Fiaba dark, romanzo di formazione, thriller: partendo da un articolo del New York Times che parlava della tratta di bambini assini in Colombia, Partisan, ora in una curata edizione home video targata Koch Media, coniuga con successo una molteplicità di generi e riesce a coinvolgere lo spettatore nonostante le ambiziose promesse. Privo di riferimenti spazio-temporali, Partisan pone al centro due figure: quella di Gregori (Vincent Cassel), capo di una famiglia ideale con tante donne e tanti bambini, e l’undicenne Alexander (Jeremy Chabriel), suo primogenito. Gregori è il leader di una comunità che vive in modo autonomo, senza bisogno del mondo esterno se non per fare soldi, e in cui i bambini sono cresciuti tra karaoke, orto e omicidi a sangue freddo. Venerato come una divinità, Gregori dovrà fare i conti con la ricerca di consapevolezza del suo pupillo Alex.
Un debutto al lungometraggio più che positivo per Ariel Kleiman, che presenta allo spettatore un mondo claustrofobico e disturbante, lontano dalla società organizzata che viene vista come un male e che va combattuta. Una comunità comparabile ad una prigione in cui i personaggi sono intrappolati emotivamente e fisicamente, in cui i bambini sono posizionati al centro di un universo adulto violento. Il grado di autorevolezza di Gregori è ben sottolineato in un lungo monologo in cui elenca le sue virtù da leader; un patriarca misterioso, arrabbiato con il mondo intero e magistralmente interpretato da Cassel: l’attore francese sforna una performance potente ed ambigua (ben oltre il Joseph di Sheitan), alternando cattiveria e tenerezza nel trasferire ai suoi figli il proprio credo. Di altissimo livello anche la performance del giovanissimo Jeremy Chabriel con il suo Alexander, un undicenne vulnerabile ma determinato ad opporsi alla ‘dittatura’ di Gregori.
Oltre alle prove dei due protagonisti, da sottolineare il ritmo incalzante del film e un’ambientazione originale, ricercata ed ideale per il microcosmo rappresentato. Inquadrature in linea con gli stati d’animo dei personaggi (campi lunghi e primissimi piani dosati con estremo equilibrio), mentre meritano una menzione particolare la fotografia, premiata al Sundance, e le musiche, affidate a Daniel Lopatin: una delle scene più belle ed intense di Partisan vede Alexander, accompagnato da una bambina, cantare The hardest thing to do, uno straordinario brano realizzato appositamente per il film che, anche grazie ai movimenti di macchina di Kleiman e alla naturalezza dei personaggi, non lascia indifferente lo spettatore.
Partisan: arriva in blu-ray il disturbante thriller con Vincent Cassel (recensione)
La star francese è protagonista di una storia inusuale – ispirati a fatti realmente accaduti – incentrata su bambini omicidi. Ora in home video.