A Monster Calls – 7 Minuti dopo Mezzanotte, al cinema dal 19 maggio e presentato in anteprima al Future Film Festival, è una sapiente operazione commerciale. Ancora di più, però, è un ammasso di furbe variazioni sul tema: sul “ boy meets monster” alla Spielberg, sull’elaborazione del lutto, sull’alienazione giovanile e sul bullismo, sulla difficoltà di un bambino a vivere con i genitori separati; tutto inscritto nella corrente della “sick literature”, in questo caso “sick cinema”, nella quale una malattia prematura colpisce le persone giovani e indifese. Un canovaccio visto e letto centinaia di volte da cui deriva una sceneggiatura pigra dall’inizio alla fine, in ogni scambio di battute. Eppure, il talento in cabina di regia di J.A. Bayona è nuovamente confermato; lo spagnolo, attualmente impegnato sul set del nuovo Jurassic Park, sembra essersi definitivamente consacrato.
Conor è un ragazzino che vive una vita difficile: sua madre sta morendo di cancro terminale, a scuola è vittima di bullismo e ha una pessima relazione con la nonna e il padre. L’unica cosa che gli dà felicità è il disegno. Una notte Conor viene visitato da un mostro, un’enorme creatura simile a un albero umanoide, venuto per raccontargli tre storie e farsene raccontare una in cambio. Tra il bimbo e la creatura si svilupperà un rapporto unico e fondamentale.
La creatura, quella che sarebbe dovuta essere il centro del film e invece gioca un ruolo da comprimario, è la cosa migliore del film di Bayona. Animata splendidamente in CGI, essa sembra una mostruosa presenza dantesca, che si accende di rosso magmatico e allunga i suoi rami robusti ovunque. È l’ennesima variazione sul tema della pellicola: il GGG diventa un plurisecolare albero che ha visto avvicendarsi regine malvagie, uomini invisibili e speziali. Racconta le storie al giovane protagoniste ed esse si svolgono in contemporanea sullo schermo, animate egregiamente e narrate dalla suadente voce di Liam Neeson, doppiatore della creatura. Sono favole nell’accezione greca del termine; sono storie educative, archetipiche, come quelle di Esopo. Sono l’unico mezzo con cui si può insegnare ad un bambino a capire il mondo, a distinguere il bene dal male, a spingerlo a riflettere sulle persone che ha intorno. In quei momenti A Monster Calls – 7 Minuti dopo Mezzanotte prende la forma che lo spettatore spera, desidera. Mostra il volto tecnologico del cinema, la nuova animazione, le nuove frontiere degli effetti speciali. Nella pellicola il mostro convive con il paesaggio in modo tanto naturale da farci credere che esista davvero.
Questa però, purtroppo, è una parte marginale della storia. In un’ora e quaranta si alternano più che altro sequenze dove il protagonista viene preso di mira dai bulli e spaccati di vita quotidiana fra lui e sua madre malata. Vi è addirittura una sequenza, isolata e chiaramente riempitiva, nella quale il padre torna in Inghilterra dagli Stati Uniti per stare qualche giorno con il figlio; si risolve in niente, il film prosegue. Prosegue mostrandoci il difficile rapporto con la nonna, interpretata da una svogliata Sigourney Weaver, la quale cerca di prendersi cura del nipote con magri risultati. Le scene passano, senza alcun tipo di strazio, mentre lo spettatore comprende sempre cosa succederà, senza che il film lo impedisca. Nel finale, poi, A Monster Calls – 7 Minuti dopo Mezzanotte ci chiede di piangere, ci implora di farlo. Chiede così tanto le lacrime da rischiare di trasformarsi in un film in stile Patch Adams; in un film che forza continuamente la commozione in chi lo guarda.
Siano state le logiche produttive o la pochezze di idee in fase di sceneggiatura importa poco. Il film di Bayona è pigrissimo in quasi tutte le fasi di realizzazione. Si salva il lavoro del regista di Orphanage, gli splendidi effetti speciali e l’animazione ed infine il giovane protagonista, Lewis MacDougall. Da tenere d’occhio in futuro.
FFF17 – A Monster Calls: la recensione in anteprima
L'incontro tra un mostro dalle sembianze di un albero e un bambino nel nuovo film di Bayona, pigro nello script ma dalla realizzazione spettacolare.