Se dovessimo fare un bilancio del primo semestre 2017 seriale, il network americano che finora ha proposto gli show più interessanti è sicuramente la rete basic cable FX: oltre al cavallo di battaglia The Americans, l’emittente controllata dalla Fox ha proposto due delle novità più rilevanti dell’anno, Legion e Feud (da tenere in considerazione nei prossimi mesi anche Snowfall, un nuovo crime drama che debutterà quest’estate) ma soprattutto, dopo due lunghi anni, riporta sul piccolo schermo Fargo, la serie antologica più importante del panorama televisivo odierno (assieme a True Detective e Black Mirror). La creatura di Noah Hawley è riuscita nel miracolo (non così scontato in partenza) di far “dimenticare” il capolavoro del 1996 dei fratelli Coen riproponendo gli stessi ingredienti e la stessa atmosfera del film senza mai sfigurare nel confronto con l’opera originale (alcuni addirittura si sono spinti a definire il prodotto FX migliore del lungometraggio). Dopo le prime due stagioni acclamate da critica e pubblico (nel 2014, tra le altre cose, vinse l’Emmy come miglior miniserie), anche quest’anno Fargo promette scintille e la première, che qui in Italia andrà in onda l’8 maggio su Sky Atlantic, si è dimostrata all’altezza della sua fama.
Rispetto alla seconda stagione, Fargo torna ad un’ambientazione più contemporanea.
Dopo un breve salto temporale nella Berlino Est del 1988, veniamo catapultati nel 2010 in Minnesota dove troviamo di fronte due fratelli (interpretati da un grande Ewan McGregor) diversissimi tra loro: Ray è un trasandato agente di custodia dalla vita incasinatissima mentre Emmit è un businessman di bella presenza. Se però Emmit ha dei problemi con uno strano individuo di nome Vargas (David Thewlis), Ray ha bisogno di dare un senso alla sua vita e chiede ad un ladruncolo, Maurice (Scoot McNairy), di rubare per lui un oggetto molto prezioso ma il piano miseramente fallisce, mettendo così nei guai l’agente e la sua fidanzata Nikki (Mary Elizabeth Winstead): questo perché le loro strade incroceranno quella di Gloria Burgle (Carrie Coon), il capo della polizia locale.
La première introduce i nuovi, bizzarri personaggi della terza stagione.
Inutile dirlo, Fargo ci è mancata davvero tanto: il suo black humour affilatissimo, le sue vicende ai limiti della follia, i suoi personaggi grotteschi ma profondamente umani sono delle peculiarità introvabili altrove, ecco perché la serie targata FX è un prodotto così straordinario. In questa terza stagione Hawley continua a rappresentare sul piccolo schermo quello che potremmo definire un moderno teatro dell’assurdo, ovvero la messa in scena di situazioni surreali in un contesto solo all’apparenza realistico (ma fino ad un certo punto, basta leggere i giornali ogni giorno per scoprire che Fargo vive e fa parte del nostro DNA). Il primo episodio, scritto e diretto dallo stesso showrunner, non parte in quarta perché come da tradizione ha una funzione introduttiva necessaria per presentare allo spettatore i nuovi personaggi che animeranno i dieci episodi di quest’annata: la poliziotta madre di famiglia Gloria, la dark lady Nikki ma soprattutto i fratelli Stussy, legati tra loro, oltre che dal sangue, da un misterioso debito che Emmit avrebbe nei confronti di Ray (questa contrapposizione sarà probabilmente il punto centrale della stagione). Se vogliamo guardare il pelo nell’uovo, la première fatica un pò ad ingranare (il motivo principale può essere riconducibile alla sua durata, 65 minuti) e, rispetto agli scorsi anni, c’è una minore coralità che potrebbe essere un potenziale tallone d’Achille (gran parte del peso infatti è sulle spalle di un solo attore, cosa mai successa in passato) ma è anche vero che Ewan McGregor è talmente bravo da farci dimenticare questo dettaglio. Per il resto, soprattutto nella seconda parte, la puntata è Fargo al 100%: cast, regia, fotografia, montaggio, colonna sonora (sì, gli americani hanno inserito in una serie televisiva Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano!), tutto è curato fino ai minimi dettagli con la solita altissima qualità che contraddistingue lo show creato da Hawley.
Fargo si confermerà come uno degli prodotti televisivi più importanti in circolazione? E’ ancora presto per dirlo, soprattutto se facciamo il confronto con le prime due stagioni, ma lo showrunner è partito col piede giusto e a colui che è riuscito anche a rivoluzionare il genere supereroistico in TV (è lui l’artefice di Legion) non possiamo non concedere carta bianca.