Modena. È qui che si apre la seconda stagione di Master Of None, la serie di Aziz Ansari che, attraverso lo sguardo di Dev Shah, racconta quella zona grigia di giovani-adulti che ancora non hanno trovato il proprio posto nel mondo.
Già sappiamo come funziona Master Of None: si scivola tra le puntate con leggerezza, pur affrontando tematiche che di leggero non hanno nulla. E allora si parla di amore, carriera, famiglia e amicizia, con uno sguardo sempre attento alle minoranze (molto spesso sono le seconde generazioni, di cui Dev per primo fa parte, ma anche omosessuali e donne).
In questa seconda stagione c’è tanta Italia. L’Italia del cibo e delle colline; l’Italia dei luoghi comuni e di Riccardo Scamarcio; l’Italia a metà tra come se l’immagina un americano che non è mai passato di qui e come se la ricorda un americano che ci è appena stato in vacanza. Bella, profumata, con quel bianco e nero che fa nostalgia (e neorealismo).
Alla fine della prima stagione avevamo lasciato Dev senza lavoro e senza amore; Rachel, infatti, aveva scelto di andare in Giappone per inseguire i propri sogni, un progetto in cui una relazione stabile non rientrava. Durante la pausa tra una stagione e l’altra Dev è andato in Italia, anche lui seguendo una passione, quella per la cucina e, in particolare, per la pasta.
Mangia Dev, mangia tantissimo e mangia benissimo, sempre in buona compagnia. Mangia in Italia (lasagne, ragù, tortellini, formaggi, vini, spritz) e mangia a New York (cupcakes, ramen, barbecue). Non ci si può mettere davanti a una puntata di Master Of None senza avere prima o poi fame, acquolina in bocca o voglia di bacon croccante. Al di là del buon cibo, trasversale a (quasi) tutta la serie, Ansari riesce nel poco spazio dei singoli episodi a trattare tematiche toste come il dramma della solitudine; racconta quanto sia difficile per una ragazza nera e lesbica affermare la propria identità; viaggia attraverso la miriade di match offerti dalle app per incontri, in una sorta di fast food per primi appuntamenti; semina il dubbio che a volte, nei fidanzamenti di vecchia data, i confini tra certezza e routine siano estremamente labili, se non addirittura fraintendibili.
La struttura della stagione contiene episodi molto diversi l’uno dall’altro, tra cui una bellissima puntata dedicata interamente al rapporto tra Dev e la sua migliore amica Denise (perfetta nel ruolo Lena Waithe), ma anche un (poetico e un po’ mélo) nono episodio della durata di un’ora, che serve tutta per entrare in punta di piedi in una dinamica tanto delicata quanto drammatica. C’è anche spazio per una puntata in cui Dev quasi non compare sullo schermo.
Al cast si è aggiunta una buona dose di Italia: in primis Alessandra Mastronardi (nei panni di Francesca) e Riccardo Scamarcio, ma c’è spazio anche per un cammeo di Paolo Sassanelli (Oscar, di Un medico in famiglia). La Mastronardi non è nuova a set internazionali, ha lavorato anche con Woody Allen in To Rome With Love. Per lei Ansari ha scritto un bel personaggio, affidandole un ruolo che con l’incedere delle puntate conquista sempre più spazio. E lo fa, tra l’altro, con un’interpretazione che convince anche i più scettici: sa più inglese di quanto uno spettatore un po’ acido possa aspettarsi, e si percepisce un buon feeling tra lei e Aziz.
Questa seconda stagione di Master Of None, a mio avviso, supera le aspettative. Troviamo un Aziz Ansari cresciuto sia nel proprio personaggio sia come sceneggiatore, perché le gag che hanno caratterizzato le puntate del 2015 si sono trasformate in sorrisi, talvolta amari, che si inseriscono sempre meglio nella fluidità della narrazione. Le puntate girate in Italia, a un primo sguardo, possono sembrare piene di cliché: le mamme parlano dalla finestra, gli uomini indossano la coppola, i bambini sono in canottiera e calzoni corti, il ragù si assaggia direttamente dalla pentola, e le strade si solcano con la Vespa rossa o con la Fiat 500. Ma basta proseguire col racconto per capire che tutto fa parte dell’ironia con cui Ansari sceglie di trattare il tema del pregiudizio.
Anche perché Ansari, prima di girare in Italia, ha davvero vissuto a Modena per un po’ di tempo. Davvero ha imparato a fare la pasta con delle signore che non avevano idea di chi lui fosse. Davvero un giorno, una di loro, lo ha raggiunto con sospetto chiedendogli come mai avesse più di due milioni di follower su instagram. Ancora una volta Aziz Ansari ha dimostrato di essere un artista eclettico e intelligente, che sa come alleggerire il racconto di una delle cose più difficili da fare: capire che differenza c’è, se c’è, tra essere felici e accontentarsi. Quando esce la terza stagione?
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