Joe Denton (Nikolaj Coster-Waldau) è un ex poliziotto corrotto appena uscito di galera dopo sei anni di reclusione. Tutto quello che vuole è tornare alla normalità, lasciarsi dietro i suoi piccoli crimini e incontrare di nuovo le due figlie che sono state date in affidamento esclusivo alla moglie. Ma a causa di un passato che non si dimentica di lui, come un Re Mida all’inverso, tutto ciò che Joe tocca muore o finisce per ferirsi pericolosamente.
Evan Katz porta sullo schermo Small Crimes, trasposizione dell’omonimo romanzo di Dave Zeltserman pubblicato nel 2008 e giudicato dal Washington Post uno dei migliori libri di quell’anno, cui però dubitiamo fortemente il film distribuito da Netflix abbia reso giustizia. La regia di Kats è senza slanci, se non completamente insignificante; la fotografia fredda e grigia che ben si adatta ai crime movie che tanto hanno fatto la fortuna di Hollywood negli anni Settanta, qui non fa altro che sottolineare la piattezza dell’immagine e la monotonia della vicenda; lo script è, più di ogni altro elemento, il difetto più grande del film. Scritta dallo stesso Kats insieme a Macon Blair, la sceneggiatura pecca di poca chiarezza laddove gli eventi passati vengono appena accennati o addirittura dati per scontati, come se lo spettatore dovesse già conoscerli o almeno intuirli grazie alle tracce lasciate durante l’inizio del film. In realtà queste tracce non esistono, o si perdono tra il marasma di personaggi che vengono buttati dentro la scena senza però avere le giuste coordinate per muoversi e sviluppare così la storia in tutta la sua pienezza. I piccoli crimini di cui si è macchiato Joe ci vengono rivelati talmente tanto in ritardo che ormai non abbiamo più l’interesse di conoscerli, mentre invece cerchiamo di capire come lo stesso Joe possa uscire dallo stesso giro criminale che lo ha portato in galera. Ma anche qui, la sceneggiatura non ci viene incontro, rovinando tutto quello che di buono potrebbe esserci nella caratterizzazione del protagonista: un bugiardo recidivo, ex alcolizzato e amante delle droghe, che la sera stessa in cui esce di galera, si ubriaca nel bar della piccola città dove tutti conoscono i suoi misfatti, veramente cerca la redenzione? Non c’è nulla in lui che ci possa far credere che sia solo un maledetto dal destino, né è presente nel film una qualsiasi riflessione sulla natura umana che possa dare una giustificazione, anche forzata, sugli eventi privi di motivazione che muovono il film.
Come ormai abbiamo capito, Netflix ha un particolare talento nel promuovere i suoi prodotti, ma quel Joe che vediamo nel trailer, ironico, violento, sfortunato in modo esilarante, non è affatto quello del film, così come non c’è traccia di quel dark humour che tanto avrebbe risollevato un film pieno di cliché, personaggi stereotipati e situazioni ridondanti.
Non può risollevare la situazione neanche il nostro buon Nikolaj che, messo momentaneamente da parte il suo Jaime Lannister, salta continuamente tra poli opposti di qualità recitativa: ora in piena parte, disperato e ambiguo, ora senza le giuste pause drammatiche o comiche che siano, rende evidente la noia che permea tutta la pellicola. Nemmeno la candidata agli Oscar Jacki Weaver e Robert Forster nei panni dei genitori dei protagonisti può riuscire a dare credito al film di Evan Kats. La mancanza di originalità è senza ombra di dubbio la colpa che non riusciremo mai a perdonare a una piattaforma come Netflix. Speriamo sia l’ultima eccezione.
Small Crimes: un nuovo crime-drama direct-to-Netflix (recensione)
Di Elena Pisa
Il Jaime Lannister di Game of Thrones è protagonista di un dramma criminale decisamente dimenticabile.