Nel bel mezzo dei due turni delle elezioni presidenziali francesi, non a caso davvero,esce oggi in sala il nuovo film di Lucas Belvaux, Chez Nous – A Casa Nostra. La storia è quella di Pauline (Èmilie Dequenne), infermiera domiciliare e madre di due figli, che viene scelta come capolista di copertina di un nuovo partito di destra che cerca in questo modo di guadagnarsi credibilità e rispetto. Affascinata dal capo-partito Agnès (Catherine Jacob), donna forte e carismatica, Pauline non si accorge di essere invece pericolosamente vicina ad ambienti e personaggi violenti e di stampo neonazista.
Non è un segreto che la figura di Agnés sia ispirata a quella di Marine Le Pen e che il gruppo politico a cui aderisce Pauline nel film ricalchi fedelmente gli avvenimenti del Front National. Questo non ha infatti aiutato il film in Francia, dove i partiti di destra ed estrema destra lo hanno già attaccato a suon di tweet senza neanche averlo visto. Non è nemmeno un caso che il film sia ambientato nel nord della Francia, dove il regista si trovava per girare il suo precedente film e dove aveva riscontrato un fortissimo e preoccupante appoggio al Front National. Ed è nelle stesse zone che il nuovo partito di Marine Le Pen ha trovato successo dopo il primo turno delle elezioni il passato 23 aprile.
Il film racconta bene non tanto la situazione sociale di quelle zone, quanto invece l’assolutismo di un partito di estrema destra che pone la degenerazione della politica a chiacchiere da bar come punto di forza. Si parla di immigrazione, colonizzazione, sostituzionismo: gli immigrati, anche quelli di seconda e terza generazione, sono venuti per sostituire in massa la popolazione francese. È qui che il patriottismo diventa nazionalismo e il nazionalismo sfocia nel terrorismo. Ed è questo che cerca di fare Belvaux col suo film: condurre lo spettatore che si muove nella storia attraverso l’immedesimazione con Pauline, all’estremo per poi concedergli la rottura e l’allontamento col personaggio. Creare cioè un atteggiamento critico, che non sia di totale trasporto e fiducia, neanche nei confronti di un regista cinematografico. Non a caso infatti la Sinistra francese è completamente assente nel film, a partire dal titolo, dove quella “Casa Nostra” urla totalitarismo e dispotismo. Ma è soprattutto assente nel film, se non fosse per il padre di Pauline, comunista e sindacalista, che, debole e malato come è, rappresenta bene la presenza dei partiti democratici nel Nord della Francia: silenziosi, inavvertibili, innocui. La generalizzazione (dell’Islam soprattutto) come mezzo per la manipolazione del popolo, i messaggi subliminali votati all’indottrinamento politico, sono le Erinni a cui il regista prega di guardare in un paese in cui, dopo i tanti attacchi terroristici, è facile cedere alla vendetta sociale.
Il film in realtà ha il difetto proprio nella protagonista, che nonostante la sensibilità di madre, di figlia premurosa e soprattutto di donna capace, non mostra una motivazione abbastanza forte, un ideale credibile, per cui la sua coscienza critica debba venir fuori.
È chiaro che Lucas Belvaux ha pensato più al pubblico che guarderà il film che alla sua protagonista, persa in un ambiente politico, sociale e culturale di contorno che lei non comprende davvero e che finisce per essere allora il vero protagonista della pellicola. Alla fine il film si rivela essere un buon thriller politico tipicamente europeo e chissà se una diversa data di uscita lo avrebbe reso meno discusso. Ma dopotutto, cosa deve fare il cinema se non raccontare, con mezzi più o meno di finzione, il proprio tempo? A Casa Nostra sarà in sala da giovedì 27 aprile.
A Casa Nostra: in sala la Francia della Le Pen (recensione)
Di Elena Pisa
Un'infermiera domiciliare accetta di fare da capolista per un partito di destra, in un contesto che ricorda da vicino l'attualità politica.