Koch Media porta in una curata edizione home video VM14 Kill Your Friends, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di John Niven, qui anche sceneggiatore. La storia è ambientata nel 1997 e racconta le vicende di Steven Stelfox (il Nicholas Hoult di X-Men: Giorni di un futuro passato e Mad Max: Fury Road), un giovane discografico consumato da un’insaziabile ambizione il cui scopo è quello di trovare il prossimo grande successo commerciale, la hit capace di dominare i palinsesti radiofonici e garantire guadagni spropositati alla major per cui lavora. Il mondo di Stelfox è però una giungla di sregolatezza e immoralità, in cui l’avidità, il tradimento, il ricatto, l’abuso sistematico di alcol e droghe pesanti e i party senza limiti scandiscono le giornate come un cartellino farebbe per un normale impiegato. In questo contesto è facile perdere il contatto con la realtà, e così il protagonista si ritroverà a prendere sempre più dimestichezza con la pratica dell’omicidio.
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, i paragoni letterari con l’American Psycho di Bret Easton Ellis (cui Niven è debitore, quanto lo è del pur minore Beigbeder di 99 Francs) sono in realtà relativamente pochi: nel caso di Kill Your Friends infatti le uccisioni non sono un atto rituale e compulsivo, ma semplicemente un metodo sbrigativo e immorale per avere la meglio sui propri colleghi e scalare i vertici aziendali. Quello che invece accomuna il personaggio di Hoult a Patrick Bateman è il mondo ricco e patinato che li circonda, e la volontà indomabile di mantenere alto il proprio status sociale.
La regia del film è di Owen Harris, dietro la macchina da presa in due dei più begli episodi in assoluto dell’acclamata serie Black Mirror (Be Right Back e San Junipero), ma il talento del cineasta e la clamorosa colonna sonora (che vede alternarsi brani di Blur, Oasis, Radiohead, Prodigy e Chemical Brothers) non bastano a nascondere le pecche dello script, che dimostra quanta differenza ci sia tra il saper scrivere un romanzo e il firmare una buona sceneggiatura. Gli eventi attraverso i quali si muove il pur ottimo Hoult infatti sembrano sempre susseguirsi in modo automatico e quasi noioso, mentre lo squilibrio dell’arco narrativo si riverbera nell’assenza di un climax degno di questo nome.
Nonostante ciò, gli spunti sono moltissimi, anche se lo spettatore dovrà andare a cercarli con un buono forzo di spirito critico, dato che il copione non fa nulla per evidenziarli. L’ambientazione temporale della pellicola offre infatti la vera chiave di lettura del racconto, e ci lascia immaginare gli intenti del regista: l’avidità di un discografico alla ricerca di una macchina da soldi e totalmente noncurante dell’arte – anzi, caratterizzato da un fare sprezzante verso la musica come forma espressiva – ben riassume il momento in cui l’industria discografica è cambiata per sempre. Il brit-pop raggiungeva il suo apice, Ok Computer stava uscendo nei negozi proponendo una nuova concezione di musica colta, eppure era in atto il definitivo sorpasso della musica commerciale a danno di quella ‘più onesta’; i cantanti diventavano fenomeni di marketing costruiti a tavolino (molto più di quanto non lo fossero già in passato) e il settore stava vivendo il suo ultimo momento di gloria, prima dell’avvento di massa della musica digitale e del crollo delle vendite di CD.
In conclusione la pellicola di Harris non è certo riuscitissima, ma per la prima volta viene raccontato in modo piuttosto fedele il business musicale in quel dato periodo storico, e in fin dei conti l’omicidio più raggelante compiuto da Steven Stelfox, inteso come rappresentante della categoria dei discografici, è quello meno sanguinolento: è lui che ha ucciso il rock.
Nel blu-ray troverete un backstage, interviste al regista e al cast e il trailer del film.
Kill Your Friends: in blu-ray l’American Psycho dell’industria discografica (recensione)
Il regista di Black Mirror racconta il momento in cui l'industria musicale ha ucciso il rock attraverso le avventure di un discografico assassino.