La terza stagione di Mozart in the jungle parte disorientando subito lo spettatore. Rodrigo si trova a Venezia, dove lo vediamo parlare con Christian De Sica, il quale, con un accento che dovrebbe essere comico ma tende a non fare ridere, lo intima di non fare l’amore con “lei”. Ci chiediamo subito chi sia “lei”: è “la fiamma”, una leggendaria cantante lirica italiana interpretata da Monica Bellucci, al contempo femme fatale e insopportabile snob. In un meraviglioso palazzo nobile veneziano comincia ad intrecciarsi la trama della nuova e divertente stagione dello show prodotto da Amazon.
La prima grande notizia ha a che fare proprio con l’attrice nostrana. L’avevamo vista in grande forma in Sulla Via lattea di Emir Kusturica e la ritroviamo in uno stato analogo. La Bellucci interpreta una parodia, una snob ridicola che non avrebbe sfigurato in un film di Woody Allen, piena tanto di talento quanto di fisime e assurde pretese legate alla sua statura artistica. Sarà così allora che la vedremo impegnata in strani rituali per scaldare la voce, scomparire, tornare, trattare male i collaboratori. In tutto questo però, Rodrigo ha bisogno di lei per il suo spettacolo, uno show monumentale che è stato chiamato a dirigere nel capoluogo veneto. All’esuberanza del personaggio della Bellucci, infatti, si aggiunge quella di Rodrigo, “spirito libero” per eccellenza, alla ricerca di un ispirazione che è da trovarsi nelle calli e nei canali di Venezia e nel progressivo invaghimento nei confronti de “la fiamma”. Mozart in the jungle, dunque, nelle prima puntate, ci racconta il processo di creazione di uno show, sostenuto dalla sinergia di due menti creative e folli. Il risultato sarà una creazione ambiziosa, monumentale e al limiti dell’irrealistico. Un sorta di spettacolo itinerante, portato attraverso la laguna veneziana e trasmesso in mondovisione.
I “companeros” di Rodrigo (ovvero la New York symphony orchestra) sono invece ancora impegnati nello sciopero che rischia di compromettere l’intera stagione musicale. I soldi mancano, le offerte languono e l’orchestra è ferma. In questo frangente Mozart in the jungle arriva a trattare un tema che nelle precedenti stagioni aveva appena sfiorato: la tecnologia, il tema caldo per eccellenza. L’abbiamo vista declinata in tutti gli aspetti della vita quotidiana con Black Mirror, la affrontano le pellicole distopiche, ne discutono e ne hanno discusso in questi giorni i protagonisti della settantesima edizione del festival di Cannes. Eppure nessuno, ad eccezione di Chazelle in La La Land, l’aveva affrontata dal punto di vista musicale. Infatti, dove sta andando la musica classica? Che fine faranno Mozart, Bach, Schubert e Chopin? Soprattutto, come si pongono i musicisti classici dinnanzi alla più naturale evoluzione di questo genere: la musica elettronica? Pochi anni fa due produttori elettronici, Vegas e Mike, ebbero uno straordinario successo con Phat Brahms, sorta di remix/rivisitazione di un famoso pezzo del compositore tedesco.
Addirittura Thomas, l’ex direttore d’orchestra che sta lavorando ad una sinfonia personale, è in prima persona impegnato nella produzione di un pezzo elettronico. Affida la sua sinfonia ad Hailey, la quale la trasforma, inserisce strumenti slegati dalla tradizione classica, cerca di affidarsi ad un nuovo suono che è la commistione tra passato e futuro. Gli autori lasciano scegliere al pubblico, non schierandosi né con i conservatori né con gli innovatori; siamo noi spettatori a dover prendere una posizione.
Tutta la serie, fatta eccezione per l’episodio del documentario, delizioso “filler” che ricorda La mosca di Breaking bad, è imperniata attorno al tema della tecnologia. Come si può stupire attraverso la musica classica? Che genere di rappresentazione, di conduzione musicale porta all’innovazione di note che vengono suonate da centinaia di anni? Interrogativi che potrebbero trovare risposte nella già confermata quarta stagione.
Resta però un dubbio: che cosa serve a Mozart in the jungle per fare il salto di qualità definitivo, quello che potrebbe farla finalmente diventare una serie di punta? Nonostante i grandi nomi alla sceneggiatura (Jason Schwartzman, Roman Coppola, Paul Weitz, Alex Timbers) il prodotto Amazon non è ancora riuscito a diventare una serie popolare. Rimane comunque un appuntamento divertente, piacevole, recitato da grandi interpreti e girati con cura; capace per la sua brevità di essere poco impegnativo e ampiamente rilassante.
Mozart In The Jungle: la recensione della terza stagione
La terza stagione della serie ambientata nel mondo della musica classica funziona meravigliosamente e ospita talenti italiani come la Bellucci o De Sica.