quando Antonio Gramsci parla nei suoi Quaderni del Carcere dell’espressione latina homo homini lupus (per spiegare la natura egoistica dell’uomo), in una nota sottolinea che nel medioevo era in uso la formula “Homo homini lupus, foemina foeminae lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus”: ecco, queste parole sintetizzano alla perfezione il succo della seconda stagione di The Path, la serie della piattaforma di streaming statunitense Hulu con protagonista Aaron Paul (il mitico Jesse di Breaking Bad) incentrata sulle vicende di un gruppo di persone appartenenti ad una setta religiosa molto simile a Scientology.
Il tema centrale di quest’annata è lo scontro, senza esclusione di colpi, tra Eddie Lane e Cal Roberts.
Dopo il cliffhanger della scorsa stagione, Eddie (Aaron Paul) si rende conto di essere il prescelto per la guida del Movimento Meyerista, controllato dal suo acerrimo nemico Cal (Hugh Dancy) e dall’ormai ex moglie Sarah (Michelle Monaghan): il grosso problema è che lui, essendo un Rinnegatore, non fa più parte della setta. All’interno però si insinua più di un dubbio sulla legittimità della leadership (gestita dai due “impostori” in modo spregiudicato), tanto da costringere uno dei decani del movimento, Richard (Clark Middleton), a lavorare dietro le quinte per riportare Eddie, assieme ad un gruppo di Rinnegatori ingiustamente cacciati, all’interno del quartier generale per spodestare Cal ma sarà una transizione molto difficile…
Nonostante qualche spunto interessante, The Path non si conferma ai livelli del suo esordio.
Partiamo dalle cose buone che lo show creato da Jessica Goldberg (in Italia la prima stagione è disponibile su Amazon Prime Video) ha fatto vedere quest’anno: la contrapposizione tra Eddie e Cal è stato certamente il punto di interesse maggiore della stagione, una lotta intestina che ha coinvolto pesantemente la famiglia Lane (Cal è furbo nel far leva soprattutto sul figlio di Eddie, Hawk), lasciando strascichi importanti al suo interno; nel corso delle 13 puntate ci sarà un’escalation di colpi bassi tra i due contendenti che però non tengono conto di un particolare, quello che potremmo definire il Fattore X (qui entra prepotentemente in gioco il personaggio di Sarah). Da una parte abbiamo infatti un predestinato senza capacità di leadership (Eddie) mentre dall’altra un leader naturale senza alcuna legittimazione (Cal): se fosse Sarah invece la persona giusta per la guida del Movimento (lei che avrebbe tutte le carte in regola per essere una guida autorevole)? Questo sviluppo narrativo può essere molto interessante per il futuro dello show così come incuriosisce il ruolo che avrà l’agente infiltrato dell’FBI Abe (Rockmond Dunbar) in questa faida velenosissima. Considerato ciò, lo script purtroppo ha subìto un’involuzione rispetto alla scorsa stagione: se escludiamo i tre protagonisti, non c’è stato uno sviluppo soddisfacente dei personaggi secondari più importanti (a pagarne di più le conseguenze, oltre a Hawk, è il character di Mary) e le new entry non hanno lasciato alcun segno (non si può ingaggiare un ottimo attore come James Remar per utilizzarlo solo negli episodi iniziali); inoltre suscita molta perplessità la scelta da parte della Goldberg e del suo staff di autori di accantonare il vero punto di forza della serie, ovvero l’analisi di ciò che succede all’interno di queste associazioni pseudo-religiose, preferendo un approccio family drama dalle tinte melodrammatiche che sfociano ridicolmente, in alcune scene, nella soap-opera più gretta e dozzinale.
Per Hulu The Path è una risorsa importante perché si tratta di una delle sue serie di punta (non per niente è già stata rinnovata per la terza stagione) ma, di questo passo, se la showrunner non corre ai ripari questo prodotto rischia seriamente di incamminarsi in un sentiero tortuoso che lo condurrà nel territorio infimo della mediocrità.