Desconocido – Resa dei conti usciva nelle sale italiane nella primavera 2016 dopo essere stato presentato nel 2015 alle Giornate degli autori a Venezia 72. Dopo due anni dall’esordio in Laguna il film spagnolo esce in home video con Koch Media e a (ri)guardarlo sembra non aver smarrito quel quid di adrenalinico con cui si era presentato. Non è che la pellicola spagnola sia mai stata un portento della natura ma ha avuto il pregio (cosa che peraltro conserva) di essere stata confezionata più che dignitosamente una volta tanto non da Hollywood ma da un giovane regista europeo, con uno script originale di un altro sceneggiatore europeo il quale, prima di farci viaggiare per un’intera giornata a bordo dell’auto più pericolosa del mondo, si è guardato intorno e ha trovato un incipit sensato, coerente e credibile con la realtà. Regista è lo spagnolo Dani de la Torre (classe 1975) e sceneggiatore l’italiano Alberto Marini (classe 1972).
Il vero pregio di Desconocido è quello di aver rinunciato ad effetti speciali mirabolanti ma di aver curato tecniche di ripresa martellanti, cosa che peraltro gli è valsa in patria la conquista di un Goya per il montaggio. Il regista non aveva nelle mani una scrittura potentissima, questo va detto, ma la pellicola, pur non essendo un’icona nel suo genere, non si è lasciata intimidire e ha osato quel tanto che basta da tenere lo spettatore in apnea per gran parte della visione.
Carlos (Luis Tosar) è un dirigente di banca che sta sacrificando la sua vita familiare per puntare tutto sulla carriera. Una mattina la moglie Marta (Goya Toledo) ha un impegno e gli chiede se per una volta può accompagnare a scuola i figli Marcos (Marco Sanz) e Sara (Paula del Rio). Durante il percorso riceve una telefonata da un numero sconosciuto e un uomo (Javier Gutiérrez) gli comunica di aver piazzato dell’esplosivo sotto i sedili e che se lui o i suoi figli si alzeranno l’auto esploderà. Se Carlos vuole evitare tutto ciò dovrà pagare un riscatto. Inizia così un’odissea in lungo e in largo per la città dove il bancario, costretto a infrangere platealmente più volte il codice della strada e a mettersi in contatto con la banca per cercare di trasferire i suoi soldi sul conto corrente del ricattatore, viene braccato anche dalla polizia che per buona parte del tempo crede di essere in presenza di un padre che ha preso in ostaggio i propri figli. Soltanto un’artificiera, Belén (Elvira Minguez) capirà cosa sta accadendo e, scontrandosi con il comandante della polizia, lo aiuterà in qualche modo a gestire la situazione fino all’epilogo. Durante questo macabro tour emergeranno storie inconfessabili di titoli finanziari tossici e relazioni familiari da riannodare.
Di carne al fuoco ce n’è tanta e quasi sempre è più arrosto che fumo. Le dolenti note si intravedono in qualche forzatura nello script dove, contrariamente a Bed Time di Jaume Belaguerò (2012), Alberto Marini sottovaluta troppo, e quindi non approfondisce abbastanza, qualche figura pur molto interessante dello script, come quelle di Marta e di Belén le cui storie e caratterizzazioni avrebbero aggiunto empatia con i protagonisti, Carlos e i figli, e quindi aggiunto carica emotiva, partecipazione e un pieno di brividi. Alla fine ci si trova comunque davanti a una gran bella idea e ad un buon film in cui la maggior parte delle domande riceveranno una risposta e una soluzione, altre invece no. Tra queste, soprattutto: se a chiamare al telefono è un numero sconosciuto è meglio rispondere o soprassedere?
Desconocido: arriva in blu-ray il thriller spagnolo vincitore ai Goya
Dani de la Torre firma una pellicola ad alta tensione e dal ritmo incalzante in cui un uomo comune si trova proiettato in un incubo inaspettato.